Espulsa la «bimba P2»? Deciderà l'Alta Corte

Il caso di Stefania Bruna sarà esaminato domani Il caso di Stefania Bruna sarà esaminato domani Espulsa la «bimba P2»? Deciderà l'Alta Corte La neonata, fatta entrare illegittimamente in Italia nel 1980 da una coppia veneziana, era stata chiesta dal governo dell'Uruguay in cambio dei diari di Licio Gelii ROMA — Sarà la Corte Costituzionale a decidere la sorte di Stefania Bruna, la piccola di 5 anni e mezzo, meglio nota come la - bimba P2- per essersi trovata — a sua insaputa — al centro della trattativa per la restituzione dall'Uruguay del dossier di Lido Gelli. n suo drammatico caso sarà esaminato domani durante la pubblica udienza a Palazzo della Consulta. L'Alta Corte dovrà rispondere a questo interrogativo, sottopostole un anno fa dalle sezioni unite civili della Cassazione: spettava esclusivamente alla magistratura uruguaiana occuparsi della vicenda di Stefania Bruno che — dopo essere stata portata illegalmente nel nostro Paese da una coppia veneziana — è tuttora contesa dalla madre naturale Ana Diazul Noguelra e dai genovesi coniugi affidatari Vera e Giacomo Tanzl, con I quali vive dal 1982 e che considera ormai 1 suol veri genitori? Se la risposta sarà affermativa la bambina dovrà lasciare per sempre l'Italia còme un pacco postale. Non sarebbe però la soluzione ideale anche perché la bambina è già grande e potrebbe subire un grave trauma psichico se fosse allontanata forzatamente da Genova. I tempi lunghi della nostra giutizia potrebbero comunque consentire la definitiva permanenza della bimba in casa Tanzl. La sua odissea giudiziaria ha commosso l'opinione pubblica. Basti pensare che l'incartamento processuale è più alto di Stefania Bruna e che una dozzina di sentenze emesse complessivamente da una cinquantina di magistrati non sono ancora riuscite a risolvere questo caso. La vicenda della piccola uruguaiana non solo è finita in Parlamento a seguito di interrogazioni di alcuni deputati, ma ha fatto anche registrare divergenze di vedute all'interno del governo. Infatti mentre il ministro dell'Interno Scalfaro — d'accordo col presidente del Consiglio Bettino Craxi — aveva acconsentito al rimpatrio di Stefania Bruno, 11 ministro degli Esteri Andreotti si era invece rifiutato di firmare il decreto di espulsione dal nostro Paese in attesa della definitiva pronunzia della Cassazione. La mancata riconsegna della bambina alle autorità sudamericane provocò addirittura nel 1983 il ritiro dell'ambasciatore uruguaiano a Roma. Tuttavia, dopo U viaggio effettuato da Craxi lo scorso anno in Uruguay e lo scioglimento del governo dei militari — in seguito al trionfo elettorale di Julio Maria Sanguinetti — i rapporti diplomatici tra 1 due Paesi si sono completamente ristabiliti. Per di più — secondo le ultime informazioni — sembra che gli schedari e i diari di Licio Gélli siano spariti in Uruguay cosicché non sarebbe ormai più possibile l'eventuale sconcertante baratto con Stefania Bruna. Questi i fatti. Tutto è cominciato nell'ottobre '80 quando, dopo la nascita in Uruguay, la piccola Stefania Bruna viene affidata da sua madre Ana Diazul Nogueira ai coniugi italiani Fabio e Flavia Pavan. Tornata nel nostro Paese la coppia registra la neonata come figlia legittima all'anagrafe di Jesolo (Venezia). Ma l'ufficiale di stato civile si insospettisce, anche in considerazione dell'età dei coniugi Pavan (50 anni lui. 44 anni lei) e scopre cosi le vere generalità della piccola. Il tribunale per 1 minorenni di Venezia denuncia cosi i due falsi genitori alla procura della Repubblica per il reato di alterazione di stato (la signora Flavia Pavan risulta persino sterile) e dispone l'allontanamento della bambina da Jesolo. All'età di circa un anno Stefania Bruna viene quindi affidata al coniugi genovesi Giacomo e Vera Tani, che da tempo erano in lista d'attesa per adottare un bambino ed avevano tutte le carte In regola. La piccola, superato il trauma del distacco dalla fa¬ la demilitarizzazione miglia veneziana, si inserise perfettamente nel nuovo nucleo familiare chiamando «mamma» e «papà» 1 coniugi Tanzl con i quali Instaura un intenso rapporto affettivo. Ma ormai, prima il governo uruguaiano con iniziative diplomatiche e giudiziarie, poi la madre naturale Ana Diazul Nogueira, iniziano una vera e propria battaglia giudiziaria per far tornare la bambina In Sudamerica. Dopo una serie di altalenanti, decisioni la corte d'appello di Venezia decide di dichiarare la nullità della procedura di adozione, cosicché la bimba deve essere strappata alla coppia genovese con cui vive da tempo. Contro questa decisione i coniugi Tanzi ricorrono in Cassazione, lamentando, tra l'altro, -l'irresponsabilità delle autorità uruguaiane che hanno deciso di restituire la bambina ad una madre che l'ha rifiutata al momento della nascita e che l'ha riconosciuta dopo addirittura 28 mesi e solo a seguito delle pressioni del governo del suo Paese-. Le sezioni unite della Suprema Corte, pur non pronunciandosi definitivamente sulla vicenda, sollevano eccezione di incostituzionalità dell'articolo 76 della legge sulle adozioni del 1983, nella parte in cui esclude l'applicabilità della nuova disciplina sull'adozione dei minori stranieri alle procedure «in corso» al momento dell'entrata in vigore della legge stessa. Risulterebbe violato il principio di uguaglianza. La parola è ora alla Corte Costituzionale. L'Avvocatura generale dello Stato, costituitasi per conto della presidenza del Consiglio, ha chiesto che l'eccezione sia respinta e che la piccola Stefania Bruna torni quindi in Uruguay. Di parere diametralmente opposti si sono invece dichiarati 1 coniugi Tanzi che hanno sol lecitato l'incostituzionalità della norma, ciò determinerebbe là» TpèYmanéiizà' '■ della bimba nella loro casa di Genova. Il verdetto si conoscerà entro un paio di mesi. Pierluigi Franz Vicino a Brescia