Calzaturificio di Firenze spediva scarpe ed eroina

Calzaturificio di Firenze spediva scarpe ed eroina Processo d'appello per il traffico con gli Usa Calzaturificio di Firenze spediva scarpe ed eroina 1CFIRENZE ^ Tutti i guai della banda internazionale dt | trafficanti di droga cominciarono quando la squadre mobile di Firenze fece Irruzione nel calzaturificio «Graziella» di Gaetano Giuffrida. Nelle 160 scatole piene di scarpe dirette negli Usa erano nascosti altrettanti pacchetti da mezzo chilo d'eroina. Ottanta chili in tutto, il più clamoroso sequestro di droga mai registrato in Italia. Ieri, nella superprotettà aulabunker di Santa Verdiana è cominciato il processo d'appello contro l'organizzazione che aveva messo su un traffico fra Italia e Usa. I personaggi principali sono due: Tommaso Spadaro, 48. anni, detto «don Masino», il boss palermitano della Kalsa, «prestato» al giudici fiorentini da quelli del maxiprocesso di Palermo; e Gaetano Giuffrida, 44 anni, l'Industriale che nei pressi di Firenze aveva messo su il calzaturificio. Ma fra le decine di imputati non mancano al' tre figure di rilievo: fm loro il finanziere svizzero George Kastl, l'avvocato americano Anthony Castelbuono e una decina di imputati del processo di Palermo, f re i quali i figli di Spadaio, Francesco e Antonino, e Pietro La Varde re. Bastano questi homT~per" ■capire le-dimensioni di un traffico di eroina che andava dalla Sicilia all'America passando per la Toscana e di un vorticoso giro di dollari sporchi che toccava le Bahamas, 11 Canada, il Belgio, la Svizzera e poi tornava In Italia. Secondo l'accusa il traffico permetteva profitti enormi, testimoniati ad esemplo da 900 miliardi trovati su un conto in una banca svizzera. Le indagini cominciarono in America il 17 ottobre dell'82, quando a New York la polizia arrestò Luigi e Antonio Turano (ufficialmente industriali calzaturieri), due cinesi e Gaetano Giuffrida. Quest'ultimo fu rilasciato su cauzione e tornò in Italia, dove ancora non si sospettava di lui. Ma dall'America ci fu un efficace scambio di informazioni e gli italiani cominciarono a intercettare le telefonate del calzaturiero, un palermitano trapiantato in Toscano e colto da improvvisa ricchezza. Ere proprietario, fra l'altro, di un villaggio turistico a Copacabana. Le scoperte si susseguirono: frequenti spedizioni di scarpe negli Stati Uniti, viaggi in Svizzere, contatti con mezzo mondo, fra le altre una telefonata con Turano 11 quale dice: •Dobbiamo fare àncànr*pMt-scarpe*: .Finché non viene la volta buona, una nuova spedizione è pronta, la dromi arriva nascosta Ih sacchi ai salgemma e finisce fra le scarpe. Arriva la squadra mobile e tutto crolla. Non solo, saltano fuori anche 1 nomi più importanti. Al processo di primo grado, durato un mese e mezzo, la difesa degli imputati è stata centrata su un unico obiettivo: dimostrare che non c'era un'organizzazione e che l'idea della droga era uscita dalla testa di Giuffrida. «Com'è possibile — dicevano imputati e avvocati'— che sia nata un'associazione per delinquere con una cinquantina di appartenenti: è credibile che cosi tanta gente sia stata messa al corrente, abbia organizzato e partecipato al traffico?». La risposta dei difensori, si capisce, era no. E don Masino, il boss dall'aspetto fragile e Inerme, accusato di essere la mente? •Signor presidente — disse — io sono solo un contrabbandiere di sigarette, all'ingrosso: E si permise anche uno scherzo: -Si vede che mia madre, quand'ero piccolo, invece del ciucciano mi dava Marlboro: Cosi tutti gli altri •Si faceva del contrabbando per mantenere le famiglie: . t. m.