Ma la Rai ama la radio?

Ma la Rm ama la radio? Ma la Rm ama la radio? Le trasmissioni sono migliorate, leader è la terza rete - Però l'azienda deve impegnarsi di più Si parla sempre e soltanto di televisione, quasi mai di radio. La forza delle immagini è prepotente, polarizza tutte le attenzioni e finisce col relegare la radio in posizione subordinata. La situazione si verifica in ogni parte del mondo; ma bisogna anche aggiungere che in ogni parte del mondo la radio continua in una sua intensa attività che registra — è un dato piii o meno comune — il maggiore ascolto nelle ore mattutine, con percentuali consistenti nelle prime e primissime ore in coincidenza con i notiziari, quando la presenza tv è irrilevante. E la situazione specifica in Italia? Le statistiche non sono chiare: tendono a piazzare in testa, indiscutibilmente, la Rai, però sull'ascolto vengono fuori cifre secondo cui la radio pubblica potrebbe contare su una supremazia di corto margine, sul 51-52 per cento degli ascoltatori (potenziale massimo fra i cinque e i sei milioni), e quindi l'esercito immenso delle private (sono più di seimila) incalza e tallona, e minaccia da vicino il primato. Non è facile farsi sentire in un caos com'è quello italiano dove l'affollamento, se è pesante nel settore televisivo, tocca densità addirittura parossistiche nel settore radiofonico, al punto che diventa un'impresa riuscire a captare nitidamente una stazione. Ma l'azienda Rai ha veramente curato come doveva la radio o si è prodigata al risparmio? Non c'è dubbio che la radio pubblica Anni SO abbia mostrato segni inequivocabili di svecchiamento e in generale di miglioramento; in particolare un canale come Radiotre ha raggiunto un livello di tutto rispetto. E ferme restando le constatazioni di sempre che la radio viene ascoltata molto di mattina, e che viene usata come «voce di sottofondo., e che è ritenuta indispensabile per i notiziari veloci e aggiornati durante avvenimenti straordinari, c'è da dire che su determinate fasce di pubblico certe trasmissioni radiofoniche serali, soprattutto di musica, possono esercitare un'attrazione maggiore di quelle televisive. Staserà ad esempio la tv trabocca di film e telefilm, ma chi dice che non ci sia una platea di appassionati che preferisce ascoltare su Radiotre, da Venezia, il debutto del ciclo per il centenario di Lisst con il pianista Sergio Verdirame che a Palazzo Labia suona musiche ispirate a Ve¬ nezia? E quanta gente, invece che i fumettonl televisivi di domenica scorsa, ha gradito la contemporanea Aida con Placido Domingo su Radiouno?E alla Goggl, a Bongiorno e a Funari di domani sera non ci sarà chi avrà la curiosità del recupero del Mar in Fallerò di Donizetti su^Radiotre? L'immagine trionfa, ma anche sazia. Spazio per la radio ce ne sarà sempre. Oggi come oggi, ripeto, il panorama complessivo Rai appare più incoraggiante che alla fine degli Anni 70. anche se il numero delle trasmissioni «mutili», soltanto piene di chiacchiere e realizzate con poche idee e scarsa convinzione, e tirate giù alla svelta e alla meno peggio, resta tuttora abbastanza elevato. Sicuramente l'azienda — quando riesca a darsi un consiglio di amministrazione! — dovrà pensare di più alla radio, e galvanizzarla, e indirizzarle adeguate risorse per evitare l'errore e il rischio — e i danni — di un ruolo depresso di «parente povera.. Ug0 Buzzolan

Persone citate: Bongiorno, Buzzolan, Donizetti, Funari, Labia, Placido Domingo, Sergio Verdirame

Luoghi citati: Italia, Venezia