La collezione privata precolombiana dovrà essere restituita all'Ecuador

La collezione privata precolombiana dovrà essere restituita all'Ecuador Biella, non si farà il museo con i reperti donati da un imprenditore La collezione privata precolombiana dovrà essere restituita all'Ecuador BIELLA — Aveva donato la sua collezione di oggetti d'arte e di reperti archeologici precolombiani per farne un museo, ora il Tribunale lo ha condannato a restituirne una parte all'Ecuador. La vicenda ha per protagonista un noto Imprenditore biellese, Ugo Canepa, 72 anni, che circa sei anni fa aveva deciso di donare alla città di Biella la sua preziosa collezione di reperti precolombiani. Gli oggetti, tutti di grande valore non solo venale ma anche storico, erano stati acquistati regolarmente in Italia. Il Comune, però, non aveva una sede adatta a ospitare la collezione, e Ugo Canepa decise di regalare a Biella anche Il museo: una delle più belle" ville patrizie della città, lar"vìlIa'"'Rivetti. Il "progètto sembrò decollare: fu creato un ente per la gestione del museo: fu affidato l'incarico di ambientare gli oggetti ali architetto Gae Aulenti. Anche la Regione fu coinvolta nell'iniziativa e deliberò un primo finanziamento di 100 milioni. Ma quando sembrava che Biella dovesse presto avere un museo «importante» di arte precolombiana, a Torino qualcuno incominciò a chiedersi come erano arrivati in Italia tutti quei reperti archeologici. Davanti ai giudici fini un piccolo piazzista di paese, Giuseppe Danusso, 44 anni, accusato di aver importato illegalmente migliaia di pezzi di grande valore. Anche il Canepa fu imputato, ma a differenza del Danusso, avendo potuto dimostrare di aver acquistato regolarmente in Italia i suoi pezzi, fu assolto nella causa penale .perché Mfattonon costituisce reato.,, Ma se la buonafede del Canepa non è mai stata messa In discussione, diverso era il problema dal punto di vista civile. La legge dell'Ecuador, lo Stato da cui provenivano molti reperti, dice che .appartengono al patrimonio ar¬ tistico nazionale tutti gli oggetti che abbiano pregio artistico o valore storico, dichiarato dalla Casa di Cultura, anche se in possesso di privati.. E la casa di Cultura non aveva mai autorizzato l'esportazione di quei reperti costati fiori di milioni al Canepa. Cosi lo Stato dell'Ecuador, rappresentato dagli avvocati Romolo Tosetto del foro di Torino e Carlo Boggio Marzet del foro di Biella, nell'ottobre dell'84 fece causa a Ugo Canepa per ottenere la restituzione dei reperti. Dopo una prima udienza davanti al giudice Antonio Majorana, i 195 oggetti furono posti sotto sequestro nel caveau della Banca Sella, „„ La"vicèhda giudiziaria "pòT| 'subì una serie di rinvìi, e solo una settimana fa, il 15 aprile, ha potuto essere discussa davanti al nuovo presidente del Tribunale di Biella. Vito Vittone. Sentite le conclusioni degli avvocati dell'Ecuador e del legale del Canepa, l'avvocato Marco Tittoni, il presidente si è preso alcuni giorni per decidere, e ieri ha depositato in cancelleria il dispositivo di sentenza che condanna il Canepa alla restituzione «entro 10 giorni di tutti gli oggetti d'arte e reperti archeologici in causa, in suo possesso». Canepa, oltre alle spese processuali dovrà pagare il servizio di custodia dei reperti presso la Banca Sella fino al giorno della effettiva restituzione all'Ecuador, e le spese di inventario dei reperti. La storia comunque non è finita. Ugo Canepa presenterà quasi certamente appello, anche perché Biella non vorrebbe rinunciare al suo museo. Ma d'altra parte semOfra che dopo"là" sentenza favorevole. all'Ecuador, altri Étàti come II Perù, ìa Colombia, il Messico da cui provengono il resto degli oggetti della collezione Canepa, siano intenzionati a chiederne la restituzione. Maurizio Alf isi