ll disastro più grave dell'atomo pacifico di Bruno Ghibaudi

li disastro più grave dell'atomo pacifica Enea e Protezióne Civile pronte ad affrontare l'emergenza dopo l'esplosione in Urss li disastro più grave dell'atomo pacifica Lo dice il presidente dell'Enea Umberto Colombo - Interviste agli esperti Giovanni Nascili e Gaudio Sennis - Venti stazioni rilevano la radioattività in Italia ROMA — Gli esperti italiani di energia nucleare sono preoccupati per quanto è successo a Chernobil, e soprattutto per il comportamento di Mosca in una circostanza che costituisce una minaccia anche per il mondo intero, ma sufficientemente tranquilli per le conseguenze che remissione radioattiva in atmosfera può avere sull'Italia e sull'Europa. «La presenza nell'aria di radioattività in eccesso è stata rilevata in Svezia fin dalle 12 di domenica scorsa — precisa il presidente dell'Enea prof. Umberto Colombo —. E' quindi molto verosimile, data la distanza di circa 2500 km da Kiev e la velocità dei venti, che l'incidente sia avvenuto almeno 48 prima, e cioè nella giornata di venerdì. E' pertanto inammissibile che Mosca, nonostante le ripetute sollecitazioni degli scandinavi, si sia decisa ad ammettere il disastro soltanto alle 19 di lunedi. Un comportamento anomalo, seppure originato da una lunga tradizione di reticenze e di silenzi, e di/forme da Quello in uso nella collettività occidentale. Un comportamento che suscita ulteriori pregiudizi e paure intorno ad una sorgente di energia dal cui sfruttamento dipende molta parte del futuro di tutti e in particolare quello di un Paese povero di energie tradizionali come il nostro». L'incidente di Chernobil può avere qualche analogia con quello della centrale americana di Three Mile Island, del marzo 1979. Ma le sue conseguenze sono sicuraniente molto più gravi. «Alla base c'è una diversa concezione del reattore — spiega l'ing. Giovanni Naschi. direttore della Disp. la Direzione Sicurezza Nucleare e Protezione Sanitaria ^del^Enea.-—-jij Three Mile-Island é'è"unreat- zddsviene usata per moderare neutroni che frantumano gli atomi di uranio ma anche per raffreddare il nocciolo, in cui avviene la reazione di fissione. La struttura del reattore, già molto compatta, è racchiusa in un massiccio contenitore esterno che può arrestare, o comunque contenere moltissimo, la fuoruscita dei prodotti di fissione liberati dal nocciolo in caso di incidente. Il reattore di Chernobil, moderato a grafite e raffreddato ad acqua leggera, non possiede alcun contenitore esterno. Ecco perché un qualsiasi incidente al nocciolo provoca un'immediata emissione di sostanze radioattive in atmosfera. Tutti gli impianti nucleari italiani, come del resto tutti quelli occidentali, sono dotati di doppio contenitore-. Fin da ieri mattila gli esperti dell'Enea avevano supposto — e la supposizione sta rivelandosi esatta — che l'incidente fosse stato causato da un difetto all'impianto di raffreddamento del reattore. Il surriscaldamento avrebbe provocato l'accensione della grafite e subito dopo l'esplosione. «Se é riuscito a proiettare le particelle radioattive ad una quota tanto alta da immetterla in correnti capaci di trasportale a migliaia di chilometri di distan¬ za — aggiunge il presidente Colombo — duo! dire che l'incidente è stato molto serio, sicuramente il più grave nella storia dello sfruttamento pacifico dell'energia nucleare-. Che si trattasse di un incidente ad una centrale e non di .un'esplosione di un ordigno bellico lo si era dedotto fin da domenica. «La spettrometria gamma, con la quale sono state analizzate le particelle raccolte in Scandinavia, ha tolto immediatamente ogni dubbio — aggiunge l'ing. Claudio Sennis. vicedirettore della Disp —. Sono state infatti rilevate tracce di terre rare, cesio, cerio e iodio, oltre a gas nobili come cripto e xeno. In Svezia il livello di radiazione è risultato 4 volte superiore al valore di fondo (naturale), in Finlandia 10 volte. Ma al di là delle cifre si tratta sempre di valori modesti, che sembrano mantenersi su livelli sostanzialmente stabili. Un'oscillazione del fondo naturale di fattore 5 la subiamo tutte le volte che passia mo dalla Valle d'Aosta alla Campania-. La rete di rilevamento nazionale non ha ancora registrato incrementi di radioattività ambientale. A formarla provvedono una ventina di stazioni per la misura della radioattività nell'aria, sparse in tutto il Paese e gestite dal- l'Enea in collaborazione con l'Aeronautica Militare, e sei stazioni allestite in prassi mità degli impianti nucleari nazionali. Nelle prime, desti' nate in prevalenza alla sorveglianza degli eventi nucleari d'oltre frontiera, il controllo delle particelle assorbite, che di solito avviene ad Intervalli settimanali, in questi giorni è stato adeguatamente intensificato. Nelle altre, situate presso i Centri Enea di Trisaia (Matera), Casaccia (Roma) e Saluggia (Vercelli) e presso le Centrali elettronucleari Enel di Latina. Trino e Caorso, il rilevamento è continuo. Quale rischio è ipotizzabile per i prossimi giorni in Italia? «Le emissioni radioattive proiettate in atmosfera da Chernobil sono destinate a scomparire con il decadimento radioattivo — tranquilizza l'ing. Sennis —. Almeno nella parte sostanziale, questi isotopi radioattivi decadono in qualche settimana. Qualcuno ha vita media più lunga ma è presente In quantità minore. E i ritorni dilazionati, dopo uno o più giri della nube radioattiva intorno al pianeta, comportano diluizioni ancora maggiori-. Tutti gli esperti tengono a precisare che i livelli di radiazioni in gioco fino ad oggi non comportano alcuna preoccupazióne di carattere sanitario. Rischi ben maggiori li abbiamo corsi negli Anni 60 e 70. quando l'Unione Sovietica prima e la Cina poi hanno fatto esplodere numerosi ordigni nucleari in a uno- sfera. Bruno Ghibaudi l-I mberto Colombo

Persone citate: Casaccia, Claudio Sennis, Enea Umberto Colombo, Gaudio Sennis, Giovanni Naschi, Giovanni Nascili, Three, Three Mile Island, Umberto Colombo