Il mercato della città del Duemila

Il mercato della città del Duemila Finanziamenti statali per un centro agro-alimentare completo Il mercato della città del Duemila Trasferimento e ampliamento dell'ingrosso ortofrutta (se ne parla da 20 anni) sono oggi possibili: si raggrupperanno tutti i settori alimentari - Un'occasione unica per il futuro di Torino - Partiamo favoriti perché è già stata individuata da tempo l'area nel centro intermodale merci di Orbassano: i primi lavori entro 5'87 - Nel frattempo, urge ristrutturare la sede (1933) di via G. Bruno: «Altrimenti si chiude» Il futuro della citta si costruisce oggi. E siamo già in ritardo, visto che 112000 Incalza e che 1 restanti 14 anni e mezzo sono una modesta tessera di mosaico rispetto ai tempi lunghi della burocrazia per risolvere 1 problemi. Un nodo, tra 1 tanti, è 11 mercato ingrosso ortofrutta. La struttura risale al 1933 (seconda per età In Italia dopo Roma). Ieri era In periferia, oggi si trova in un punto nevralgico del quartiere Nizza-Lingotto, ormai zona centrale, rende caotico il traffico di via alordano Bruno, intasa piazza Galimberti sulla quale proliferano grossisti-ambulanti tra il lecito e l'abusivo. Da 20 anni si parla del suo trasferimento e di un ampliamento., Ma solo in questo scorcio di fine Anni 80 le parole hanno basi per trasformarsi in fatti. Il Parlamento nella Legge Finanziaria '86, programma decennale, ha accolto le richieste della Federmercati per la riforma delle rete distributiva ingrosso: stanziamento 9S0 miliardi, individuazione di sei mercati d'interesse nazionale (tra cui Torino, vedi tabella). 14 interregionali. 50 provinciali. Per usufruire del finanzia menti statali, si deve partire subito e siamo sulla buona strada: l'area è già individuata nel centro intermodale merci di Orbassano, un milione e 600 mila mq con docks. magazzini doganali, 250 mila mq destinati all'ingrosso alimentare, urbanizzazione già finanziata per 35 miliardi e progettazione avviata. I primi lavori del centro agro-alimentare dovrebbero sorgere entro l'87. Difficile indicarne i tempi di attuazione: si accenna a 6-7 anni; comunque, éntro il 1995 la «città annonaria» della Torino del Duemila dovrebbe essere in funzione. Il futuro — Le speranze degli operatori sono proiettate su questo centro agro-alimentare. Sostiene Ottavio Guala, presidente dei grossisti ortofrutta: 'Torino ha un'occasione irripetlpile, punto di partenza per modernizzare il sistema distributivo, con sbocchi all'estero che l'Italia ha clamorosamente perduto in questi ultimi anni. Un esempio? La Germania: soddisfacevamo il 90% del suo fabbisogno di ortofrutta; oggi siamo ridotti al 10 per cento. La nostra città, anche nel clima di rilancio commerciale e turistico che sta vivendo, Ila le forze per partire subito e diventare un polo di smistamento verso l'Europa*. I progetti sono ambiziosi: dal raggruppamento dell'ingrosso ortofrutta, carni, pesci, fiori, cibi conservati, caseari. all'inserimento di banche. Poste, ristoranti, alberghi e magari anche un centro congressi. Un investimento tra i 200 e i 300 miliardi. Aggiunge Domenico Cavallaro, presidente nazionale della Federmercati: «Non si tratterà più. di una scatola contenitore, ma di un vero e proprio terziario di servizi con gestione manageriale che unisce capitale pubblico e privato, garantisce controllo dell'igiene, razionalizzazione e contenimento dei costi, trasparenza dei prezzi, rilancio della produzione italiana all'estero». E che dire dì racket e lavoro nero? Non esita: «Se la malavita organizzata ha basi nelle strutture attuali sarà espulsa, non potrà sopravvivere». L'oggi — E nel frattempo? Entro l'87 si rischia la chiusura dell'attuale mercato ortofrutta. La legge prevenzione norma dell'intero complesso (impianti elettrici, accessi ecc.). Spesa: circa 2 miliardi. La progettazione è allo studio di un professionista; va in Consiglio comunale entro settembre. La prima parte dei lavori dovrà essere eseguita entro fine febbraio '87 per 11 nullaosta provvisorio del vigili del fuoco. 'Altrimenti? .Altrimenti si chiude.. Ma in Comune sono convinti di farcela. E' una consolazione. Altri lavori urgono: rifacimento del muro perimetrale e di pensiline, apertura di nuovi ingressi: c'è la delibera (21 aprile), 490 milioni. Man cano però esecutività, finanziamento e appalto. Se ne ri parlerà dopo le ferie. Slitta all'87 un nuovo magazzino di ricovero e ricarica dei carrelli elettrici, che ope rano dentro il mercato di via Giordano Bruno e che oggi trovano.riparo In via Taggia immettendosi (illegalmente) nel traffico automobilistico congestionato. Spesa, circa un miliardo e 300 milioni. Inderogabile la bitumazione di circa 65 mila metri quadri di superfici stradali (45 mila all'interno del mercato, 15 mila all'esterno) con ristrutturazione di raccordi ferroviari sistemazione dell'area fra mercato, dogana e ferrovia: un miliardo e 340 milioni. Commenta Ottavio Guala: •Nel nostro mercato, terzo in Italia per volume di merci trattate, caduto al 4? posto nella crisi '84. mancano: telex per contatti rapidi con Italia ed estero, contratti e andamento quotazioni prodotti, frigorifero per le rimanenze, magazzini di stoccaggio merci; ricoveri sorvegliati per ca mion ancora carichi.. Torino potrebbe essere la prima città italiana a mettere mano al nuovo centro agro-alimentate. Ma intanto deve provvedere (e spendere miliardi) per lavori che dove vano èssere previsti e avviati vent'anni fa. Intasamenti c mancanza di spazio sia per la merce in vendita sia per quella da stoccarc nel vecchio mercato del l'orto frutti:

Persone citate: Domenico Cavallaro, Ottavio Guala