Corrado Pani: amo la vita comoda

INTERVISTA / La parola al «bel tenebroso» del nostro teatro INTERVISTA / La parola al «bel tenebroso» del nostro teatro Corrado Pani: amo la vita comoda Rallino H suo ideale sarebbe dì lavorare solamente sei mesi l'anno - La televisione è il vero veicolo che porta al successo Chi Immaginerebbe che la sua voce è stata quella di Gesù? : lui U tenebroso, il rabbioso, il nichilista, l'impostore, il demone, 11 play-boy, secondo alcuni del personaggi della lunga carriera teatrale, cinematografica, televisiva e radiofonica? Perché Corrado Pani, in una delle sue prime interpretazioni, è stato appunto Gesù in audio per la Radio Vaticana. Col tempo, più fosco, più luclferino, più sofferto, con una di quelle facce che sembrano segnate da un destino diabolico e quindi più adatte a sostenere ruoli tempestosi e amari. L'ultimo suo personaggio è quello di Mario Samagli in Una burla riuscita, un adattamento teatrale di Kezich da un racconto di Italo Svevo. Pani, che ne è del progetto di portare in scena «IL VITTORIALE DEGLI ITALIANI» al Teatro Stabile di Torino? «Tutto è fermo, non so perché ma l'allestimento viene rimandato di anno in anno. Forse non si vuole rischiare sulla novità... Magari chissà, un giorno si decìderanno...». Lei un giorno ha detto che, per sua scelta, non vuole lavorare molto.» La pensa ancora allo stesso modo? «Ho sempre pensato che lavorare intensamente sei mesi all'anno sia più che sufficien¬ la scena, poi avere una salute di ferro e quindi avere buona memoria... Insomma Stanislawsky con le sue teorie io lo metterei proprio da parte». Tuttavia lei in qualche modo ha sempre interpretato ruoli che erano molto vicini al suo reale carattere— •A volte può esserci stata questa coincidenza, perché in effetti la maggior parte dei personaggi che mi sono trovato ad impersonare avevano più a meno una dose di rabbia e una dose di malinconia Da come parla si direbbe che lei sia diventato attore per caso, che da ragazzo non sognava di calcare le scene. «Proprio cosi. Io pensavo, speravo di diventare campione di rugby mentre mio padre, che era colonnello dei carabinieri, pensava di fare di me un militare. Invece è andata cosi: Squarzina mi notò e mi fece debuttare come attore-ragazzo in The e simpatia, principalmente perché c'era una scazzottata in scena e potevo farla bene...». C'è molta ironia in quel che dice, eppure non è un attore umoristico. «Non sulla scena, forse, ma tutta la mia vita ho cercato di affrontarla con molta ironia, perché nella vita se non si prende tutto con ironia ed umorismo, be' allora è una ben triste esistenza». Lamberto Antonelli quel momento, vivendo intensamente la vicenda? «No, ritengo che un attore non debba troppo immedesimarsi nel personaggio. Secondo me un attore è uno che fa una parte, non uno che vive interamente quella parte .. Non uno che «è» quel ruolo ma uno che «fa» quel ruolo. Non deve essere Amleto, Platonov, Duroy, o Mario Samigli che interpreto adesso, ma uno che di volta in volta fa ora l'uno ora l'altro...». Se non deve avere la capacità o la volontà di «entrare» nel personaggio allora quali sono secondo lei, I requisiti necessari per fare l'attore? «Per fare bene il mestiere di attore bisogna innanzi tutto avere la capacità di tenere te. E ritengo che in via generale sia un concetto ancora valido». E gli altri sei mesi cosa fa? «Li vivo, mi occupo di altre cose, mi informo, mi documento, cerco di conoscere il mondo. Stare sul palcoscenico mi piace, è importante, ma è importante anche vivere e soprattutto stabilire contatti con altre realtà». Lei ha fatto cinema, teatro, televisione, qual è fra questi il genere che preferisce? «Dovrei dire ciò che tutti gli attori rispondono a domande del genere: il teatro, perché ho contatto col pubblico, quel contatto immediato che ti fa capire più cose di qualunque scuola o accademia. Rischio di ripetermi, perché è proprio cosi... Di ci¬ nema ne ho fatto quando con il cinema si guadagnava di più e c'era più spazio, ma è con la televisione che raggiungi la popolarità, specie quando non c'erano molte scelte, cioè quando non imperversavano le private e la gente era quasi costretta a vederti...». Vuol dire che la televisione non crea più la popolarità come una volta? •E' ovvio che no. Oggi devi stregare lo spettatore che se ne sta col telecomando in mano. Se non fai qualcosa di veramente straordinario quello schiaccia il pulsante e tu sparisci per lui Ma lei com'è? E' uno di quegli attori che si immedesimano nel personaggio che stanno rappresentando in

Persone citate: Corrado Pani, Gesù, Italo Svevo, Kezich, Lamberto Antonelli, Mario Samagli, Mario Samigli, Platonov, Squarzina

Luoghi citati: Torino