Guerre di spie nella solitaria Albania di Lia Wainstein

Guerre di spie nella solitaria Albania LIBRI SU UN PAESE TRA «AMICI» DELL'EST E MIRE DELL'OVEST Guerre di spie nella solitaria Albania La politica Isolazionista perseguita dal leader albanese Enver Hoxha — soprattutto dopo la rottura con il terzo alleato, la Cina, nel 1978 — fino alla sua morte (11 aprile 1985) e, di conseguenza, la difficoltà delle comunicazioni e la scarsezza di notizie, rendono interessanti i libri, più numerosi in Occidente, più rari in Urss, che parlano del misterioso paese. Colma una lacuna, per esemplo, una recente grammatica, Ispirata a criteri scientifici e. storici, della lingua tosco, usata nel Sud dell'Albania e riconosciuta anche nel Kosovo (la regione jugoslava, dove risiedono quasi due milioni di albanesi). Il manuale tiene conto, inoltre, sia del ghego, parlato nel Nord del paese, sia dei dialetti degli.albanesi d'Italia. L'autore, Martin Carnai, professore di albanologia all'Università di Monaco di Baviera, per assicurare al libro una maggiore diffusione, prima di pubblicarlo, ha provveduto a farlo tradurre in inglese (Albanian Grammdr, Verlag Otto Harrassowitz, Wiesbaden). Colpa di Philby Negli ultimi-anni dell'era Jtoxha sono usciti alcuni libri che chiariscono almeno in parte certi periodi, e avveramenti. In primo luogo, l'opera del noto storico inglese Nicholas Bethell, da poco tradotta in italiano (La missione tradita, Mondadori).' Vi sono descritti i tentativi dell'Inghilterra e dell'America, che tra il 1949 e 11 1953, nella speranza di far uscire l'Albania dall'orbita sovietica e di de stabilizzare il regime di Ho xha, organizzarono una serie di invasioni. Fallirono tutte, in gran parte a causa doU'iriglese Kim Philby, diventato spia sovietica, che via via informava Mosca, e quindi Tirana, sui plani delle operazioni. Fuggito nel 1963 In Urss, Philby fu nominato colonnel{lo del Kgb. Le invasioni falli¬ te vennero spesso citate da Hoxha a giustificazione della sua politica isolazionista. Un personaggio menzionato da Bethell, il tenente colonnello inglese David Smiley, è.autore di un libro autobiografico, in cui narra come, prima di occuparsi dell'addestramento dei profughi albanesi a Malta dopo la guerra, partecipa alla resistenza in Albania tra il 1943 e l'autunno del 1944 (Albanian Assignment, Destinazione Albania, ed. -Chatto & Windus, Londra). Nei primi anni della guerra Smiley, nato nel 1918, combatté In Iraq, in Persia, in Siria e nei «commando» in Abissìnia; dopo l'Albania si recò nel Siam. Fu quindi addetto militare assistente a Varsavia ma, dichiarato non gradito, poi venne mandato in Germania e, come addetto militare, a Stoccolma. Comandò le Forze armate del sultano di Oman e fu cqnsiglìere militare dell'Imam dello Yemen. "Attualmente vive in. una fattoria in Spagna cori la moglie e collaboratrice Moyra. . Dopo.un periodo di addestramento in Palestina, Smiley s'i arruola nello Speciui Operations Executive (Soe), un'organizzazione creata dietro suggerimento 'di Churchill per stimolare la resistenza contro 1 tedeschi nel Paesi occupati e fungere da quinta colonna quando gli Alleati avrebbero iniziato l'invasione. Quel giorno ormai si avvicinava: Rommel si .stava ritirando, a Stalingrado i tedeschi si erano arresi (febbraio 1943) mentre il mezzo milione di uomini stazionato nei Balcani, minacciato da guerriglia e sabotaggi, non avrebbe potuto essere trasferito in Francia e in Russia. Paracadutato In Grecia con un piccolo gruppo, nella primavera del 1943 Smiley inizia la sua avventura albanese. Nell'Intera impresa, le componenti che fanno irresistibilmente pensare alla lette¬ ratura spionistica inglese si susseguono,: dal protagonista che si chiama Smiley, come il personaggio di Le Carré, al capo della sezione albanese del Soe, Margaret Hasluck, •un'anziana signora che ricordava una bambinaia inglese.all'antica. Piena di energia e di entusiasmo, era completamente dedita alla sua amata Albania. Per circa vent'anni, nella sua casa presso Elbasan, aveva studiato l'antropologia e il folklore