Designer, profeta frustrato

Designer, profeta frustrato Designer, profeta frustrato Un certo clima spaziale sembra avere conquistato i designers che espongono i loro prototipi negli stand dei .carrozzieri, al Salone di Torino. Il tetto di molte vetture è diventato una cupola aerodinamica trasparente, il volante una cloche da guerre stellari, costellata di pulsanti che azionano, invece di un raggio laser, un modesto tergicristallo. L'automobilista del prossimo secolo non avrà nemmeno più una portiera da aprire: come il pilota di un Jet militare si infilerà nell'abitacolo sollevando l'intero tettuccio. Ma somiglierà davvero ad un aereo con quattro ruote l'auto che guiderà chi avrà vent'annl nel Duemila? Ammirate in questi giorni da migliaia di visitatori, le vetture «spaziali, del Lingotto dovrebbero anticipare una tendenza che non rientra per ora nei piani delle grandi case automobilistiche. Più che una proposta sembrano uno sfogo: quello di designers costretti a fare i conti con i vincoli dell'industria e che hanno solo nei Saloni la possibilità di mostrare dove possono portare, anche nel campo automobilistico, tecnica e immaginazione. •Queste — ammette Giorgio Giugiaro, autore di uno dei prototipi spaziali, la Incas — sono vetture da Salone, progettate per fare vedere quello che i centri di design possono ideare e costruire. Poi quando si tratta di produrle, le auto finiscono con l'assomigliare a quelle che vediamo tutti i giorni: un volante, un solido tetto, quattro portiere: .Spesso — confessa Filippo Sapino, responsabile della Ghia, il centro stile Pord — noi designer giochiamo a fare i profeti, ci assumiamo il diritto di indicare come saranno le auto tra dieci, venti anni. Ma questo lavoro diventa sempre più frustrante. Poche Case danno spazio ai profeti, molte invece ritengono che a decidere come fare un'auto debba essere una sola persona: il cliente'. Abituati per molti anni a lavorare in solitudine con una matita e un foglio di carta, i designer hanno dovuto imparare a fare i conti con le ricerche di mercato e con le indicazioni degli staff tecnici delle Case. Hanno cosi scoperto che un modello nuovo non può permettersi di esse¬ re troppo ardito o di anticipare troppo i tempi, pena un clamoroso fallimento. .Tutto sommato — spiega Sapino — è una fortuna poter sgranchire ogni tanto la mente con qualcosa di veramente nuovo. I Saloni sono l'unica occasione di continuare ad essere creativi individualmente, di uscire con degli esercizi di stile dalla gabbia della produzione, del mercato, dei problemi di omologazione». Esercizi non sempre utili, ma di grande richiamo per attirare pubblico e industria, e concludere contratti per collaborare alla progettazione di vetture più tradizionali. Pochissimi prototipi da Salone hanno avuto l'onore di una consistente produzione di serie. E anche le stesse auto «sperimentali, (l'ultima, della Rover, esordisce a Torino) stanno rivelando una vocazione più legata al desiderio di stupire che a risultati concretamente applicabili: la .Probe, della Ford, giunta alla quinta edizione, ha raggiunto un coefficiente aerodinamico migliore di quello del caccia americano F-15. Un bel record, ma più utile a un veicolo con le ali che non a quelli che per muoversi devono, nonostante tutto, ancora servirsi delle ruote. Vittorio Sabadin Si chiama «Alien» questo prototipo di coupé sportivo presentato dalla carrozzerìa inglese IAD. Nome appropriato, per l'aspetto inconsueto: il vano motore è visualmente staccato da un abitacolo decisamente ispirato a una capsula spaziale. Il volante è una «cloche» di derivazione aeronautica

Persone citate: Alien, Filippo Sapino, Giorgio Giugiaro, Sapino, Vittorio Sabadin

Luoghi citati: Torino