Un miliardo di incassi in «nero » Dai Mercati generali al tribunale

Un miliardo dilacerai in «nero » Dai Mercati generali al tribunale Primo processo per fròde fiscale dopo il blitz del maggio '85 Un miliardo dilacerai in «nero » Dai Mercati generali al tribunale Sul banco degli imputati due commercianti in frutta e verdura - La requisitoria del pubblico ministero che ha proposto per entrambi un anno e mezzo di carcere - Domani la sentenza E' toccato a due commercianti all'ingrosso di ortofrutticoli dei Mercati Generali di via Giordano Bruno, i fratelli Elio e Bruno Vada, aprire la serie dei processi per frode fiscale, innescata dal primo blitz del 10 maggio dell'85. quando 310 commercianti ed esercenti finirono nel mirino del fìsco. Stando agli accertamenti dei periti, i due fratelli Vada avrebbero omesso di annotare nei registri contabili 494 milioni di utili nell'83 e 636 milioni nell'84, al fine di rendere false dichiarazioni dei rèdditi, «in difetto» per gli stessi importi: complessivamente per i due anni, oltre un miliardo di frode fiscale. Per l'avv. 'Bestente, parte eh ile per il ministero delle Finanze nel processo, «la regolare tenuta dei libri contabili è il meno che si possa chiedere a un imprenditore serio. Non si può affermare di aver sostenuto dei 'costi "in nero", se non se ne dà una dimostrasene». Tesi sostenuta anche dal pubblicò ministero Patrono, che, a conclusione della sua requisitoria, ha chiesto la condanna dei due commercianti a un; anno e mezzo di reclusione con i benefici di legge e 7 milioni di multa. Ricordando le polemiche e le critiche all'iniziativa della Procura torinese per la lotta agli evasori, il pm ha detto: • La legge consente di detrarre i costi, ma a condisione che siano registrati nelle scritture contabili. L'imprenditore finito nel mirino del fisco si difenile: ho avuto dei costi in nero perché sono stato obbligato a non fatturare, altrimenti non avrei ottenuto la merce. E' un falso ragionamento. La verità è che il costo in nero consente poi ricavi in nero, da sottrarre alla dichiarazione dei redditi, cosa che in questo caso sembra sia puntualmente avvenuta. L'ìntrodusione della legge 516. nota come manette agli evasori, ha consentito un'asione molto più incisiva contro le frodi fiscali. .E' caduta la "pregiudiziale tributaria": si può esercitare l'asione penale sensa attendere l'esito degli accertamenti dell'autorità amministrativa. Il legislatore ha mutato le leggi, ora tocca a noi applicarle per realissare una società più civile- Hanno sostenuto i difensori dei due commercianti all'ingrosso, avvocati Renzo Mazzola e Giorgio Merlone: «I fratelli Vada non hanno falsificato i bilanci gonfiando i costi con fatture fasulle Non devono quindi essere accusati di frode fiscale, ma di mancata registratone conta bile di costi in nero, punita da una contravvensione-. Domani replicano l'avvocato di parte civile e il pm, poi la sentenza. durante il precesso in pretura

Persone citate: Bestente, Bruno Vada, Giorgio Merlone, Renzo Mazzola, Vada