albanese. Nel 1939 gli italiani la espulsero dall'Albania, accusandola di essere una spia-. Non lo era, ma lo diventò, perché venne tosto assunta dai servizi segreti britannici. Tra marce estenuanti e frugali pasti Smiley ora sfugge ai tedeschi, ora, travestito da gendarme, viaggia su un loro camion, ora fa saltare i ponti. La popolazione è divisa in gruppi-ostili: il Fronte nazionale, formato da patrioti conservatori, si oppone ai partigiani comunisti, i monarchici sono fedeli a re Zog. rifugiato a Londra, vi è chi collabora cori gli Italiani, chi con i tedeschi. Billy McLean, che combatté nella «missione, inglese, era certo, scrive Smiley, che -il nostro futuro ruolo in Albania sarebbe stato piii politico che militare, poiché lui avrebbe dovuto mostrarsi molto persuasivo per convincere gli albanesi che combattere i tedeschi era più importante che combattersi l'un l'altro*. L'impresa falli miseramente: la guerra civile si era inasprita, 1 partigiani, aiutati dalle autorità inglesi di Bari (ma non dall'Urss) ebbero la meglio su nazionalisti e zogisti. -Se l'aiuto inglese fosse andato nell'altra direzione,' commenta Smiley, l'Albania oggi sarebbe una democrazia fila-occidentale*. Mentre molti profughi albanesi, fatti prigionieri, periscono, Hoxha. allora capo militare del Lnc (Movimento di liberazione nazionale) accusa Smiley e 1 suoi compagni di schierarsi con i collaboratori, considera gli inglési non più alleati ma agenti di reazionari stranieri e dà loro cinque giorni per tornare in Italia, pena il deferimento alla corte marziale. Sfuggito alle pallottole dei partigiani, a Bari Smiley scopre che la sezione per i Balcani del Soe è infiltrata da agenti comunisti. Come romanzo Ancora più simile ad un romanzo d'avventuro è il libro di Margaret Fitzherbert, seconda figlia dello scrittore Evelyn Waugh, sul proprio nonno materno Aubrey Herbert (The man who was Greenmantle - A biogràphy of Aubrey Herbert. L'uomo che fu Greenmantle - Una biografia di Aubrey Herbert, Oxford University Press). Definito «una specie di superstite delle crociate*, membro del Parlamento, amico di Lawrence d'Arabia, fermo sostenitore, sin dal 1911, del nazionalismo albanese. Herbert si vide offrire due volte il trono d'Albania, nel 1913 mentre a Londra si svolgeva la conferenza dei Balcani, poi nel 1920, dopo il ritiro delle truppe Italiane da Valona. Ma le proposte non si realizzarono... Un panorama dell'Albania oggi è tracciato da Paul Lendvai in Das einsame Albanien, uscito poco prima della morte di Hcxha (La solitaria Albania, Edition Interfrom, Zurigo). L'autore, nato a Budapest nel 1929, emigrò a Vienna nel 1957. Secondo Lendvai, in Albania sopravvivono ancora vari aspetti del passato: il culto di Stalin, per esempio, rivelato dai numerosi monumenti del dittatore, dal museo di Stalin a Tirana •l'unico oltre a quello nel suo luogo di nascita*. Nella fine misteriosa del numero due albanese, Mehmet Shehu (1981) Lei.dvai vede «una nuova edizione delle lotte tribali, sempre esistite in Albania, e del dilagante nepotismo*: all'inizio degli Anni Sessanta, un terzo almeno dei membri del Comitato centrale erano imparentati tra loro. I metodi «a°i stampo staliniano-orientale* sono usati tuttora nei processi politici e la polizia segreta, la Segurimi, «in rapporto alla superficie e alla popolazione è forse la più grande del mondo*. L'impressione più importante, per Lendvai, è che ora esista un'Albania nuova. A dispetto dell'ideologia «l'eredità di Hoxha rimane un'Albania che per la prima volta nella sua storia gode di una sovranità piena ed illimitata... non si può Capire nulla nella storia albanese se si trascura la componente nazionale*. I conflitti con la Jugoslavia. l'Urss e la Cina provai no che questi Paesi erano considerati non come leali compagni, ma solo come alleati provvisori e nemici potenziali. In questo, conclude Lendvai, dirigenza e popolo concordano, e la solitudine dell'Albania non si spiega unicamente con .la radicalizzazione ideologica di Hoxha ma affonda le sue radici nella storia. Lia Wainstein