TREMA IL MONDO PER LA SIRTE

INTERNO/ESTERO INTERNO/ESTERO TREMA IL MONDO PER LA SIETE L'Europa oggi all'Aia serva strategia comune Anche la Thatcher fredda cai l'inviato di Reagan Walter* non ha co LONDRA — Anche la capitale più fedele, anche il governo più amico fra gli alleati sono freddi, inquieti davanti alle pressioni americane e ai venti di tempesta che giungono dal Mediterraneo. La signora Thatcher ha ricevuto, prima fra i partners europei, l'Inviato della Casa Bianca, il generale Vernon Walters, attuale ambasciatore all'Onu dopo essere stato responsabile dei servizi informativi Usa. Il premier ha rinunciato al tradizionale weekend nella residenza di campagna dei Chequer's per incontrare Walters nel suo ufficio al numero 10 di Downing Street. Ma le spiegazioni offerte dal rappresentante americano per giustificare un secondo «blitz» militare contro la Libia, agevolato oltre che da facilitazioni logistiche anche da un esplicito appoggio poli tico da parte della Gran Bretagna, non hanno convinto appieno la signora Thatcher. Né il Primo ministro inglese ha mutato parere dopo una successiva, pressante te lefonata serale dello stesso presidente Reagan. Cosi, mentre alcuni giornali domenicali (come il Sunday Mail) azzardavano già ieri mattina un pieno appoggio britannico alla politica interventista americana, ipotizzando non soltanto l'impiego dei 160 bombardieri Fili stanziati nelle basi della Nato di Lakenheath (nel Suffollc) e Upper Heyford (nella regione di Oxford) ma anche l'utilizzazione della base inglese di Akrotiri a Cipro come «trampolino» di lancio contro la Libia, è arrivata invéce tramite le solite «fonti autorevoli» di Downing Street citate ieri mattina dàlia Bbc la prudente «precisazione» di Londra, accusata poi ufficiosamente anche da Washington. In sintesi, dunque, la signora Thatcher ha mandato a dire al presidente Reagan che se l'Inghilterra resta immutata nel suo appoggio alla lotta della Casa Bianca contro il terrorismo internazionale e alla reazione militare Usa di «autodifesa» in occasione delle manovre aeronavali americane dello scorso marzo nelle «acque interna zionali» del Golfo della Sirte, una seconda azione contro Gheddafi potrebbe essere considerata invece oggi come una violazione delle leggi del l'ordinamento internazionale qualora non fossero fornite «prove convincenti» della diretta colpevolezza libica nel recente attentato di Berlino invocato come -casus belli» per questa ventilata rappresaglia americana. E evidentemente, dal tono della stessa risposta inglese, questo non è ancora il caso. Insomma, mentre gli americani mettevano in tavola tutte le carte per la seconda manche contro Gheddafi, perfezionavano il dispositivo logistico di appoggio in Gran Bretagna attraverso il «cordone ombelicale» della Nato, facendo affluire anche d'urgenza nella giornata di sabato una dozzina di giganteschi KC-10, gli aerei cisterna per i rifornimenti in volo degli Fili, Londra ha di colpo «raffreddato» il gioco, si è stlsnrs «Stampa Sera» di è uscita in 53 STAMPA SERA Mietiate Torre direttore responsabile Carlo Bramante Wced/reffore Editrice LA STAMPA SpA. Presidente Giovanni Agnelli Vicepresidente Vittorio Caissotti di Chiusano Amministratore Delegato e Direttore Generale Paolo Paloschi Amministratori Luca Corderò di Montezemolo Umberto Cuttica Giovanni Giovannini Carlo Masseroni Francesco Paolo Mattioli Sindaci Alfonso Ferrerò (presid.) Luigi Demartini Giovanni Peradotto 4r Stabilimento tipografico La Stampa Via Marenco 32. Torino Stampa in facsimile: G E C SpA. via Tibuifna 1093, Roma Stampa in fac-aimile: S.T S. Sp.A. Quinta strada 35, Catania © 1988 Editrice LA STAMPA SpA Registrazione Tribunale di Tonno n. 613/1926 CERTIFICATO M. 961 DEL 12-12-1985 nvinto il Premier ingle schierata insieme con gli altri partners europei su una linea più prudente e attendista, in previsione della riunione dei ministri degli Esteri della Cee di oggi all'Aia. Le ragioni di questo atteggiamento prudenziale della signora Thatcher sono molteplici. Da un punto di vista formale (ma che per il governo inglese ha la sua importanza) una utilizzazione del dispositivo Nato (ossia dei bombardieri americani dislocati nelle basi inglesi) sarebbe politicamente azzardato perché la Libia non rientra nella sfera d'azione dell'Alleanza Atlantica. Secondariamente, Londra continua a giudicare «controproducenti» sia questo tipo di azioni militari sia l'.arma» delle sanzioni economiche contro la Libia perché provo¬ se sull'utilità di un bl cherebbero, come reazione, un aumento del terrorismo servendo addirittura a solidificare (seppur temporaneamente) la frammentaria unità araba. Infine, la signora Thatcher è fortemente preoccupata per il destino dei cinquemila inglesi che ancora lavorano in Libia (malgrado la rottura delle relazioni diplomatiche fra i due Paesi risalente a tre anni fa) e anche dell'avvenire dei floridi rapporti commerciali ed economici con il regime di Tripoli. In definitiva, dunque, la Gran Bretagna non intende farsi trascinare in un gioco dagli alti rischi e dagli scarsissimi