Come nasce un corrotto di Claudio Cerasuolo

Come nasce un corrotto Processo petroli: depone ex comandante della Tributaria milanese Come nasce un corrotto «Ero ossessionato dalla paura dei trasferimenti: la situazione era di generale corruttela, ho cercato di sopravvivere» - L'ex presidente dell'Agip Pileri conferma una tangente di 420 milioni a de, psi e psdi - Complessivamente sono finiti a partiti un miliardo e 200 milioni TORINO — E' uscito di scena Bruno Musselli, che ha «surriscaldato» il clima del processo con le sue rivelazioni su una tangente di un miliardo e 300 milioni pagata all' Agip nel '73 e finita, almeno per un terzo, a tre partiti, de, psi, psdi. Ma l'atmosfera In aula resta incandescente, perché ora salgono sul banco degù imputati gU alti ufficiali della Finanza corrotti. Ieri è toccato al colonnello Dante Vigoni, 57 anni, ex comandante deUa Tributaria di Milano, sezione idrocarburi: uno degli incarichi di maggiore responsabilità per la repressione delle frodi. Le sue confessioni hanno messo nei guai mezzo establishment delle Fiamme Gialle, dai marescialli fino ai vertici, l'ex comandante generale Raffaele Giudice e l'ex capo di Stato Maggiore della Finanza, Donato Loprete. Per giustificare le centinaia di milioni presi dai petrolieri Vigoni ha detto: «Ero ossessionato dalla paura dei trasferimenti. La situazione era di completa collusione e corruttela in tutto il Nucleo di Milano e anche altrove. Mi comportai così cercando di sopravvivere'. Nell'ottobre del '75, non appena Vigoni arriva a Milano, trasferito da Trieste, Salvatore Galassi, ex ufficiale passato tra le file dei contrabbandieri, gli combina l'incontro con il petroliere Giuseppe Mancini, 63 anni, quasi una «visita di dovere» (stando a quanto poi confermerà in aula lo stesso Galassi). Racconta Vigoni: -Alla cena erano presenti alti ufficiali della Finanza, magistrati, autorità. Mancini era presidente della Pro Patria, titolare di una decina di aziende, aveva vinto un premio a Busto Artista, il Bus tocco, credo, insomma era un personaggio Dal fondo dell'aula Inter viene Mancini: «Un premio serio, l'unico per cui non ho pagato!: Vigoni: ^Mancini rum mi patio subito di soldi, mi disse che se avesse avuto dei problemi si sarebbe rivolto a me'. Il presidente Aragona chiama a confronto Galassi per sapere chi sollecitò l'incontro. Galassi: «vigoni voleva fare la 'visita di dovere': Pubblico ministero Corsi: •Che cosa intende per "visita di dovere'?: Galassi: .Una visita fatta a delle persone che potevano fargli dei piaceri, che gli avrebbero garantito la tranquillità del posto, niente più trasferimenti, e quattrini: Il confronto Vlgoni-Mancini riserva particolari ancora più «crudi» delle corruzioni già ammesse dal colonnello. Ha detto Mancini: «Mi sono arrabbiato con Vigoni prima e poi con Formato (altro ex ufficiale passato nelle file dei contrabbandieri, ndr) perché avevo saputo che il maggiore Ricucci, che lavorava con Vigoni, scalpitava per una verifica ad una delle mie aziende, la "Petrolfire". Ma come, gli ho detto, io pago fior di milioni per stare tranquillo e quello vuol farmi la verifica?». Dal banco dei detenuti, Umberto Ricucci contesta l'episodio. Anche Vigoni sposta la data dell'incontro con Mancini, e quindi il fatto di essere sul suo libro-paga, più avanti nel tempo, nel marzo del '76, mentre la verifica alla «Petrolfire», poi insabbiata, è del 19 novembre '79. Mancini perde la pazienza e la sua frase è una sferzata per 11 colonnello: •Caro Dante, il fatto è che tu non avevi il carattere per affrontare certi problemi. Io le date non le ricordo bene ma so che fin dall'autogrill di Saranno ti passavo dei milioni». L'incontro all'autogrill con Vigoni, il secondo, è dell'ottobre '75, quindi 1 conti cominciano a quadrare. ' É1ffileriiò'gattìrfò'''di Vigo'ru continuerà martedì prossimo, alla ripresa del "processo:'Gli episodi di corruzione in cui è coinvolto sono numerosi: 50 milioni da Mancini (2 al mese, 20 milioni in una sola volta per bloccare l'Intervento di altri finanzieri in un'azienda del petroliere a La Spezia); 5 milioni al mese ciascuno da Saverio Catanese e da Rinaldo Bardelll e da Ernesto Tarn a col di; 60 milioni per restituire a Bruno Catanese documenti compromettenti sequestrati dalla Finanza; 20 milioni dal cavalier Boatti per una verifica complacente alla raffineria «Sanquirico» di Genova. Sono frattanto emersi altri particolari sulla tangente di un miliardo e 200 milioni di cui ha parlato Musselli l'altro giorno. Un terzo della somma, 420 milioni, frazionati in assegni da 10 milioni, intestati a un nome di fantasia e consegnati da Musselli ad Angelo Pileri (che nel '73 era direttore generale e sarebbe poi diventato presidente dell'Agip fino all'83), fini nelle mani del segretari amministrativi di tre partiti, de, psi, psdi. Pileri, indiziato di concussione dal giudice Vaudano, ha negato che la tangente sia passata per le sue mani, ma ha ammesso che «esiste un riscontro contabile dell'operazione, tramite il Credito Artigiano di Milano, da cui usci il denaro... gli assegni sono pervenuti per la de, la maggiore beneficiaria, all'on. Filippo Micheli: Sempre stando a quanto dichiarato da Pileri al magistrato «Musselli gli disse che la tangente era destinata a finanziare partiti politici o correnti e che il 'discorso' era stato combinato tramite una persona di Milano, qualche segreteria del dottor Cefis o dell'ingegner Girotti. All'epoca il dottor Diana e il signor Barboni erano nelle segreterie particolari della presidenza dell'Eni-Agip. Diana e Barboni erano formalmente dipendenti della Snam a Milano».. . . , ' . Claudio Cerasuolo

Luoghi citati: Genova, La Spezia, Milano, Torino, Trieste