E «Jonathan» si rovina per mania di grandezza

.i «Jonathan» si rovina per mania di grandezza Nel tentativo di battere «Spot» si dilata la trasmissione di Italia 1 .i «Jonathan» si rovina per mania di grandezza La Rai di giovedì ha piazzato prima i clamori della Corrà e ora quelli della Gaggi con il deliberato proposito di contrastare Mike Bongiorno che, pur essendo sempre più affogato nella pubblicità di pannolini per sederini di bambini e di brodi e brodetti in dado, viene dall'azienda pubblica considerato un avversario ancora pericoloso. Adesso di martedì Italia 1 rende la pariglia cercando di fare concorrenza a Spot con una mega edizione di Jonathan. Afa se l'azione di stasera non appare impossibile — Goff pi e Bongiorno agiscono entrambi nel ruolo di imbonitori di un'unica chiassosa fiera televisiva insufflata di sponsorizzazioni — l'impresa di Italia 1 del martedì ha tutte le difficoltà di una scalata di sesto grado superiore. Spot è un osso duro da attaccare. Non dico che sia la sola rubrica giornalistica valida esistente in tv; non dico che non possa avere dei difetti (a volte certi servizi sono troppo velocemente delineati e avrebbero bisogno di un fiato maggiore). Però è una trasmissione molto viva, che -morde- nella realtà, che esce dalla consueta dimensione del dibattito in studio o dalla tradizionale inchiesta per stabilire una diretta comunicazione con il pubblico attraverso un conduttore spregiudicato, non ufficiale, autorevole come Biagi. E il richiamo è sempre in ogni caso forte perché si sa che ciascuna puntata contiene sempre un intervento polemico su personaggi e temi di attualità. L'altro ieri l'indice di ascolto dev'essere andato alle stelle per via dell'intervista a Gheddafi. A proposito della quale, è noto, sono stati versati i classici fiumi d'inchiostro, e SU cui aggiungerei soltanto due postille: 1) dopo averla vista e aver constatato che nulla è stato fatto per -rendere simpatico- il colonnello, ci si chiede il perché della soppressione di una settimana fa e del rimando ad oggi; 2) l'intervista funzionava ancora (nonostante che in mezzo siano corsi altri fiumi di inchiostro su incontri con Gheddafi), ma trasmessa martedì 15 aprile avrebbe avuto il valore, che in effetti aveva, di scoop mondiale: la Rai — per ora — detiene il predominio nel campo dell'informazione, è una sua potente arma a patto che si tratti di un'informazione veramente libera, non soggetta a pressioni e imposizioni politiche, altrimenti il pubblico, che non è stupido, dirà di no. Tornando all'efficacia di Spot (che la direzione generale Rai dovrebbe tenersi ben stretto anziché -disturbare-), come riuscire a fargli concorrenza? Jonathan è un rotocalco che sino ad ora ha azzeccato una formula turistico-sportivo-spettacolare, e ha avuto gran successo: reportages nazionali e internazionali, visioni di mondi eccezionali e performances di atleti e di esploratori davano allo spettatore in pantofole e in poltrona l'emozione e il brivido dell'avventura da superman. Per la verità c'è chi rifiuta, irritato, di vedersi infliggere attraverso un filmato esaltanti esperienze ■■• àWrWPWritl CTS* •ttrttó ■una platèa'che invece' ss ne compiace. Comunque Jonathan sino ad ora ha avuto un suo agile formato, una sua misura pia¬ cevole, un suo ritmo. Il maxiprogramma di oltre due ore e mezzo è una dilatazione faticosa e inopportuna dell'originale con splendidi pezzi (il deltaplano) persi in un mare di roba, con Fogar che sembra aumentare via via il tono enfatico, e con un lungo intermezzo di modesti telefilm fantastici che non c'entrano nulla con la trasmistione. Due risultati negativi: per la mania di grandezza si i voluto guastare una trasmissione che andava bene; e se si pensava di poter togliere pubblico a Biagi almeno per l'ora e mezzo che dura Spot, è un'illusione che è bene togliersi subito. Ugo Bozzolai»

Persone citate: Biagi, Bongiorno, Corrà, Fogar, Gheddafi, Goff, Mike Bongiorno

Luoghi citati: Italia