Persone

[Persone dì Lietta Tornabiioni [Persone dì Lietta Tornabiioni ■ Era già un piccolo fenomeno, adesso diventa mania: alla vigilia dell'estate che denuda e scopre i corpi imperfetti, l'industria del digiuno registra uno sviluppo mai visto, una clientela mai tanto fitta e obbediente. Moltiplica le sue fabbriche: alle più antiche e tradizionali come quella di Uscio si sono aggiunte nel tempo 3uella di Bressanone, quelle i Messegue a Solighetto e a Tirrenia, quella di Stress, quella di Chenot a Merano, quella di Ischia, e continuamente ne nascono di nuove. Producono magrezza, nei casi migliori disintossicazione e depurazione, eventualmente benessere: sono cliniche, centri di cura, grandi alberghi attrezzati dove la gente che può va a rinchiu- ■dersi per perdere peso e inseguire speranze. Roba da società decadente, si capisce: perché c'è qualcosa di irrazionale e quasi delirante nel fatto di spendere milioni per soffrire la fame, per guarire dalla malattia dell'abbondanza, per risanarsi da quello star male che è lo star troppo bene. Pure, queste lussuose fabbriche del digiuno si fanno sempre più numerose e affollate, aprono nuovi padiglioni, ampliano attività: per esservi ammessi occorre prenotarsi con mesi di anticipo. La volontaria reclusione della fame, in posti per solito molto belli, può durare da una settimana a dieci giorni, ma sono previsti pure rapidi, improbabili weekend benefici. Può costare (senza gli extra) da un milione a cinque milioni. Non è per niente riservata ai ricchi e famosi: certo Mastroianni la fa ogni volta che, prima di girare un film nuovo, ha bisogno di sgonfiarsi e sgrassarsi; certo la fa Sergio Leone, preferendo però le cliniche straniere che pure sono molte, in Corsica, a Quibe- Industria del digiuno ron, a Deauville; certo la scelgono manager, stilisti, giornalisti, attrici o stelle della mondanità e dell'industria. Ma il maggior numero di digiunatori volontari sono poi gli anonimi della ricchezza italiana sommersa: • signore di Pesaro o di Crevalcore, giovani coppie di Firenze, gioiellieri, «agenti di commercio», avvocati di San Marzano sul Sangro. boutichiste, rappresentanti, negozianti, dentisti. Alcuni centri di cura sono specializzati esclusivamente nel far perdere peso: e li capita al mattino di venir svegliati alle sette, avvolti bruscamente in teli imbevuti di aceto gelido e massaggiati con dure spazzole di saggina che presto arrossano il corpo nudo anche per il sangue che affluisce alla superficie; li capita di venir nutriti per almeno sei giorni unicamente di liquidi, beveroni amari per lo più lassativi; li capita, in compenso, di perdere in pochi giorni anche sei, sette chili, che verranno di solito prontamente riacquistati inducendo cosi l'ex dimagrito a ripetere la cura, in un alternarsi di leva e metti, pieno e vuoto, che diventa sistematico. Altri centri di cura offrono, insieme con la fame in¬ tesa però a depurare più che a dimagrire, filosofie di vita e teorie del benessere fisico. Tentativo di indurre i propri pazienti a cambiare completamente le abitudini alimen- tari: per esempio niente caffi né té né latte né sale né zucchero né acqua minerale né fritti né grassi animali cotti, uova carne e formaggio appena una volta alla settimana, riso e pasta soltanto integrali, frutta mica tanta, verdura e cereali molti, ma tutto sempre in piccole quantità. Tentativo di convertire i clienti al regime vegetariano, alle infinite virtù delle erbe base della medicina cinese. LI capita di trovarsi immersi in bagni di oli essenziali, sottoposti a massaggi idrici con alghe e aromi, curati con l'agopuntura, istruiti all'uso delle tisane vegetali. Li mancano i veri ciccioni, mentre i nuovi adepti della religione del benessere naturale, facilmente sedotti e convinti, una volta usciti dalla reclusione ricominceranno facilmente a sgovernare per edonismo, golosità o disordine: pronti però a rientrare almeno una volta l'anno nel centro di cura, per purgarsi dei peccati della carne. Con stili diversi, l'industria del digiuno tende quindi a istituzionalizzarsi, a far diventare la fame un consumo costante, un appuntamento fisso dell'anno simile alle vacanze o al Natale. Come prova il suo successo, ci riesce benissimo. Al di là della nuova cultura del corpo e dei reali errori d'alimentazione e delle difficoltà di nutrirsi in modo sano tra tanti cibi avvelenati, l'industria del digiuno legittima con questioni di salute anche altri inconfessati desideri o bisogni: occuparsi di se stessi, stare senza lavorare senza pensare e senza responsabilità, venir comandati e ubbidire in una nuova infanzia adulta, scappare. i

Persone citate: Chenot, Lietta Tornabiioni, Mastroianni, Messegue, Sergio Leone

Luoghi citati: Bressanone, Corsica, Crevalcore, Deauville, Firenze, Ischia, Merano, Pesaro, San Marzano, Uscio