Pianeta pci, dtove porta la tua rotta?

Chiuso il congresso di Firenze: il partito e il suo futuro visti dall'interno e da fuori Chiuso il congresso di Firenze: il partito e il suo futuro visti dall'interno e da fuori Pianeta pei, dtove parta la tua rottaf Colletti: «I colonnelli rossi non capiscono la società» Spriano: «Turati, Gramsci, Togliatti e un elemento di sorpresa sulVArno» - ROMA — Il rosso tende al rosa. 11 martello sembra meno pesante, la falce meno tagliente. Natta prende il timone e punta, con prudenza, ai nuovi lidi del riformismo. La nave comunista va. E cerca di spiegare le vele. Come sarà il vento? Come reagirà l'equipaggio? Dal 17° congresso è venuta una correzione di rotta. Che cosa indica la bussola del più forte partito comunista dell'Occidente? Quando apparirà all'orizzonte la spiaggia tanto ambita e tanto cercata, il governo? Natta scruta l'orizzonte. Battuto l'anno scorso al referendum sulla scala mobile e arretrato nelle elezioni amministrative, il pei ha convocato un congresso straordinario per scrollarsi di dosso il vecchio e puntare al nuovo. C'è riuscito? Sul diario di bordo sono indicati programmi e obiettivi: un più stretto rappporto con le socialdemocrazie europee, go Verno di programma, mano tesa ai socialisti considerati ora come l'interlocutore privilegiato. La meta finale è l'alternativa di sinistra. Quando con quali forze, con quali programmi? , A dare una cliiave di lettura del 17° congresso comunista appena concluso, è uno fra più noti studiosi del manti smo. Lucio Colletti, politologo e, professore all'Università di Roma. Quale pei esce da questo congresso: un partito più nuovo, o ancora più uguale a se stesso? "// congresso ha confermato ciò che già si sapeva. Nel convivono oggi due anime: tuia è ormai socialdemocratica alieno UtolKSìi'àTlra, invece,'biella s'fc stanza, ancora marxista e rivoluzionaria. La prima intende migliorare, riformare, correggere questa società, senza però rimet terne in discussione i cardini: né le basi economiche (il mercato, il capitalismo), né le istituzioni politiche liberal-democratiche < neppure, infine, l'adesione all'Occidente e l'appartenenza alla S'alo. La seconda, invece, prò getta la fuoruscita dal capitali smo e la creazione di una società radicalmente diversa, di di cui però, a causa del fallimento del modello sovietico, non riesce a indicare, in concreto, né i caratteri né i lineamenti. «La sinistra vorrebbe naturalmente anche l'uscita dell'Ita Ha dalla Nato. Il centro, cioè Natta e il gruppo degli ex berlingueriani, rappresenta il tenta livo di conciliare queste due po sizioni contrapposte in nome dell'unità del partito. Ma, poiché le due anime sono radi talmente diverse, la conciliazio ne può essere solo verbale, ap parente, compromissoria. Il dramma è questo: se scegliesse il pei si dividerebbe; se resta in vece unito, deve pagare il prezzo di non darsi una politica effetti va. Il governo di programma in curna questa condizione di pa ralisi e immobilismo'). L'alleanza fra Natta e Napolitano, il centro e la destra, porterà il pei al governo? «Non c'è prospettiva di un ingresso né a breve, né a media scadenza, del pei al governo. L'alternativa, cioè l'alleanza col partito socialista, è oggi impos sibile (a parte il fatto che, se si realizzasse, essa non avrebbe numeri per governare). In un articolo su /'Avanti! alla vigilia del congresso. Craxi ha indicato con chiarezza le ragioni di prin àpio che tuttora dividono i due partiti. Il psi ha scelto l'Occi dente ed è un partito aperta mente riformista; il pei invece ancora nell'ambiguità e rifiuta tuttora, come ha ribadito Natta, una scelta di campo». II pei insiste nel governo di programma. De Mita, che ora ha preso il posto di Craxi negli attacchi del pei, ribatte che i comunisti si debbono dare un programma di govèrno. Ce l'ha il pei un programma ài governo? «Il pei non può avere un con creto programma di governo per le ragioni già dette. Un prò gramma che riflettesse le idee di Lama o di Napolitano sarebbe inaccettabile alla sinistra in graiana e viceversa. E' vero che Ingfao è abbastanza isolato. dlag Ma questa è più un'apparenza he la realtà. Dopo la rottura della solidarietà nazionale, Berlinguer spostò l'asse del partito alleando il centro burocratico la sinistra ingraiana. I «giovani colonnelli» che Berlinguer chiamò attorno a sé a diriere il pei, provenivano tutti dalla'sinistra. Ora, è vero che oggi il centro si è