Ancora grave la novarese avvelenata con la famiglia

Ancora grave la novarese avvelenata conia famiglia Ancora grave la novarese avvelenata conia famiglia Novara Novara. Ivana Bellan cio di Asti a difesa NOVARA — Ivana Bellan, 27 anni, operaia di Oleggio, ha rischiato di essere la diciottesima vittima del «vino che uccide». E' stata a lungo fra la vita e la morte. Nel reparto di rianimazione dell'ospedale Maggiore il suo giovane organismo ha ingaggiato una disperata lotta contro 11 veleno. Non viene ancora dichiarata fuori pericolo, ma i medici adesso sono ottimisti e dopo tre giorni di rianimazione l'hanno trasferita in medicina generale dove continuano a sottoporla a terapia intensiva a base di alcalinizzanti. Ma forse, óltre che per le migliorate condizioni, la giovane è stata trasferita a medicina generale perché in quel reparto sono ricoverati della genuinità Gino Bellan e Marcelllna Tre vis an, genitori di Ivana, anche loro avvelenati sia pure in forma più lieve dallo stesso vino al metanolo bevuto mercoledì sera a cena. Gino Bellan e la moglie hanno vissuto giorni di terribile apprensione per la sorte della figlia. Sanno che non è ancora fuori pericolo, che la prognosi è riservata, -ma averla qui con noi — dice Marcelllna Trevlsan senza riuscire a frenare le lacrime — ci è di grande conforto-. Ivana Bellan accoglie il giornalista con un sorriso stanco. C'è il tempo solo per due parole, non può affaticarsi. -Adesso mi sento molto meglio — dice — ma ho avuto una gran paura di morire. Sono sempre stata perfettamente cosciente e specie durante le interminabili ore trascorse in rianimazione ero terrorizzata: mi rendevo conto che la mia vita era legata a un filo!-. Sa di non essere ancora fuori pericolo: «VonHo vivere, voglio superare questo terribile momento e dimenticare al più preso le sofferenze-. Il vino? -Non ne berrò più, non vorrò sentirne neanche l'odore. Quando, prima di sentirmi male, avevo saputo dai giornali e dalla televisione dell'esistenza di questo pericolo ero rimasta incredula. Mi sembrava impossibile che qualcuno potesse mettere nel vino delle sostanze capaci di uccidere. Evidentenuente avevo torto: la gente è più cattiva o incosciente di quanto io credessi-. Adesso Ivana vede e sente bene e questo è un altro sintomo del suo miglioramento. -Subito dopo il ricovero in ospedale non ■ vedevo quasi più. Era come se mi fosse sceso davanti agli occhi un pesante velo e nelle orecchie avevo una insopportabile pressione-. Il vino al metanolo i Bellan lo avevano comperato da un produttore di Neive nel Cuneese: Riccardo Pastura. «Ci fornivamo da lui da 15 anni», spiega 11 padre di Ivana, -ed eravamo diventati amici. Non riesco a capire coma abbia potuto fare una cosa del genere. Forse è stato ingannato anche lui. Mi dicono che telefona due volte al giorno per avere notizie della salute di Ivana-, Gino Bellan e la moglie Marcelllna probabilmente verranno dimessi dall'ospedale fra oggi e domani. Le loro condizioni sono buone e presto potranno tornare a casa. E' difficile tuttavia che la signora Trevlsan lasci la figlia. Certamente rimarrà al suo capezzale almeno fino a quando la giovane sarà dichiarata fuori pericolo. " E questo, secondo i medici, potrebbe avvenire nel giro di pochi giorni. Dicono che il veleno nel sangue è in costante diminuzione come risulta dalle analisi eseguite al Centro antiveleni di Milano. Ivana accoglie queste notizie con sollievo: la sua lotta per la vita volge al meglio, Sollievo anche per tutti quelli che stanno seguendo il dram' ma della giovane oleggese: l'elenco delle vittime di questo assurdo «caso» del vino che uccide è già fin troppo lungo. Marcello Sanso

Persone citate: Bellan, Gino Bellan, Ivana Bellan, Marcelllna Trevlsan, Marcello Sanso, Riccardo Pastura

Luoghi citati: Asti, Milano, Neive, Novara, Oleggio