Sull'assemblea di Azione cattolica l'ombra di Comunione e Liberazione di Marco Tosatti

Sull'assemblea di Azióne cattolica l'ombra di Comunione e Liberazione Da oggi al centro del dibattito la successione del presidente Monticene Sull'assemblea di Azióne cattolica l'ombra di Comunione e Liberazione roma — Mille delegati di Azione cattolica vivono da oggi fino a domenica a Roma, alla Domus Pacis, l'assemblea nazionale più attesa e tormentata della storia recente dell'associazione. E' la 6' Riunione plenaria; con essa si chiude il periodo Monticone, due trienni consecutivi, segnati dalla «scelta religiosa». L'assemblea è stata preceduta da polemiche, attacchi e scontri che hanno obbligato a intervenire persino il vertice della Conferenza Episcopale Italiana. E mai come in questa assemblea l'esito è incerto. «La lotta delle anime», titolava ieri «il Sabato», il settimanale vicino a Comunione e Liberazione, che segue con attenzione e interesse il travaglio subito dall'associazione in un certo modo concorrente. Le due anime sarebbero quella di ispirazione montlconiana — aperta al dialogo dentro e fuori la Chiesa, con uno stile discreto, di presenza non aggressiva — e un'altra, più rumorosa, che ricorda l'Azione cattolica Anni Cinquanta, più disposta a schierarsi in battaglie di vario tipo, magari anche politiche e a scendere in piazza. Alberto Monticone, 54 anni, professore di storia all'università, non si ricandiderà alla presidenza; per farlo avrebbe dovuto fruire dell'avallo di un'ampia maggioranza in Consiglio nazionale (che forse c'era), ma soprattutto della simpatia e dell'appoggio di vertici eccesiaU. E non avrebbe dovuto esserci nessuna polemica. Invece, gli ultimi anni della sua gestione sono stati pun teggiati da attacchi (persino sugli i4cto Diurna, il fondo del direttore dell'Osservatore Romano), screzi e incomprensioni, che lo hanno convinto della necessità di anticipare di vari mesi l'asserii' blea nazionale, con un duplice scopo. Abbreviare il periodo di «interregno», e bruciare sul tempo gli avversari della sua linea. Non sono pochi; ma soprattutto occupano posti importanti, nella stratta ra gerarchica della Chiesa e anche nel cuore di Giovanni Paolo n. Fra di loro si possono contare, oltre al direttore dell'Osservatore Romano, Mario Agnes, alcuni esponenti dell'ala «benelliana della Segreteria di Stato, e naturalmente Comunione e Liberazione, il movimento verso cui Giovanni Paolo II, almeno nel primi anni di pontificato, ha dimostrato un favore particolare. All'interno dell'Azione cattolica si sono schierati contro di lui, in maniera clamorosa, ma solo alla vigilia dell'assemblea, i dirigenti nazionali dei movimenti giovanili, meritandosi una severa reprimenda anche dal card. Ugo Potetti, presidente della Conferenza episcopale italiana. I vescovi italiani, e soprattutto i sacerdoti di Azione cattolica, vedono con simpatia l'opera di Monticone. Lunedi scorso al Consiglio di Presidenza della Cei è stata sottolineata con disappunto la scelta di Avvenire, 11 gior naie dei vescovi, che ha pubblicato in prima pagina qua! che giorno fa un'intervista con Dino Borio, avversario dichiarato di Monticene, in corsa per la presidenza e in ottimi rapporti con Ci. Avvenire è affidato in pratica a CI, e il suo ex direttore, Piergiorgio Liverani, uno del candidati più quotati della linea «non monticoniana» alla presidenza è ben visto soprattut¬ to dal vicario di Roma, card. Ugo Poletti. Il principale favorito dell'.area Monticone» è invece Raffaele Cari anzi, di 47 anni, avvocato dello Stato a Napoli, ma alle sue spalle c'è una rosa di altri possibili candidati di riserva. Nei giorni scorsi l'agenzia Adista ha fatto circolare la notizia di un possibile intervento vaticano. I palazzi pontifici potrebbero imporre un loro candidato «di mediazione», nella persona di Alberto Migone, direttore del giornale diocesano di Firenze. L'assemblea non eleggerà direttamente il presidente; ma dal consiglio nazionale, scelto dai mille delegati, emergerà la proposta di uno o più nomi da sottoporre al l'approvazione della presidenza della Cei. E, in ultima analisi, del Papa. Marco Tosatti CATANIA — Angelo Chiove, 32 anni, maresciallo del 62° Battaglione corazzato di stanza a Catania, è stato tra volto e ucciso da un carro armato. L'incidente è avvenuto durante una manovra nel deposito militare di San Giù seppe Larena,

Luoghi citati: Catania, Firenze, Napoli, Roma