Accuse della Cee all'Italia Inquinate le vostre acque

Ac€use dèlia Cee all'Italia Inquinale le vostre acque Denuncia alla Corte di Giustizia se non ci sarà risposta Ac€use dèlia Cee all'Italia Inquinale le vostre acque DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — La Commissione Cee ha messo l'Italia sotto accusa in merito all'inquinamento delle acque sotterranee, in particolare della falda freatica: affermando che 11 nostro Paese «non ha correttamente recepito nel diritto nazionale le disposizioni di una direttiva comunitaria del dicembre 1979', costruendo un «casus» che si basa su un episodio rilevato in Campania e Basilicata, ma che in realtà è sintomatico di una situazione generale, la Cee chiede spiegazioni nel termine perentorio di due mesi. Se il governo italiano non sarà in grado di soddisfare la richiesta comunitaria, la documentazione potrà essere trasmessa alla Corte di Giustizia di Lussemburgo. L'atto d'accusa è contenuto in una lettera di nove pagine che 11 commissario Stanley Clinton Davles ha inviato il 3 aprile al ministro degli Esteri Giulio Andreottl. Nel documento si ricordano anzitutto le tappe delle contestazioni comunitarie, espresse lungo l'arco degli ultimi due anni ma attualizzate dai piti recenti episodi di avvelenamento delle acque (a Casale Monferrato, per esempio). Olà nel maggio '84 la Cee registrò un reclamo sull'inquinamento della falda freatica in Campania e Basilicata, dovuto a «industrializzazione selvaggia*: all'Italia, subito informata, furono richieste informazioni nonché un parere sull'osservanza delle disposizioni contenute nella direttiva comunitaria concernente la -protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento provocato da certe sostanze pericolose: Le risposte date dal nostro governo, che si rifaceva alle leggi Merli (1976 e 1979) e negava il fenomeno dell'industrializzazione incontrollata, sono state ritenute interlocutorie; l'atteso rapporto, d'altra parte, non è mal pervenuto a Bruxelles. Di qui il clamoroso passo. L'atto di accusa si articola in nove punti, dei quali i più importanti sono 1 seguenti: 1) la direttiva Cee si pone come obiettivi la prevenzione dell'inquinamento, la riduzione e l'eliminazione di quello già in atto. La legislazione italiana, invece, parte dal principio della fissazione di limiti di accettabilità degli scarichi in tutte le acque: un approccio statico; 2) la Cee vieta qualsiasi scarico diretto e prevede un'indagine preventiva per gli scarichi indiretti. La legislazione italiana, si legge nella lettera di Clinton Davies, «non vieta qualsiasi scarico diretto. Inoltre indica parametri chimici, fisici e microbiologici, ma non composti organistannici. (...) Mancano inoltre la maggior parte delle sostanze che possiedono un potere cancerogeno o mutageno'; 3) per quanto riguarda un secondo gruppo di sostanze velenose (antimonio, molibdeno, titanio, berillio, uranio, vanadio, cobalto, tallio, tellurio, argento, carbammati, fungicidi, organosolforati, organosilicati tossici) si osserva che «non compaiono nella regolamentazione italiana* in tenia di limitazione dell'immissione nelle acque; 4) secondo la Cee le indagini preventive 'devono comprendere uno studio delle condizioni idrogeologiche e dell'eventuale capacità depurativa del suolo e del sottosuolo*. La legislazione italiana prevede invece 11 rilascio di autorizzazioni, secondo Clinton Davies, • senea condizioni preventive*. Gli altri punti riguardano termini per le concessioni di discarica, regimi di autorizzazione ed 1 relativi rinnovi, controllo degli scarichi. Un dossier che fa sottolineare a Palazzo Berlaymont la presenza di «un reclamo giuridicamente fondato»; con l'aggravante della 'mancanza di risposta pertinente' da parte dell'Italia. All'Italia si concedono due mesi per fornire tutte le risposte; poi, se queste saranno giudicate inadeguate o se mancheranno del tutto, la denuncia, G^yano

Persone citate: Clinton, Clinton Davies, Davies, Giulio Andreottl, Stanley Clinton Davles