di nuovo spostato, concludendo un'alleanza sotto banco con parte della destra. Ma il cosiddetto ricambio generazionale che il congresso ha sancito, mette la gestione del partito ancor più nelle mani di quei «giovani colonnelli», i quali tutto sono fuorché socialdemocratici e amici del parlilo socialista». Il pei vuole governare la società liberale. Quanto c'è di liberale, oggi, in questo partito? «Il centralismo democratico è ormai in crisi. Bisogna dare atto al pei che il confronto delle posizioni è stato oggi più aperto e visibile. Un po' di mentalità liberale ha quindi fatto breccia. Tuttavia la cultura che domina tuttora il partilo è quella vec chia, e si tratta di una forma mentis assolutamente arcaica. Ciò vale in particolare (e può sembrare un paradosso), per i giovani dirigenti che oggi stanno per salire sul ponte di co mando. «Non v'è nulla nelle loro teste che li metta in grado di capire il nuovo che fermenta nella società italiana. La loro cultura è d'apparato: burocratica e ideologica, cioè quanto di più vecchio si possa immaginare. Il pei oggi dinanzi a un dilemma. Se resta quello che è, cioè un partito comunista, è-itn dinosath ro destinato prima Q. fifliicl^e'Stmzién^no/epmrà^fugjire'al destino del partito francese e di quello spagnolo. Se si trasforma radicalmente, cioè se diventa un partito socialdemocratico, si spezza. Gli istituti storici, e il pei lo è, hanno si una loro eia slicità, ma entro certi limiti, varcati i quali vanno in pezzi». Cè però l'avvicinamento ai partiti socialdemocratici europei... cano. E lo strappo con l'Urss, che non è mai stato consumalo (lo «strappo) fu un termine coniato da Cossutta in polemica con Berlinguer, ma che Berlinguer da parte sua respinse sempre), è oggi ancor meno attuale, alla luce del mito di Gorbaciov che le Botteghe Oscure alimentano. Il pei è autonomo da Mosca. Ma è tuttora un parlilo fratello. E non sorprende che, in politica estera, esso si trovi così spesso a coincidere con le scelte di Mosca. «C'è un fatto, del resto, che tagliu la testa al toro. Lo ha ricordalo recentemente il vicesegretàrio socialista Martelli. Al congresso del pcus a Mosca, il capo delle delegazione italiana, Peccliioli, sedeva al banco della presidenza insieme a Husak. Yaruzelsky e agli altri capi dell'Est; mentre le delegazioni dei partiti socialdemocratici europei sedevano nella tribuna degli invitali». «Il congresso ha insistito molto sulla collocazione del pei licita sinistra europea. Il fatto nuovo sarebbe questo. In realtà si trutta di puro espediente. Il pei lenta di spacciare la tesi, non vera, che alcune socialdemocrazie (quella tedesca, ad esempio), sarebbero oggi in procinto di abbandonare Bad Godesberg gl'abbandono del marxismo ndr.) per tornare alle vecchie posizioni. Quel che c'è di vero è che solo in alcune socialdemocrazie oggi all'opposizione nei loro Paesi, affiorano a volte spinte neulralistiche e antiamericane. E' a questo che il pei lenta di collegarsi. Ma è evidente che questo neutralismo non rappresenta per il pei nulla di nuovo e rischia anzi di coincidere fin troppo con la politica dell'Urss che tende alla fìnlandizzazione dell'Europa. «La collocazione internazionale del pei è tuttora ambigua. L'animus del partito è ancora oggi antioccidentale, antiameri¬ Mauro Anselmo DAL NOSTRO INVIATO FIRENZE — Nessuno, meglio di uno storico comunista, può dire se davvero se il pei è a una grande svolta con il congresso appena concluso. Ma Paolo Spriano, che la storia del pei l'ha scritta, risponde che la cosa più interessante che viene da Firenze «é un elemento di sorpresa-. Perché? .Viviamo in una società in cui si promette soprattutto una trasformazione, anche se poi la gente continua a essere più erede del Ventesimo Secolo che pioniere del ventunesimo. Cosi, la novità di questo congresso comunista rispetto alla tradizione, è che ha rispecchiato l'immagine che l'Italia dà di sé, più di quanto non l'abbia mai fatto. Vale a dire che la preoccupazione maggiormente espressa è quella di non apparire un partito abbastanza moderno e anticipatore. E ciò è abbastanza paradossale perché, anche se nessuno ci pensa, a guardare le cifre c'è oggi nel pei il 38,5 per cento di operai, esattamente come quarant'anni fa». Eppure sembra che il cerchio storico del pei si stia chiudendo. E' cosi? • Vedo le cose diversamente, forse perché ho passato anni a studiare le origini del movimento operaio. E' vero, la storia del