Batticuore per i camosci di Giorgio Martinat

Batticuore per i camosci Una terribile forma epidemica minaccia di fare una strage fra gli animali delle nostre riserve Batticuore per i camosci Le due prime vittime della rogna sarcoptica in Valle Anzasca sul Monte Rosa - La malattia, negli anni passati, ha dimezzato i capi nel parco del Triglav in Jugoslavia - Non ci sono mezzi per combatterla, l'unica misura valida è lo sfoltimento dei branchi, disperdere cioè camosci e stambecchi su un territorio il più vasto possibile DAL NOSTRO INVIATO MACUONAOA — Oli esami istologici hanno confermato i peggiori timori: i due camosci trovati morti un paio di settimane fa in Valle Anzasca, non lontano da Macugnaga, sono stati uccisi dalla rogna sarcoptica. Ora si cerca una femmina, segnalata nella zona, con gli stessi sintomi: è stata chiesta l'autorizzazione per catturarla o abbatterla. La sarcoptica è la più grave delle forme epidemiche che possano colpire gli animali selvatici, rappresenta una minaccia di distruzione totale per 1 branchi di camosci e stambecchi nel nostri parchi. Ha cominciato a scendere centocinquant'anni fa dall'Europa del Nord, e si è calcolato che si estenda alla velocita di una dozzina di chilometri l'anno. Purtroppo se ne sa molto poco, non è facile escogitare misure per combatterla. Sono state confermate soltanto le osservazioni empiriche di alcuni esperti negli ultimi decenni: si comincia con una epidemia di polmonite virale (che si è avuta infatti sull'arco alpino) non partlcO' larmente preoccupante; a di' stanza di qualche anno segue la cheratocongluntivlte (che ha appunto decimato 1 branchi nei primi Anni 80) e dopo un intervallo di tre o quattro anni arriva la rogna sarcoptica. Eccola, puntuale. Viene dalla stessa porta, il Monte Rosa, attraverso cui è entrata la cheratocongluntivite, che colpi per la prima volta nel parco naturale della Valsesia. DI qui, attraverso una riserva di caccia, si affacciò sul Parco del Gran Paradiso. Ora si teme che questa epidemia segua la stessa strada e la direzione del parco è In allarme: «La minaccia è gravissima — dice 11 presidente architetto Mario De Orsola — sto convocando il Consiglia e la commissione scientifica del parco per deliberare le contromisure*. E' stato invitato, per una rapida consultazione, anche li diret¬ tore del parco del Triglav, in Jugoslavia, Ivan Fabian, che ha giù vissuto questa esperienza. Oli chiedo come, nel suo parco, l'epidemia si è manifestata. "Come da voi ora — spiega — dopo un inverno duro e un inizio di primavera umido e piovoso. Abbiamo notato che gli animali erano inquieti e nervosi, si grattavano di frequente con le zampe e con le coma, poi sempre più freneticamente contro i tronchi e le rocce». L'agente della sarcoptica è un acaro che si insinua sotto la pelle, provoca dapprima la perdita del pelo sulle zampe e sul collo, poi piaghe sempre più estese: l'animale è debilitato al punto che alle prime avversità soccombe. «All'inizio — continua Fabian — gli animali colpiti sono stati pochi. Poi l'epidemia è sembrata scomparire, tanto che abbiamo cominciato a congratularci con noi stessi per l'efficacia delle nostre misure sanitarie. Ma all'improvviso, dopo tre anni, l'epidemia è esplosa: centinaia di animali letteralmente scomparsi. Perché, andavano a morire nelle macchie di pini mughi, i corpi venivano divorati dai topi, dalle volpi, dai corvi. Non ritrovavamo più, a primavera, nemmeno gli scheletri. Sappiamo soltanto che, alla fine, dei nostri 3200 camosci ne restavano 900. Gli stambecchi, più resistenti, hanno cominciato a risentire del contagio più tardi: di 240 ne spono rimasti la metà, 120.. Gli stambecchi di Fabian. pronipoti di qualche esemplare donato dal Gran Para¬ diso, erano 1 più belli d'Europa: sul Triglav avevano trovato l'ambiente ideale, la colonia si era sviluppata vigorosa e non era ancora cresciuta al punto da sovraffollare il territorio. Forse per questo le perdite sono state, percentualmente, meno gravi che tra 1 camosci. 'Perché — ribadisce Fabian — Vindice di affollamento è un fattore di capitale importanza in questi casi: sta in proporzione diretta con la virulenza delle epidemie. Molti indizi stanno indicare che il Parco del Gran Paradiso è sovraffollato, e quindi particolarmente vulnerabile. Basta guardare i trofei dei vostri stambecchi-. La lunghezza e la bellezza delle corna, malgrado 11 parere contrarlo di alcuni naturalisti, resta l'elemento fondamentale per giudicare lo sta¬ to di salute e la vigoria dei branchi. 'Purtroppo — interviene Riccardo Ferrerò, vice presidente del Parco — abbiamo la più alta densità d'Europa. Basta guardare ora, a primavera, i terreni di pascolo invernali: sconvolti, letteralmente arati come da un branco di cinghiali, non di stambecchi. E' una testimonianza di quanto sia stata dura la lotta all'ultimo filo d'erba, di quante energie hanno dovuto spendere i vecchi maschi, titolari per diritto gerarchico dei pascoli migliori, per difenderli dall'attacco dei giovani'. 'E' questa la causa — spiega Vittorio Peraclno. direttore sanitario — dell'indebolimento dei branchi: gli anziani si logorano per difendersi dall'assedio dei giovani, che a loro volta restano pur sempre relegati nei pascoli peggiori. E' una lotta incessante: Dottor Fabian, che cosa si può fare, di fronte all'epidemia? Il direttore del Triglav si stringe nelle spalle: •Abbiamo tentato di tutto. Perfino doppi reticolati, con una terra di nessuno in mezzo, che valicavano intere catene di montagne. Non sono serviti.. Non si sa come si propaghi l'epidemia. Forse sono 1 topi, 1 corvi e le volpi che dopo aver divorato le carogne diffondono i parassiti: 'Come fermare topi e corvi? E gli acari sono resistentissimi, rimangono attivi a lungo nel terreno, anche più di un mese'. Niente da fare, allora? Una sola cosa raccomanda Fabian, ed è una misura dolorosa: 'Sfoltire i branchi con ogni mezzo.. Se le precedenti esperienze non ingannano, restano un paio d'anni prima che l'epidemia esploda. Portar via gli animali, dunque, disperderli sul territorio più vasto possibile, lungo tutto l'arco alpino, in modo che l'epidemia non possa raggiungere tutti. Ma non è escluso che si debba ricorrere anche al fucile. Giorgio Martinat

Persone citate: Dottor Fabian, Fabian ? Vindice, Ivan Fabian, Mario De Orsola

Luoghi citati: Europa, Europa Del Nord, Jugoslavia, Jugoslavia - Non, Macugnaga