Occorre varare una legge per i dissociati che favorisca un vero rifiuto della violenza

Le nuove proposte della commissione parlamentare discusse a Torre Pellicé Le nuove proposte della commissione parlamentare discusse a Torre Pellicé Occorre varare una legge peri dissociati che favorisca un vero rifiuto della violenza Sono intervenuti iAutonomia Dalm TORRE PELLICE — «Ecco cosa ci si sente dire: che vogliamo fare gli sconti ai terroristi in galera nel momento in cui quelli fuori rialzano il tiro. Non si capisce proprio che questa nuovo attacco allo Stato è un'altra cosa, condotto da altri terroristi: sbandati, si, ma anche agenti professionisti con collegamenti internazionali*. E, guardando il giudice Caselli, seduto al suo fianco sotto l'austero pulpito del Tempio Valdese, il senatore socialista Covatta ha dato un senso ancora più compiuto al suo messaggio: mVn conto è ricollegarsi, nel caso di un giovane sbandato, a quindici anni di guerriglia, altro è poter avere come punto di riferimento l'Europeo, che, nel suo ultimo numero, pubblica come inserto la versione italiana del giornale di Gheddafi». Le accuse al settimanale Potenza, una most il socialista Covatta, maviva, Vesce e Pozzi sono state soltanto un pretesto per associare «obliquamente» il colonnello libico a certi misfatti interamente made in Italy? Invitato al dibattito sulla dissociazione, organizzato sabato sera dall'Arci De Coubertin e ospitato dalla Chiesa Valdese, il parlamentare del «garofano» ha colto l'occasione per rivisitare retrospettivamente gli anni di piombo e convenire che una "lesione, politica va tratta da quel periodo mentre sì tende invece a seppellire in fretta fatti e misfatti». Davanti a sé, fra il pubblico, aveva le vecchie conoscènze del «7 aprite»: Dalmaviva, Vesce e Pozzi, ex leader di Potere Operaio e poi dell'Autonomia, che in questi ultimi anni hanno collezionato pesanti condanne prima di uscire in liberta vigilata o per decorrenza dei termini, in attesa del processo di appello. ra realizzata dalle rota il liberale Bastianin, il giudice Caselli Covatta è stato uno dei primi firmatari del disegno di legge sulla dissociazione che il 3 aprile scorso, riscritto in buona parte, è stato «licenziato» dalla Commissione Giustizia del Senato. E ora commenta, ancora polemicamente: »Noi politici abbiamo svolto maluccio il nostro compito di legislatori. Ci sono voluti tre anni per arrivare in aula. E, diciamoci la verità, quel progetto è uscito dalla commissione perché qualcuno, che propone un'amnistia non applicabile per motivi tecnici e politici ai terroristi, ha convenuto sull'opportunità di dargli via libera». Quel disegno di*ìegge consta di sei articoli: ùria definizione della dissociazione costruita sul ripudio della violenza, l'esclusione dai benefici del reato di strage, gli sconti per gli altri, con l'ergastolo ridotto a 30 anni, le tariane: a Pescara la i, gli ex leader di Potere Operaio e - I sei articoli elaborati in Senato pene più gravi di un quarto e quelle corrispondenti ai «delitti di carattere associativo» della meta, il terzo articolo consente di applicare gli effetti della dissociazione a sentenze già emanate. L'ultimo stabilisce che i reati «passìbili dei benefici previsti» siano quelli commessi entro il dicembre '83. Il senatore liberale Bastianini, che ha illustrato rimpianto giuridico del progetto, ha concluso laconicamente con «un non sono ottimista. Il problema dell'uscita dal terrorismo è di quelli centrali per il risanamento della società italiana. Questo disegno affronta quel problema. Ma io temo gli agguati della demagogia sempre possibili in aula». Dal canto loro gli ex terroristi fanno sapere che «dissociazione vuol dire ritorno alla politica». Lo scrivono Maurice Bignami e Giancarlo Sco¬ sede permanente? toni da Rebibbia, precisando subito dopo che questo ritorno è una «battaglia feroce contro ogni terrorismo, contro il vicolo cieco della lotta armata». Ma c'è anche chi, come Emilio Vesce, i capelli ormai grigi, rivendica ancora, nella dissociazione, un'identità politica. E allora il giudice Caselli si arrabbia: «Quegli anni non sono stati una nebulosa. Non si può semplicemente liquidare il terrorismo come un prodotto di altri cancri». E' dal magistrato che arrivano le parole più lungimiranti: «Le legge servirà anche a riproporre il problema della funzione rieducativa della péna anche per chi, come i detenuti comuni, non beneficerà di questo provvedimento, ma che vorrà, col rifiuto autentico della violenza, troncare con il proprio passato». al.ga. Giovane ricoverata

Luoghi citati: Pescara, Potenza, Torre Pellice