vantaggi, che la porrebbe di colpo in una posizione isolata (e quindi più pericolosa) rispetto ai suoi partners della Cee. Paolo Patruno itz contro la Libia Oggi all'Onu seduta d'emergenza NEW YORK — Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, riunito in seduta di emergenza su richiesta del delegato di Malta Saviour Borg, per prendere in esame la situazione libico-americana, ha aggiornato la seduta ad oggi. Il Consiglio dibatterà la bozza di risoluzione preparata da Malta. La risoluzione chiede l'immediata cessazione di tutte quelle azioni che possano aggravare la situazione nel Mediterraneo centro-meridionale. Saviour Borg è stato l'unico delegato a prendere la parola nella seduta del Consiglio. Interessi economici e politici possono condizionare i Dodici DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — L'Europa affronta oggi la crisi del Mediterraneo. I ministri degli Esteri dei Dodici si riuniranno nel primo pomeriggio all'Aia, convocati dalla presidenza di turno olandese su richiesta dell'Italia e della Spagna, alla ricerca di una linea comune di fronte all'esplosiva tensione tra Usa e Libia. Non è detto che la trovino: la solidarietà con l'alleato americano può subire forti condizionamenti da interessi di carattere economico-commerciale e dalla sfaccettata dimensione dei rapporti politici con il mondo arabo, al quale Gheddafi si è rivolto ieri alla ricerca di ulteriore solidarietà. Ma la gravità della situazione impone all'Europa, come si riconosce ormai apertamente in ambienti co¬ Anno 118 rebbe definire «diplomazia europea»: indicherebbe infatti l'incapacità di trovare una voce unica dì fronte alla crisi. Ma ci si domandava ieri, in questa vigilia di ansia, se sarebbe molto più costruttiva una decisione comunitaria che dovesse ricalcare le linee di quella adottata dai Dodici 11 27 gennaio, a un mese esatto dagli eccidi di Fiumicino e di Vienna. In quell'occasione, alla richiesta americana di solidarietà nell'isolare la Libia di Gheddafi, i ministri degli Esteri della Comunità adottarono una serie di misure, tutte volte a ridurre la minaccia del terrorismo e a debellare una volta per tutte quel mostro sanguinario. Le cautele e i distinguo furono tali, tuttavia, che la Libia di Gheddafi non fu neppure nominata nel documento conclusivo: neppure nella chiave positiva proposta dal tedesco Genscher e sostenuta da Andreotti, nel chiedere a Gheddafi di «collaborare con i fatti alla lotta contro il terrorismo». Questa volta tutto il mondo, e soprattutto l'America, guarda l'Aia: la gravità della situazione — si era nella precedente occasione ben lontani da uno scontro armato fra Washington e Tripoli — imporrà decisioni più concrete, sulla linea di quel la «fermezza a prevenire e combattere il terrorismo» che Andreotti ha indicato come «punto fermo» delle convinzioni italiane. Dalle prime indicazioni — forse anche conseguenza del blitz diplomatico europeo del ge nerale Vernon Walters, che dopo Londra ha già visitato Bonn e- Parigi ed è atteso oggi a Roma — emerge l'immagine di una Germania analogamente salda nella sua condanna della violenza, ma anche schierata in modo più esplicito, quasi quanto la Gran Bretagna, su linee ti loamericane: «Dobbiamo essere solidali con i nostri al leati», ha dichiarato il cancelliere Kohl a margine del congresso dei democristiani europei conclusosi sabato all'Aia, proprio mentre Van den Broek gettava le basi dell'iniziativa europea. Diverso, in ogni caso, sarà l'atteggiamento dei Paesi c!ie possono osservare la crisi del Mediterraneo con relativo distacco da quello di chi la vive con immediatezza geografica e umana. La Spagna auspica che all'Aia pos sa emergere «uno posizione comune e coerente». E quan do Andreotti parla di uno sforzo italiano per contribuire a una soluzione pacifica, non è casuale che escluda «opportunismo o paura» come motori di tale atteggiamento. Non di opportunismo politico si può infatti trattare — e il premier olandese Lubbers ha invitato alla «vigilanza nei confronti dei profeti tanto del terrorismo quanto dell'escalation» — né di paura per le minacce del leader libico ai Paesi della Nato e all'Italia in prima battuta; è, piuttosto, quel «dovuto senso di responsabilità» per i diecimila italiani che vivono e lavorano in Libia, che dall'oggi al domani potrebbero ritrovarsi nello sgradevole ruolo di ostaggi. munitari di Bruxelles, di esprimere un atteggiamento chiaro e inequivocabile: di dare un segnale politico prima che l'escalation verbale fra Washington e Tripoli sfoci in una diretta azione militare. E' difficile dire quali decisioni possano adottare i Dodici. «Anzitutto ascolteremo le preoccupazioni dei Paesi che hanno chiesto la consultatone straordinaria in ambito Cee», ha precisato il ministro degli Esteri olandese Hans van den Broek, riferendosi all'iniziativa dell'Italia e della Spagna. Esiste una gamma di alternative a disposizione della Comunità, ha aggiunto: «Dalle iniziative comunitarie all'azione dei singoli Stati». La seconda ipotesi segnerebbe, probabilmente, il fallimento di quella che si vor-