La riscossa del vino buono di Sergio Miravalle

La riscossa del vino buono Nelle cantine italiane dopo la tragedia del metanolo: la situazione in Trentino Alto Adige, in Friuli e nel Veneto La riscossa del vino buono In Alto Adige, sette cantine sociali puntano alla riconquista del mercato tedesco - In Trentino si reclamizzano alcuni dei migliori champenois ed a San Michele, il prossimo anno, sarà istituito un corso di laurea per viticoltura ed enologia - Spedito a decine di capi di Stato un vino prodotto da 400 vitigni DAL NOSTRO INVIATO VENEZIA — La primavera In laguna avrebbe visto le prime «olimpiadi del vino»: migliaia di invitati, delegazioni da tutto 11 mondo, degustazioni e sponsor. Ma lo scandalo del metanolo ha indotto l'Associazione internazionale dei Sommellers a rinviare tutto. -Si rischiava di trasformare la festa veneziana in un triste convegno sull'alcol metilico. La faremo a novembre, sperando che la bufera si calmU ammette Dino Boscarato, sommelier alla Trattoria dell'Amelia di Mestre e presidente dei 5000 « taste-vin» nazionali. Un segnale, uno del tanti: paura, disagio, amarezza dominano da oltre un mese il mondo del vino. Dai primi morti di Milano, agli arresti dei titolari di cantine, alle liste delle ditte inquisite: la vicenda del metanolo è stata paragonata alla «Caporetto dell'enologia italiana». Le maggiori aziende già fanno i conti. Si prevedono larghi squarci nei bilanci. 'Stimiamo per aprile un calo di vendite di almeno il 25 per cento — spiega Giancarlo Flnazzer, vicedirettore della Cavlt. il Consorzio tra 15 cantine sociali del Trentino che ha fatturato nell'85 oltre 30 miliardi —. Abbiamo chiesto ai nostri HO dipendenti di recuperare in questo periodo le ferie arretrate. Intanto pen- siamo di inserire sull'etichetta la dichiarazione di analisi dei vini per rassicurare i clienti». Marco Mongalieri, responsabile marketing del Consorzio Coltiva, che raggruppa oltre 130 cantine cooperative, ha elaborato una previsione nazionale. Sono cifre esplicite fornite al Vinitaly: -Il mercato interno del vino perderà nel 1986 almeno 11,8 milioni di ettolitri, pari al 26 per cento. Lo sfuso andrà ancora peggio: meno 30 per cento*. E le esportazioni? -La nostra previsione è di un crollo del 32 per cento pari a 52 milioni di ettolitri.,. Se si avvereranno questi presagi il settore perderà entro l'anno tra i 1500 e i 2000 miliardi. Il mercato nazionale del vino, stimato attórno ai 4500 miliardi annui, cui vanno aggiunti i 1500 dell'esportazione, ne risulterà sconvolto. Ma il vino italiano riuscirà a trovare una sua «linea del Piave»? Anche il fiume «sa¬ cro alla Patria» ha visto le acque profanate da migliaia di ettolitri di vino sospetto. Un cantiniere è finito in carcere, altri — si dice — sono partiti per improvvise «trasferte di lavoro» all'estero. In «trincea» sono rimasti decine di migliaia di produttori onesti, le aziende serie, gli operatori che in questi anni hanno dato prestigio all'enologia macie in Italy. Iniziamo un viaggio tra le cantine italiane cercando di scoprire come si sta preparando la «controffensiva del vino buono». Erhard Solva, direttore commerciale della cooperativa «Viticoltori Alto Adige» di Appiano, punta alla riconquista del mercato tedesco. 