Papa abbraccia di Marco Tosatti

Popò abbraccia Popò abbraccia (Segue dalla 1* pagina) implicito. Se qualcuno si attendeva un riconoscimento chiaro di responsabilità, è rimasto deluso. Di questi ricordi ha parlato il presidente della comunità, Giacomo Saban, rievocando l'istituzione del ghetto, in Roma, da parte di Papa Paolo IV, e un tema bruciante: l'atteggiamento di Pio XII di fronte all'olocausto. «Quello che stava accadendo su una delle rive del Tevere non poteva essere ignorato al di là del fiume, come non poteva esser ignorato quanto stava succedendo altrove sul Continente europeo». Giovanni Paolo II ha fatto riferimento a difficoltà e differenze ancora da superare: «Ci vorrà ancora parecchio, nonostante i grandi sforzi già fatti da una parte e dall'altra, per sopprimere ogni forma seppur subdola di pregiudizio, e quindi per presentare a noi e agli altri il vero volto degli ebrei e dell'ebraismo, come anche dei cristiani e del cristianesimo». Ci sono difficoltà di ordine pratico «frutto sia dei secoli di mutua incomprensione, sia anche di posizioni diverse e di atteggiamenti non facilmente componibili in materie complesse e importanti». E' l'unico possìbile riferimento, anche se velato, alla questione mediorientale, e al riconoscimento dello Stato di Israele. Il Papa non ne ha parlato, limitando il suo ruolo a quello di vescovo dì Roma, e di capo del cattolicesimo, e mettendo in ombra quello di «sovrano» della Santa Sede. Ma annuiva lievemente, quando Oiacomo Saban manifestava l'aspirazione «a veder cadere alcune reticenze nei confronti dello Stato di Israele, un effettivo contributo alla pacificazione di una zona del mondo che presenta oggi insidie e pericolo per tutto /'Occidente». E ne ha parlato anche il rabbino Elio Toaff, offrendo le ragioni teologiche della necessità del riconoscimento di Israele da parte cattolica: -Il ritorno del popolo ebraico alla sua terra deve essere riconosciuto come un bene e una conquista irrinunciabili per il mondo, perché esso prelude a quell'epoca di fratelz. lama universale a cui tutti aspiriamo». Su questo punto il Papa non ha risposto. Ma ha voluto riaffermare che dalla posizione del Concilio non si torna indietro, e che desidera far sua l'eredità di Giovanni XXIII, il Papa forse più amato dalla comunità israelitica, che ricorda quel giorno del marzo 1962 quando il «Papa buono», passando davanti al' tempio, si fermò e chiese agli: ebrei che uscivano dalla Sina-' goga di poterli benedire. lì senso della visita dì Ieri è nel futuro: l'ha detto il Papa, l'ha detto Toaff: «Il cuore siapre alla speranza che alle sciagure del passato si sostituisca un fruttuoso dialogo... una cooperazione sincera e onesta». A questo, e al problema del' riconoscimento di Israele, ha accennato anche l'ambasciar tore di Israele Eytan Ronn, presentato al Papa al termine della cerimonia pubblica.. «Speriamo» ha risposto Giovanni Paolo II. Nell'incontro privato, con alcune personalità di spicco della comunità, il Papa ha raccontato dei suoi rapporti con famiglie ebraiche in Polonia, e delle: due visite che aveva fatto in' sinagoga, in patria, prima di essere eletto Pontefice. Poi, lì doni: una «menorah» (candelabro a sette braccia) per il Papa, una copia di un rotolobiblico per il rabbino capo. L'ultimo gesto della visita: una breve sosta sotto la pioggia davanti alla lapide che ricorda, sul lungotevere di. fianco alla sinagoga, i membri della comunità periti nei campi di sterminio. E, in margine, un volantino dei seguaci di mons. Lefèbvre, che' : incitava il Papa «a non onda- ' re con Caifa». E accusava Giovanni Paolo II di «cam-" biare la religione.» «Signore — stava scritto sulvolantino — cambiateci il Papa, dateci un altro San Pio, X». Marco Tosatti.

Persone citate: Elio Toaff, Giacomo Saban, Giovanni Paolo Ii, Giovanni Xxiii, Oiacomo Saban, Paolo Iv, Pio Xii, Toaff

Luoghi citati: Israele, Polonia, Roma, San Pio