Cossiga, segno di speranza a Berlino di Mario Ciriello

Cossiga, segno di speranza a Berlino Un omaggio alla Resistenza conclude la visita del Presidente in Germania Cossiga, segno di speranza a Berlino Appello ai giovani contro ogni possibile risorgere della barbarie - «Il Muro è una cosa stupida» DAL NOSTRO INVIATO BERLINO — Venticinque aprile a Berlino. Il borgomastro della citta, Eberhard Diepgen, ha accolto Cossiga con queste parole: «Con la sua visita a Berlino, e in particolare al Sacrario di Plótzensee, nel giorno in cui l'Italia commemora la liberazione dal fascismo, Lei, egregio Presidente, pone un segno di speranza e di amicizia.. Un'analisi corretta. Un «segno di speranza., perché Cossiga ha rievocato le ombre sanguinose del passato, ma ha indicato altresì le luci del futuro. E un «segno di amicizia. perché l'appuntamento berlinese ha aggiunto nuove pagine a quelle già scritte nei giorni scorsi sui legami, antichi e nuovi, tra Italia e Germania. Ore dense d'emozioni, per il nostro Presidente: prima, a Plotzensee, dove ha visto un microcosmo del barbarico universo nazista,-indi, dinanzi al Muro, testimonianza agghiacciante di una catastrofe, cominciata e conclusasi in soli 12 anni, fra il '33 e il '45. : Un anonimo berlinese ha scritto su quella barriera di cemento: .Anche per questo Muro, dobbiamo ringraziare il nostro caro Adolfo.. Osservazione acutissima. Ora, però, il Muro è anche una frontiera tra due mondi: e Cossiga ha mormorato: .Prima di esaere una cosa tragica, è una cosa stupida.. Il Presidente, sempre accompagnato da Andreotti, era giunto a Berlino Ovest da Stoccarda, poco prima delle 10. Ha lasciato l'ex capitale alle 16,30 e, via Hannover, ha raggiunto Wolfsburg, per un incontro con i molti italiani della Volkswagen. Poi, ritorno ad Hannover e, infine, alle 20,45, partenza per Ciampino, per l'Italia. S'è conclusa, cosi, una missione durata ben cinque giorni, che ha permesso a Cossiga di esaminare questioni politiche ed economiche, di valutare i successi ma anche le angustie della vasta comunità italiana (oltre mezzo milione) e di riaffermare i valori della cultura, quale linfa unificatrice della nuova Europa. Faceva freddo, il cielo era grigio: e tristemente grigie erano le mura del Sacrario di Plotzensee, creato nel '52 per ricordare tutte le vittime, ovunque, della «Hitlerdiktatur 1933-45.. H Sacrario sorge laddove era il penitenziario di Plotzensee: e si è conservata la nuda, allucinante camera dove furono impiccate (appese a ganci da macellaio) o, talvolta, decapitate circa 2500 persone. Qui furono ammazzati molti degli antinazisti che parteciparono all'attentato del 20 luglio '44 (non, però, von Stauffenberg, fucilato altrove) e le esecuzioni continuarono fino agli ultimi giorni del conflitto. Una grande urna raccoglie terra di tutti i campi di sterminio. Cossiga ha parlato all'aperto, dinanzi all'alto muro commemorativo. . Anzitutto, un appassionato omaggio alla Resistenza tedesca. «La testimonianza di questi martiri, di queste vittime, dai più in Europa ignorata, si consumò quasi sempre nell'isolamento e nella solitudine, forse anche nell'incomprensione dei molti, circondata dalla freddezza o dall'ostilità di un ambiente irretito dai falsi idoli e paralizzato dalla paura.. Poi, l'omaggio alla nostra Resistenza, .preparatasi nel segreto delle coscienze., con .il pesante sacrificio di tutte le componenti della società italiana, cristiani, ebrei, non credenti, progressisti e conservatori, laici e pastori d'anime, socialisti, comunisti, democratico-cristiani e liberal-democratici, repubblicani e monarchici.. Più i militari, d'ogni grado. Ma questo rito, a ricordo di «quanti morirono avendo negli occhi l'estrema Immagine di questi poveri muri intrisi di sangue., dev'essere «qualcosa di più di una commemorazione.. Deve offrire un esempio. .Soprattutto ai giovani, desideriamo rammentare che la tutela della pace e della libertà richiede un costante impegno personale sulla via delia ragione, della cooperazione, dell'amicizia. Ognuno di loro, ognuno di noi, ha la responsabilità di dare un coerente, quotidiano contributo affinché la comunità di valori che ci unisce possa garantirci sempre contro ogni possibile risorgere della barbarie». Poi, visita al Municipio (Rathaus) di SchOneberg — da quarant'anni, sede, altresì, del governo (Senato) di Berlino Ovest — il severo edificio dal cui ingresso John F. Kennedy pronunciò nel '63 la celebra frase: .Ich bin ein Berliner.. Dopo SchOneberg. l'imponente Reichstag, a pochi metri dal Muro. Da un balcone, Cossiga, che a Berlino fu nell'agosto '61, quando il muro cominciò a tagliare la città, osserva la truce barriera che si snoda per oltre 160 chilometri, tra le due Berlino e tra Berlino Ovest e la Germania Est. Il Presidente non parla, scuote il capo, pensoso. Mario Ciriello

Persone citate: Andreotti, Cossiga, Eberhard Diepgen, John F. Kennedy, Rathaus