Partita a morie nell'America dei violenti

Partita a morie nell'America dei violenti PRIME FILM: «Vivere e morire a Los Angeles» di Friedkin e «I quattro dell'oca selvaggia II» Partita a morie nell'America dei violenti Scontri, agguati, un poliziotto contro la legge e un falsario sullo sfondo di una megalopoli chandleriana - Protagonista William Petersen VIVERE E MORIRE A LOS ANGELES di William Friedkin con William Petersen, Willem Dafoe, John Pankow. Produzione americana a colori. Poliziesco. Cinema Ambrosio di Torino, Manzoni di Milano, Supercinema e Cola di Rienzo di Roma. A Los Angeles si vive con rischio, si muore senza motivo e si uccide senza rimorso, in questo film presentato all'ultimo Festival di Berlino. William Friedkin di Cruising, de /{ braccio violento della legge e de L'esorcista usa la partita a morte tra un falsario molto intelligente e un poliziotto speciale molto violento, la fotografia stupefacente di Robby MUller, la musica bella di Wang Chung e il proprio stile veloce, aggressivo, splendente, estremo, per ripercorrere situazioni e personaggi classici del poliziesco metropolitano. Dunque scontri, agguati, disperati Inseguimenti a piedi e in automobile, ragazze sfruttate, avvocati loschi, potenti corrotti, la tetra testarda volontà del poliziotto di vendicare l'uccisione del suo compagno e i dissensi all'interno della nuova coppia poliziesca, dove uno non rispetta la legge e l'altro vorrebbe rispettarla: del romanticismo néro-polizia non manca nulla. C'è anzi in più un'enorme spettacolare violenza (un kamikaze fasciato di dinamite esplode nell'aria, arde un rogo gigantesco, le automobili carambolano in corse devastanti e fantastiche) accostata alla raffinata sapienza tecnologica del lavoro criminale del fabbricante di dollari falsi. Ma l'essenza del film, emozionante e irritante, sta in due ritratti II ritratto di una Los Angeles non inedita, però guardata bene: squallida, bellissima, popolata di relitti californiani, nera e sentimentale come In un racconto di Chandler, atroce come nella realtà contemporanea. E il ritratto del protagonista, che è uno di quegli odiosi agenti dei corpi speciali, eroi d'una società disgraziata: uno di quelli che corrono, spaccano, puntano la pistola, sgomma- no, schiaffeggiano donne, saltano con le scarpe da tennis, sfondano le porte coi piedi, torcono'braccia, entrano nelle case da bulli padroni, pigliano la gente a calci nelle reni, violano ogni legge e non rispettano alcun diritto. Qui, questo tipo detestabile non soltanto dal punto investigativo non combina niente o quasi, ma alla fine viene pure ammazzato: per lo spettatore è una gran soddisfazione, per il film rappresenta 11 finale imprevisto e l'ottica diversa che danno una dimensione in più. 1.1. Williani Petersen e Darlanne Fluegel nel film di Friedkin

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