I nobili puntano sull'etichetta di Sergio Miravalle

I nobili puntano sull'etichetta La riscossa del vino buono dopo la tragedia del metanolo: le iniziative in Emilia e Toscana I nobili puntano sull'etichetta Le grandi marche del Chianti non sono rimaste coinvolte, ma i riflessi si fanno sentire - Oltre ai prestigiosi docg, fantasia e serietà hanno dato vita a nuovi vini - Un «rosso» di rango all'ombra dei famosi cipressi di Bolgheri - Molte speranze nel brioso lambnisco per rilanciare ali-estero il made in Italy » ■ DAL NOSTRO INVIATO FIRENZE — -Abbiamo la fortuna dt ospitare milioni di turisti stranieri. Bisogna puntare su dt loro e riconquistarli al nostri vini. Si Inizi a servirli al ristorante con prodotti di qualità a pressi accessibili: meno roba sfusa nel quartini e più bottìglie a doc e sarà più facile convincerli a portarsi a casa qualche souvenir enologico della nostra Toscana: E' la ricetta di Emo Bonifazi, assessore regionale all'agricoltura, grande appassionato di sigari: •naturalmente solo vecchi toscani». Aggiunge Bonifazi: 'Serve a poco dire che la nostra regione è rimasta sostanzialmente fuori dalla bufera del metanolo, tutto il vino italiano è In difficoltà: all'estero non fanno distinzioni'. La Giunta regionale ha deciso una campagna promozionale e di educazione alimentare in Italia e sui principali mercati mondiali chiedendo il contributo anche dei consorzi di produttori e alle case vinicole. La Toscana ha una produzione di circa 4,5 milioni di ettolitri di vino dei quali oltre un terzo a denominazione d'origine controllata. E' la regione che, dopo il TrentinoAlto Adige, ha la quota più alta di vini a doc (sono IT). E tre dei sei docg (denominazione di orgine controllata e garantita, il Ootha dell'enologia italiana) sono toscani: Brunello di Montalcino, Vino nobile di Montepulciano e Chianti. Gli altri sono i rossi piemontesi Barolo e Barbaresco e l'Albana, bianco di Romagna. Sulle colline del Chianti, nelle zone dei consorzi Gallo Nero e Putto, dove I casali in pietra e i borghi medioevall sono diventati meta di affermate esperienze agrituristiche, lo scandalo del metanolo è stato patito come il gelo che nell'inverno dell'84 ha .bru- ciato» migliaia di olivi. -Se non si riuscirà a fare pulizia andremo tutti a fondai sentenzia Luigi Cecchi, titolare della casa vinicola fondata dal nonno nel 1893, che oggi vende 6 milioni di bottiglie l'anno. Cecchi è anche il presidente dell'Unione italiana vini, l'organismo che raggruppa la maggioranza delle aziende imbottigliatrici. •Abbiamo già deciso di espellerere tutti coloro che risulterancolpevolmente implicati nella vicenda- annuncia. Il problema è qualificare la produzione limitando lo strumento delle distillazioni agevolate dalla Cee. Si pensi continua Cecchi - che l'Italia nella campagna 84/85 ha mandato In distilleria vino per oltre 16 milioni di ettolitri su un totale dt 27 milioni distillati dall'intera Comunità. C'è troppo alcol In giro e troppe aziende che lavorano non rispettando le leggi di mercato ma mirando esclusivamente alle sovwemioni. Noi in Toscana dopo il divieto di tagliare con il 15 per cento di altri vini ti Chianti docg, andiamo decisamente meglio*. Le grandi e storiche case vinicole puntano decisamente sul nome e il prestigio dell'etichetta. 'Stiamo ripren dendo le spedizioni. Dopo un primo momento di sbandamento gli ordini dei nostri principali clienti hanno ripreso ad arrivare- annuncia Massimo Marcja, direttore delle esportazioni alla Anti nori. La casa fiorentina fon data nel 1385 e guidata oggi dai marchesi Ludovico e Piero Antinori ha ricevuto al Vin Italy di Verona la «Golden bottle-, premio internazionale assegnato da un referendum tra 170 giornalisti specializzati. Con 10 milioni di bottiglie vendute ogni anno delle quali il 40 per cento all'estero, ha un fatturato '85 di 35 miliardi. L'intuito dell'enologo Giacomo Tachis ha fatto nascere il Tignanello, un rosso di rango che in pochi anni si è inserito alla pari tra i grandi dell'enologia mondiale. E la felice esperienza si è ripetuta con il Sassicaia (costa