Il futuro e gli alieni di Furio ColomboGianni Vattimo

Il futuro e gli alieni FURIO COLOMBO NEL PIANETA GIOVANI Il futuro e gli alieni Casa fard da grande, l'ultimo libro di Furio Colombo (ed. Mondadori) non è principalmente un libro sui giovani, come il titolo, un po' riduttivo, lascerebbe credere. E' inve. ce un saggio sul futuro, guardato in una prospettiva insieme sociologica e morale che, come genere letterario, sta a metà strada fra la sociologia descrittiva di tipo anglosassone e una sociologia critica le cui radici risalgono a Adorno e alla Scuola di Francoforte. Della tradizione anglosassone (sociologica e giornalistica) ha il gusto per la descrizione e l'analisi empirica dei fatti sociali; ma la radicalità dell'atteggiamento critico, l'esplicito pessimismo, la capaciti di far scaturire una verità di portata essenziale dall'accostamento di fenomeni sociali inosservati o marginali sono sicuramente un'eredità della sociologia filosofica europea. I giovani, naturalmente, nel libro c'entrano: non tanto perché, biologicamente, il futuro appartiene a loro; né perché, come ha pensato il giovanilismo sessantottesco, siano i portatori di nuovi, positivi modelli di esistenza destinati fatalmente a soppiantare crucili vecchi; ma perché, in quanto gruppo sociale, sono un esempio emblematico di tutti i fenomeni di separatezza che, contrariamente a quanto ci si aspettava fino ad alcuni decenni fa, tendono inevitabilmente a prodursi nella nostra società della massificazione e della omologazione. Gò che colpisce di più Colombo, .e i suoi lettori fin dai primi capitoli, sono quei fenomeni «inspiegabili» che fanno apparire il mondo giovanile come un pianeta misterioso pieno di minacciosa estraneità. Esempio: nel biennio 1983-84, in due zone lontanissime fra loro degli Stato Uniti, si è verificata una serie di suicidi di lettiagers, al ritmo regolare di uno al mese. I ragazzi suicidi non erano particolarmente poveri, né figli di famiglie disastrate, né drogati o. altro: non si è trovata nessuna spiegazione plausibile, il mistero rimane. Su fatti come questi, molto numerosi e spesso impressionanti, lavora l'analisi di Furio Colombo, con il risultato di scoprire il mondo giovanile come un mondo di alieni, di stranieri di cui sappiamo sempre meno. ** I giovani, tuttavia, non sono i soli alieni del nostro mondo: tutta la nostra società — quella occidentale, ma anche le società del Terzo Mondo — nonostante o proprio a causa della forza «omologante» dei mass media, tende a creare una miriade di culture «private»: ci sono i movimenti delle minoranze, che spesso, per bisogno di identificazione, ricreano le barriere e i ghetti che volevano abolire; c'è la cultura della droga, con i suoi rituali, i suoi gerghi, le sue appartenenze; ci sono le nuove sette religiose fondamentaliste, che in alcuni Stati americani sono riuscite a imporre alle scuole pubbliche, per esempio, di non parlare di evoluzionismo nell'ora di scienze, o di non proporre ai ragazzi test a più risposte (tipici di tutte le scuole americane) per non svegliare in loro dubbi e una pericolosa capacità di scelta e di critica. Le culture private non sono un'esclusiva del mondo occl dentale: nella stessa categoria rientrano i vari settarismi islamici (Khomeini o Gheddafi) e quelli che, con motivazioni teoriche diverse, insanguinano Paesi come la Cambogia o lo Sri Lanka o altre regioni del Terzo Mondo cadute preda di una furia distruttiva difficilmente spiegabile ih puri termini politici. I fenomeni che Furio Colombo studia, in effetti, non si possono unificare e spiegare con categorie politiche: non dipendono dalle relazioni tra gli Stati, né dalle forme di governo. Interessano l'America e l'Occidente industriale, ma allo stesso titolo il Terzo Mondo. E' vero che nell'analisi non rientrano i Paesi europei del sistema sovietico. Ma, probabilmente, è proprio perché la spiegazione che Colombo ha in mente è legata ai mass media, cinema e televisione soprattutto, la cui rete uni fica bensì Occidente e gran del Terzo Mondo, ma parte de non si è ancora estesa così capillarmente nell'universo sovietico, almeno non con gli stessi contenuti (Dallas, Dynasty) nostri. 11 paradosso che percorre tutto il libro, e cioè il fatto che la società dei mass media, invece di produrre omologazione e appiattimento, produce separatezze, settarismi, gerghi, insomma pianeti estranei l'uno all'altro, si spiega solo con la logica della spettacolarità. Furio Colombo, nemico di ogni eccesso sistematico, non lo fa, ma si può cercare di orientarsi nello sterminato materiale del suo libro organizzandolo sulla base di questa categoria. Anzitutto, nel sistema dello spettacolo vige la divisione tra divo e pubblico. Il divo, però, si riconosce solo distinguendosi da altri divi, ciascuno con il suo pubblico. E' così che, nella società spettacolarizzata, nascono sette, gerghi, culture private. Ma questa struttura elementare si articola m'mólti" rftodir Per esempio: il sistema dello spettacolo, per i mantenersi, deve lasciar credere al pubblico che potrà a propria volta diventare divo. Di qui la mobilità del sistema: una mobilità che estende la sua forza di modello fino' all'economia, nella quale oggi sempre più si esalta quella che Colombo chiama l'economia portatile, dove non trionfa più il capitano d'industria, ma il finanziere di ventura (che inventa brillanti operazioni finanziarie, non produce merci e quindi, apparentemente, non sfrutta il la voro altrui); oppure, su un altro versante, il giovane genio inventore di nuovi giochi elettronici, di nuovi programmi per computer. Il sistema dello spettacolo, però, è in fondo una cultura drogata: esalta l'eccesso in tutte le forme, giacché per imporsi nel gioco dei divi bisogna rendere al massimo, riuscire nel «colpo grosso», in definitiva abituarsi alla violenza. Se questo è — schematicamente — il nostro presente, non ci sono molte speranze rosee per il futuro. Non ci si può aspettare molto, secondo Furio Colombo, dalla diffusa sensibilità ecologica che sembra far presa sui giovani (e per la quale, nonostante tutto, egli usa, fotse l'unica volta nel libro, il termine speranza): è una cultura che, nel suo latente anarchismo, va troppo d'accordo con l'individualismo dell'età di Reagan (Rambo, la capacità di sopravvivere autonomamente in una condizione naturale») e con l'idealizzazione dell'economia portatile tipo Silicon Vallcy. Qualcosa di più .Colombo si aspetta dalla riscoperta dcl'educazione umanistica: i le scuole americane cominciano ad accorgersi che non si lotta contro i settarismi e i gerghi intensificando la gergalità specialistica della scienza e della tecnica; occorre invece — ha detto di recente una commissione governativa di esperti americani che non includeva umanisti ridare centralità e peso all'insegnamento della storia, della letteratura, della filosofia; insomma alla lingua comune della nostra tradizione culturale, il solo antidoto di cui per ora disponiamo per evitare la caduta nella barbarie dei dialetti e nella violenza delle sette. Gianni Vattimo

Persone citate: Furio Colombo, Gheddafi, Khomeini, Rambo, Reagan

Luoghi citati: America, Cambogia, Francoforte