pei, almeno quella che ho scritto io, è tutta nell'ambito della terza Internazionale: un passato concluso, e in un certo senso già registrato. Ma mi colpisce che oggi possa suonare generica un'aspirazione al socialismo: se si risale lontano nel tempo, ci si accorge che alle origini del movimento operaio questa prospettiva non era meno generica: il socialismo era l'idea di una società più libera e giusta. Può darsi che tutto ciò oggi sia semplice utopia, ma non è vero che il circolo sia cosi concluso all'interno della storia del pei. Credo che quando Togliatti ebbe a dire "veniamo da molto lontano", intendesse proprio quelle origini di movimento, di classi subalterne che vogliono partecipare alla direzione della società nazionale». Dunque lei è ottimista e fiducioso nel futuro? Non a caso molti giornali operai di fine Ottocento erano intitolati Ventesimo Secolo. Tra poco, sicuramente, qualcuno farà una rivista intitolata Ventunesime Secolo. Ora la presunzione dello storico è vedere le cose con lunga prospettiva. Questo secolo ha vissuto le sue utopie; non credo che sia proibito guardare al prossimo, come una società di maggior progresso ma anche di giustizia». Ci sono figure nella storia del pei e del movimento operaio italiano ohe oggi meriterebbero di essere rivalutate? .Paradosso per paradosso, bisogna riconoscere che la realtà è questa: oggi il più settario dei comunisti è meno sicuro del socialismo come collettivizzazione dei mezzi di produzione, di quanto non lo fosse Filippo Turati nel 1920. Turati era un riformista, ma nel suo bagaglio teorico, come in quello di Kautsky, c'era la certezza che il futuro sarebbe stato di una società in cui la socializzazione dei mezzi di produzione avrebbe garantito la giustizia; una certezza molto più grande di quanta ce ne sia nell'impostazione di Armando Cossutta, che è legato all'immagine tradizionale del comunismo». In pratica sta dicendo che la cosa più importante è muoversi nell'oggi misurandosi col presente, né più né meno di quanto sostengono le nuove generazioni? «Oggi, mentre accusiamo la prospettiva socialista di essere nebulosa, ci sono più ragioni per invocare una società diversa di quante ce ne fossero in passato. Possiamo chiamarlo socialismo, oppure con altri termini, come quelli usati da molte correnti cattoliche oppure libertarie; ma il bisogno di vivere in una società senza degrado della vita civile, senza la percezione di vivere peggio di anno in anno, è un bisogno profondo». E' questo, ora, il sol dell'avvenire? .Chiamiamolo come vogliamo. Ma che Firenze, o la spiaggia della Feniglia, oppure la collina torinese, tornino ad essere vivibili, è cosa che anche per la coscienza dei giovani richiede una trasformazione del rapporto tra politica e società, e di quello tra natura e società. Tutti abbiamo la percezione che se il potere politico ha un senso, lo ha nell'aiutare la trasformazione della società». Il pei ce la può fare ora? .Forse abbiamo conquistato una cosa importante: la convinzione di essere soltanto una parte delle forze di progresso. Tutto il travaglio dei decenni passati, credo ci abbia vaccinato contro l'idea totalitaria non solo del socialismo ma anche della parte che ci spetta nella funzione di avanguardia. Sono convinto che il pei non ce la possa fare assolutamente da solo». Quale può essere allora, il contributo comunista all'idea di una società diversa? «Non vorrei usare la parola valori, che è fin troppo oggetto di retorica, perché in fondo un partito è semplicemente uno strumento che gli uomini si danno per modificare le cose. Ma il pei può portare, soprattutto ai giovani, la convinzione che si può affrontare l'avvenire non ignorando del tutto che le società umane sono cominciate prima del '68 o del 77; e quindi che non tutto è da buttare. La cosa vale anche per il partito socialista ovviamente, e per il movimento cattolico». Gramsci sarebbe contento di come stanno andando le cose? .Esattamente, cinquantanni fa, Gramsci era in clinica e stava morendo. In una delle sue ultime lettere, diretta al figlio Delio, scriveva — cito a mente — "spero che la storia ti piaccia, come storia degli uomini che si riuniscono in società, che si organizzano, che lottano". La lettera ha una chiusa drammatica; questo grande uomo ormai morente, con grande umanità alla fine scrive: "Ma è così?". Ora, se noi riuscissimo a rispondere che è cosi, daremmo alla storia d'Italia un contributo». Gianni Pennacchi