almeno 25 mila la bottiglia) prodotto nel podere di Bolgheri, proprio accanto al poetico viale carducciano, del marchese Incisa della Rocchetta, cugino degli Antinori. Sono vini passati in «barrique» le piccole botti da 225 litri di origine francese, che hanno profondamente mutato le tecniche di invecchiamento. La Toscana vinicola è avvezza alle novità. Per dare un futuro ai bianchi della regione è nato qualche anno fa il Galestro, prodotto da un consorzio di aziende. E' stato un successo. Ora dalla zona dei Colli della Toscana Centrale stanno lanciando l vini rossi dell'«Alto Predicato». E il rinnovamento non si ferma qui. Nelle cantine toscane sono entrati anche i computers. L'esempio più eclatante è a Montalcino nel podere di 900 ettari trasformato da Villa Banfi — l'azienda italo-americana importatrice negli Usa del Lambnisco delle Riunite — in una fattoria del Duemila. Un calcolatore elabora e control la tutto il ciclo di produzione e di trasformazione dell'uva in vino e i cantinieri hanno i camici bianchi. Solo un secolo fa nella stes sa zona Ferruccio Biondi Santi mise a punto la selezione clonale del vitigno Sangiovese grosso che portò alla nascita del Brunello di Montai- ' cino. Oggi un Consorzio raggruppa quasi tutti i produttori (tranne la casa vinicola Biondi-Santi rimasta in splendido isolamento). « Produciamo tra tutti non più dt un milione e trecentomtla bottiglie l'anno. Il 40 per cento va all'estero nei ristoranti di lusso e nelle grandi enoteche - spiega Gianfranco Soldera. un assicuratore milanese con la passione per il buon vino, proprietario della tenuta Case Basse - Starno l'unica zona d'Italia ad avere ottenuto ti diritto della doppia doc sugli stessi vigneti-. In pratica i produttori di Montalcino, quando l'annata non si presenta adatta per il Brunello, oppure la produzione supera i massimi del disciplinare (80 quintali di uva per ettaro) possono avvalersi della doc «Rosso di Montalcino» un vino più giovane e meno importante del più prestigioso «fratelio«. Il problema in una regione, dove per troppo tempo il vino rosso era chiamato disinvoltamente Chianti, è stato distinguersi. «Noi abbiamo voluto e favorito la nascita della doc Carmignano - 'commenta Vittorio Contini Bonacossi che con il padre Ugo e la sorella Beatrice - conduce la Tenuta di Capezzana, tra Prato e Firenze, 650 ettari dei quali 107 di vigneto - possediamo una storia e una tra- dizione diversa dal Chianti. Un bando del Granduca nel 1716 riconosceva le caratteristiche del vino di questa sona. Oggi gli assaggi per la doc avvengono pubblicamennte nella sala del Consiglio comunale. Tutto avviene alla luce del sole. Ora apriremo ancor di più le cantine e t poderi ai visitatori. Abbiamo perfino un accordo con le ferrovie svizzere per ospitare periodicamente gite del loro dipendenti'. E dalla Toscana dei nobili all'Emilia Romagna dei rossi briosi e beverini (10 milioni di ettolitri, il 90 per cento vini da tavola). Lo statunitense Nicolas Belfrage, autore del libro «Life Beyond Lambnisco», tenta una curiosa spiegazione eno-polltica: «7 comunisti come partito di massa hanno favorito nella regione dove sono maggioranza vint dt massa'. 'Ma non per questo poco genuini - assicura Giovanni Guazzaloca. presidente del Consorzio nazionale vini Coltiva (raggruppa 130 cantine sociali) - il nostro Lambrusca ha conquistato ti mondo perchè si adatta a tutti i gusti. Non condividiamo ti principio che distingue la qualità solo in base al presso, dipende anche dalla viticoltura di base che consente alte rese per ettaro e dalle moderne tecnologie di vinificazione'. Alla Giacobazzi, la casa modenese che per prima ha lanciato il vino in lattina (13 miliardi di fatturato, 50% export), puntano proprio sul Lambnisco per rilanciare l'immagine del «made in Italy». 'La lattina è stata Innovatrice - spiega il direttore commerciale Alberto Taver na - ha rotto certi pregiudizi e conquistato molti giovani al vino. Dopo quanto è successo tutto sarà più difficile ma non ci fermiamo. Stiamo già preprando una grande opera' sione fiducia'. Sergio Miravalle