Nel processo di Ponticelli la parola passa alla difesa

Nei processo di Ponticelli lo parola posso olio difeso Nei processo di Ponticelli lo parola posso olio difeso NAPOLI — La parola alla difesa. Le probabilità di strappare all'ergastolo Giuseppe La Rocca, Luigi Schiavo e Ciro Imperante appaiono esigue. La requisitoria del pubblico ministero Vignola lascia aperti pochi varchi alle arringhe dei difensori. Gli elementi di colpevolezza forniti dal magistrato nella sua lineare esposizione si basano su dati obiettivi, prove testimoniali. Il processo, che si sta svolgendo in un'atmosfera pesante, ha coinvolto un intero quartiere di 35 mila abitanti, ha avuto vasta eco presso l'opinione pubblica nazionale per la crudeltà di cui hanno fatto mostra 1 tre presunti imputati per sbarazzarsi delle due bambine. Ancora più agghiacciante 11 movente, sul quale ha insistito Vignola per convincere, soprattutto, i giudici popolari sull'efferatezza del crimine. Tre ragazzi incensurati, apparentemente sani, che 11 sabato si trasformano in balordi a caccia di emozioni lecite e illecite; che invitano ad una scampagnata quel sabato del 2 luglio 1983 Barbara e Nunzia, abusano delle due bambine, le uccidono, ne bruciano i corpi per cancellare le tracce della violenza carnale. Lasciarle in vita dopo l'oltraggio, avrebbe significato per essi la riprovazione morale, il pubblico disprezzo. Qui è la psicologia del crimine, maturato in pochi attimi per fronteggiare una situazione che aveva preso una piega imprevedibile. I trucchi, le menzogne, le sceneggiate cui hanno fatto ricorso i testimoni nel tentativo di cambiare le carte in ta- 9 vola, non per ingannare la giustizia della quale hanno un concetto molto vago, ma per un istinto di solidarietà verso il promesso sposo, l'ex fidanzato, il vicino, l'amico, 11 codazzo dei parenti dei presunti colpevoli. n pubblico ministero per contenere la ventata delle ritrattazioni ha chiesto l'arresto in aula di cinque testi, due dei quali sono tuttora in carcere per falsa testimonianza. Del tre presunti responsabili, solo la posi alone di Imperante si presenta, relativamen te, meno disperata. La sua deposizione fn or dine all'alibi non è sembrata del tutto ambigua. Nessuno l'aveva visto aggirarsi in quel tempo nel parco Incis di Ponticelli. Nell'udienza di stamane prenderà per primo la parola l'avvocato Siena. Difende Salvatore La Rocca. Il penalista ha puntato senza successo sulla carta della perizia psichiatrica. Far' passare Salvatore per un pazzo o per un seminfermo di mente avrebbe potuto ridimensionare o comunque gettare delle ombre sulla confessione che rese ai carabinieri (settembre '83) allorché fu ascoltato come teste. Successivamente ritrattò. Venne scarcerato dopo qualche mese di galera. Aveva dichiarato che il fratello Giuseppe, Schiavo e Imperante erano gli autori del duplice delitto; si era auto-accusato, soggiungendo di aver dato una mano ai tre per nascondere i corpi delle bambine. Poi è venuto a dire in aula di essersi 'inventato tutte quelle cose» perché era stato 'torturato» dal carabinieri. ni. eie.

Persone citate: Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca, Luigi Schiavo, Ponticelli, Salvatore La Rocca, Schiavo, Vignola

Luoghi citati: Napoli, Siena