Agli Usa piace uno yen forte

Agli Usa piace uno yen forte Per l'America significa meno import e più export Agli Usa piace uno yen forte DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Il dollaro è ieri sceso a 169 yen, perdendo altri due punti e mezzo, nonostante un intervento, in realtà debole, della Banca del Giappone in sua difesa. E' un nuovo minimo storico. I motivi per cui l'eventualità di una ripresa della moneta Usa rispetto a quella nipponica trova i mercati scettici sono numerosi e complessi. IJ primo è che la Riserva federale non accenna ad accogliere l'appello della Banca del Giappone a intervenire congiuntamente in aluto ài dollaro. Il secondo è che l'economia americana continua a dare segni di incertezza: le ordinazioni dei beni durevoli a marzo, per dare un esempio, sono cadute di ben il 2,5 per cento. Il terzo è che gli interessi negli Stati Uniti potrebbero di nuovo scendere entro ! a fine dell'estate. L'inazione Usa davanti al deprezzamento del dollaro, che ieri è sceso anche a 2,18 marchi, ha una spiegazione precisa: i prodotti stranieri, ;oprattutto giapponesi, importati in America, diventano sempre più cari, e i consumatori incominciano ad allontanarsenene, mentre quelli americani esportati all'estero diventano sempre più a buon prezzo, e trovano quindi un mercato fiorente. Ne segue che il deficit commerciale statunitense cala a poco a poco. L'amministrazione repubblicana non intende ostacolare tale fenomeno, nonostante l'incipiente allarme giapponese. 'Ma non può neppure tirare troppo la corda» ha osservato Fred Bergsten, l'ex sottosegretario al Tesoro che oggi dirige l'istituto di economia internazionale di Washington, «soprattutto in vista della collaborazione fornitale ultimamente da Tokyo: Il presidente Reagan se ne è reso conto, e in un'intervista a quattro agenzie di stampa internazionali, l'altro ieri, ha dichiarato che alla conferenza delle sette nazioni più industrializzate a Tokyo all'inizio di maggio «si discuterà della stabilizzazione dei cambi, in modo da mettere fine a queste oscillazioni selvagge». Il Presidente non ha accennato a un nuovo piano di intervento congiunto sui mercati per fissare di fatto un margine di oscillazione tra il dollaro e lo yen, ma ha parlato di un esame rdell'utilità di convocare o no una conferenza internazionale per una riforma monetaria». In sostanza, se gli Stati Uniti si decideranno a sostenere il dollaro, un re che minaccia di essere spodestato dallo yen, lo faranno più per una questione di equilibrio col Giappone che per paura che la loro moneta crolli. Con un deficit bilaterale di quasi 50 miliardi di dollari della bilancia commerciale nell'85, l'attuale apprezzamento dello yen, di circa il 25 per cento, è infatti una panacea per la superpotenza, e. c.

Persone citate: Fred Bergsten