Inflitti otto anni al giardiniere che cavò gli occhi a una drogata

Istilliti otto anni al giardiniere the €ovò gli ouhl a una drogala Monza, la vile aggressione avvenne dopo rincontro in un capanno Istilliti otto anni al giardiniere the €ovò gli ouhl a una drogala DAL NOSTRO INVIATO MONZA — Quando Giuseppe La Mattina, il presidente del Tribunale, legge la sentenza che lo condanna, Santino Bergomi per la quinta volta in due ore si nasconde la barba nera e piange dietro un fazzolettone. Otto anni di galera per il brianzolo Santino, giardiniere a Bovisio Masciago. omone di 36 anni. Ha ammesso un reato tremendo: all'alba del 15 agosto scorso — «dopo un congresso carnale a pagamento*, come ha detto il- difensore, avvocato Giuseppe .Pignolo — aveva brutalmente cavato gli occhi a Gabrielle Irigeborg Hammerschmidt, 31 anni, tedesca di Plochingen. Processo veloce, ieri mattina a Monza. Inizio a mezzogiorno. Tribunale in camera di consiglio alle 13,30 e sentenza un'ora dopo. Il caso, ormai, era semplice. Santino Bergomi confesso. La parte civile che chiede la condanna per lesioni volontarie e 70 milioni di danni: «La povera Gabrielle — invoca l'avvocato Raimondo Attardo — è un relitto umano destinato all'ospizio*. Il pm Domenico Manzione stabilisce la pena in 8 anni di carcere: lesioni volontarie, Santino Bergomi era accecato dal -moto d'impeto*: voleva riprendersi le 200 mila lire concordate. Poco pubblico in aula. I parenti di lui e qualche amico del bar «Boston». Un'avvocatessa tedesca e un amico dì lei. In altri anni, un processo cosi, avrebbe fatto il pienone. Il giardiniere della Brianza e la tedesca tossicodipendente, prostituta per forza e con tanto di foglio di via. «Un bambinone*. lo definisce il difensore. «Uno povera ragazza.., la descrive; i^.p^rte^jsyye. Il pm prende tutt'altraistrada: « Prescinda ■ da considerazioni dì caràttere umano*. E il tribunale, con la sentenza, darà poi ragione alla pubblica accusa. Santino Bergomi ha seguito il processo sempre in piedi, golfone blu aperto su un maglione grigio. Impacciato, timido, sguardo a terra oppure in alto. Ha ascoltato la lettura delle deposizioni. Il racconto di quella sera, quella notte e l'alba di ferragosto. Lui che va à Milano, in macchina, con l'amico Marietto. Incontra, dalle parti del Castello Sforzesco, Gabrielle: -Quanto vuoi?*. Venti mila lire. Il Marietto scende e aspetta. Poi, per 50 mila lire, Santino propone a Gabrielle una notte nel suo capanno in Brianza, dove teneva attrezzi, una branda, due cani. Arrivati nel capanno, Marietto capisce che é di troppo. Santino e Gabrielle rimangono fino all'alba. Lui la picchia, racconterà lei. Ritornano verso Milano, racconta lui, quando Santino s'accorge che dal cruscotto dell'auto mancano 200 mila lire. E' la lite. Con un calcio Gabrielle spezza la chiavetta dell'avviamento, scendo e scappa. Santino la-.insegue, '^afferra, dà! dietro, quelle mahphé'.proprio sugli occhi di Gabrielle. -Mi son trovato l'occhio sinistro nella mia mano destra — confesserà —, e nella sinistra una sostanza viscida*. In aula Bergomi ha ripetuto la sua versione. -Siamo caduti, pensavo fosse morta*. L'aveva trascinata in un prato, coperta con un pezzo di moquette trovato 11. -Avevo paura*. Un amico, chiamato al telefono, lo raggiunge e rimette in moto l'auto. Santino scompare, ma Gabrielle non era morta. -Non vedevo più niente, sono arrivata vicino a una strada e un signore ha chiamato l'ambulanza..... Le parole di Gabrielle, benché confuse, portano al capanno di Santino. Arresto dopo quattro giorni, confessione in poche ore: -Non l'ho fatto apposta... Credetemi!.. Il Tribunale non gli ha creduto: 8 anni e 20 milioni. A nulla è servito l'appello del difensore: -Santino? Lo conosco da anni, un bambinone sempre pronto ad aiutare gli altri, donatore di sangue, donatore di organi, lettighiere volontario.. L'avvocato Pignolo, ovviamente, non ha ci^r^scn^^z^cU. assoluzione per ''insufficienza "di prove: Ifaceusà' era viaférTzè carnale. Inùtili le ultime parole dell'imputato: «Non ho soldi per risarcire Gabrielle, ma posso donarle un mio occhio?*. E tornerà in carcere — piangendo, le manóne sulla barba nera — come giusti zia vuole. i ; Giovanni Cerniti L'AQUILA — Per quattro mesi il cadavere di un uomo, in pigiama e pantofole, è rimasto sul tetto di un'abitazione senza che nessuno se ne accorgesse, fino a quando, ieri, un passante, alzando lo sguardo si è accorto di «una sagoma umana* e ha avvertito i carabinieri.

Persone citate: Bergomi, Domenico Manzione, Gabrielle Irigeborg Hammerschmidt, Giuseppe La Mattina, Raimondo Attardo, Santino Bergomi

Luoghi citati: Bovisio Masciago, L'aquila, Milano, Monza