'Le nostre sette cantine sociali producono ogni anno due milioni di bottiglie. L'85 per cento va in Germania e Austria. Manderemo giovani in costume sudtirolese per far .degustare il vino nei loro supermercati. Abbiamo la fortuna di parlare la stessa lingua, potremo spiegare che i vignaioli dell'Alto Adige con il metanolo non c'entrano.. Due ditte di Bolzano sono però entrate negli elenchi delle inquisite. «£ro gente che comperava in altre regioni e poi etichettava i vini con nomi di fantasia tedeschi*. In queste valli di montagna, da Merano a Bressanone, la viticoltura è fatica antica. Le uve arrivano a costare fino a 2500 lire il chilo come quelle dell'aromatico Goldmuskateller o del delicato Oerwtlrztraminer. Il Consorzio dei viticoltori (3000 soci) ha selezionato un serir di masi dove i vari vitigni doc trovano le condizioni ideali. -Il miglior Milller Thurgau è a Chiusa, a Magre c'è uno stupendo Riesling Renano, la Schiava Gentile più armonica si ottiene tra Frangarto e Cornaiano. La nostra è 'un'enologia da piccoli numeri e grandi selezioni. Noi con i bottiglioni italiani non abbiamo nulla che fare*. Più a Sud, nel Trentino, i vigneti si allargano lungo la Valle dell'Adige. E' la regione dei grandi vini base per spumanti (Chardonnay, Pinot bianco e nero, Riesling). Nelle cantine nascono alcuni dei più prestigiosi «champenois» italiani. I fratelli Lunelll della «Ferrari» di Trento sono riusciti inserire la loro riserva tra i vini del «Lido» di Parigi. Una conquista impensabile fino a pochi anni fa. Al Comitato vitivinicolo trentino spiegano: -In Regione si producono 1,2 milioni di ettolitri l'anno dei quali la metà a doc. Vi spiccano: Teroldego Rotaliano, Cabernet, Merlot tra i rossi, Nosiola, Traminer e Moscato tra i bianchi*. Fulcro dell'enologia di tutta la regione è l'Istituto provinciale di San Michele all'Adige, scuola di origine asburgica che diploma enotecnici. E dal prossimo anno diventerà sede di un corso di laurea in viticoltura e enologia. Ugo Nenzl, uno dei docenti, è anche il coordinatore del Vide, sodalizio di ispirazione «veronellina» che raggruppa 29 aziende produttrici di varie regioni italiane. «// Vide è un marchio di qualità. I vini vengono degustati con severità da una commissione di otto tecnici. Per passare bisogna avere i caratteri organolettici dell'eccellenza. Se tutti seguissero questa strada non ci sarebbero scandali al metànolo*, spiega Nenzl. Anche il Friuli, che in un primo momento sembrava fuori dalla tempesta del metilico, ha avuto alcune ditte inquisite. -Il buon nome dei nostri vini fa gola. Sono etichette che tirano*, commenta Luigi Soini, direttore della cantina di Cormons. Il Colilo, la zona vitivinicola goriziana divisa dal confine con la Jugoslavia, produce alcuni dei più grandi bianchi italiani: Tocai, Sauvignon, Ribolla gialla. A Cormons. tra le doc Isonzo e Colilo, hanno anche «inventato» il Cormorano, un vino frizzante naturale da pesce. E ora hanno spedito a decine di capi di Stato tre bottiglie di un raro «vino della pace» ottenuto da una vigna dove sono coltivati 400 tipi di vitigni Anche nel Veneto c'è chi inventa vini o meglio riscopre antiche tradizioni. I fratelli Fausto e Franca Maculan tra le colline di Breganze (Vicenza) si sono fatti un nome con il loro Torcolato, vino passito ottenuto da uve vespaiola e tocai messe sui graticci fino a gennaio e poi vinificate. Costa 23 mila lire la bottiglia e sono prenotate di anno in anno. Accanto ai preziosi artigiani dell'enologìa le pianure del Veneto favoriscono le grandi aziende: Bolla e Pasqua nel Veronese, Zonin nel Vicentino. -Ma al nucleo originario abbiamo affiancato poderi in Piemonte, Toscana, Friuli — spiega Gianni Zonin, presidente della società di Gambellara che fattura 50 miliardi di vino l'anno, 45% all'estero —. Abbiamo anche un'azienda in Virginia negli Stati Uniti. Ai nostri clienti offriamo una vasta gamma di vini doc e da tavola. L'anno scorso ho speso tre miliardi in pubblicità televisiva. Questa campagna stava finendo proprio quando è scoppiato lo scandalo. Lasciamo passare la baraonda e poi a settembre ripartiremo. Sergio Miravalle