Il Papa abbraccia il rabbino in sinagoga «Siete voi i nostri fratelli maggiori» di Marco Tosatti

Il Papa abbra€€Ìa il rabbino in sinagoga «Siete voi i nostri fratelli maggiori» Il Papa abbra€€Ìa il rabbino in sinagoga «Siete voi i nostri fratelli maggiori» Applausi e commozio ROMA-» — «Siete i nostri fratelli prediletti, e in un certo modo si potrebbe dire i nostri fratelli maggiori». Nella sinagoga di Roma Giovanni Paolo II ha riconosciuto la primogenitura dell'ebraismo nei confronti del cristianesimo; e ha abbracciato il rabbino capo Elio Toaff, in piedi sulla tevà, il palco sacro del tempio davanti all'arca chiusa che contiene i rotoli della torah, i testi sacri. Un abbraccio di pochi secondi, seguito da una stretta di entrambe le mani fra i due leader religiosi, e sommerso dagli applausi dei fedeli israeliti presenti nel tempio. Molte altre volte la commozione dei presenti — personalità, ma anche gente comune, persone semplici della comunità — ha trovato sfogo in applausi estemporanei, nel corso di un incontro storico di pace e di dialogo. La comunità ebraica di Roma è stata generosa di ne: «Gli ebrei rimangono simpatia e di calore verso il Papa, che appariva stanco, teso, e che solo verso la fine della visita è sembrato riacquistare un po' della verve che gli è abituale a contatto con la folla. E ha pronunciato lentamente, con una solennità tutta particolare, e che è stata apprezzata dall'uditorio, un discorso vigoroso, che, più che fare riferimento a un passato spesso tragico, sembra voler essere il primo punto fermo per una collaborazione diversa fra le due comunità. Giovanni Paolo II si è rifatto al documento conciliare «Nostra Aetate», che riabilitò 11 popolo ebraico; e anche se non ha espresso, nelle sue parole di ieri, niente di teologicamente nuovo rispetto al Concilio, la chiarezza e il vigore di quanto ha detto, sui rapporti fra cattolicesimo ed ebraismo, non potrà non avere un impatto positivo sulla carissimi a Dio» - Di fro prassi delle due comunità. «La religione ebraica non ci è estrinseca ma intrinseca. Abbiamo verso di essa dei rapporti che non abbiamo con nessun'altra religione. Siete i nostri fratelli prediletti, e in un certo modo si potrebbe dire i nostri fratelli maggiori». Agli ebrei non può essere imputata, come popolo, alcuna colpa per la morte di Gesù: «E' quindi inconsistente ogni pretesa giustificazione teologica di misure discriminatorie, o, peggio ancora, persecutorie». E quindi «non è lecito dire che gli ebrei sono reprobi o maledetti: Anzi, «rimangono carissimi a Dio». Di fronte ai reduci dal campi di sterminio, che portavano al collo il fazzoletto bianco e blu, con scritto in rosso il nome del lager da cui sono scampati, il Papa ha condannato le manifestazioni dell'antisemitismo dirette contro gli ebrei «in ogni tempo e nte ai reduci dei campi di da chiunque». E ha aggiunto: «Ripeto: da chiunque». Ha ricordato che, durante le persecuzioni razziali dell'occupazione nazista, conventi, chiese «e la stessa Città del Vaticano» offrirono rifugio. E ha ammesso che anche se «Ze circostanze storiche del passato furono ben diverse da quelle che sono venute faticosamente maturando nei secoli... La considerazione dei secolari condizionamenti culturali non potrebbe tuttavia impedire di riconoscere che gli atti di discriminazione, di ingiustificata limitazione della libertà religiosa, di oppressione anche sul piano della libertà civile, nei confronti degli ebrei, sono stati manifestazioni oggettivamente deplorevoli». Il riferimento al ruolo avuto dalla Chiesa cattolica in questo passato negativo era Marco Tosatti (Segue a pag. 2-8* col.) di sterminio Wojtyla cond Il Tevere non li divide... // momento più Intenso e spiritualmente più ricco in ogni senso dell'incontro del Pape con la sinagoga romana, sono stati quel pochi minuti di silenzio e di preghiera dopo I reciproci discorsi e la lettura dei salmi. Ascoltando quelle parole di coinvolgente fraternità, si è avuta la certezza che II «muro del pianto» dotfa divisione ostile e spesso violenta tra cristianesimo ed ebraismo, ha cominciato a crollare. E' sfato rincontro ecumenico più persuasivo e commovente di .tutto un millennio. Ancora una volta l'auspicio di Giovanni XXIII — «cercare più ciò che unisce che ciò che divide» — ed // suo stesso esemplo, richiamato con commozione sia da Elio Toatl che da Giovanni Paolo II, ha dato lo spirito e l'orizzonte di questo evento realmente storico che tutti sperano anche Irreversibile. «Voi siete I nostri fratelli maggiori», ha detto Papa Wojtyla. Discrezione, misura, anche esemplare umiltà hanno rivelato tutti e tre gli oratori. Nessuno, anna l'antisemitismo nemmeno II rabbino e il presidente delle comunità Israelitiche d'Italia, hanno ripetuto II discorso delle accuse per l'antisemitismo della Chiesa nel passato. I due rabbini, comprensibilmente, hanno sottolineato la maggiore attesa concreta degli ebrei da parte della Chiesa, della Santa Sede: Il riconoscimento dello Stato d'Israele E, altrettanto comprensibilmente, a questo. Papa Wojtyla non poteva rispondere. Forse II problema è stato nominato nel discorso privato che II Papa e il rabbino hanno avuto dopo II rito religioso. Ma la soluzione esigo condizioni precise che II Papa ha già notificato. Alla Chiesa stanno a cuore anche I palestinesi e gli altri Paesi arabi, ed anche la libertà di culto, diritto, d'insegnamento e d'azione per tutte e tre le religioni. DI per sé comunque l'Incontro religioso di Ieri è stato esemplare, appassionante anche a viverlo da lontano. Il Tevere non è più apparso Il fiume che divide la Chiesa dalla sinagoga. Per questo c'era motivo di cantare, com'è stato fatto da ebrei e cristiani, la parola della speranza. Il grido della tede e della gioia: «Alleluia». N Fbbtti g iNazareno Fabbretti

Persone citate: Elio Toaff, Elio Toatl, Fabbretti, Giovanni Paolo Ii, Giovanni Xxiii, Papa Wojtyla, Wojtyla

Luoghi citati: Città Del Vaticano, Israele, Italia, Roma