Pietra del poregone, una girandola elettrizzante

Pietre del poregone, ima girandola elettrizzante Grande successo dell'opera di Rossini al Comunale di Bologna: regista Puecher. direttore Severini Pietre del poregone, ima girandola elettrizzante H geniale musicista ricarica la molla esaurita dell'opera buffa con le energie del primo romanticismo - Ottimo il cast: Corbelli, Darà, Alaimo BOLOGNA — Milano, Teatro alla Scala 26 settembre 1812: con la prima rappresentazione della Pietra del paragone, un'opera buffa in grande stile che seguiva le brevi farse eseguite a Venezia nei due anni precedenti, Rossini si Insediava stabilmente in tjsgpia classSj^^gnfgJl del compositori di teatro per non abbandonarla mal più, sino al Guglielmo Teli. Nella Pietra il suo stile comico è già perfettamente formato: l'originalità della tematica che, allo stato attuale delle conoscenze, non sembra aver precedenti né veri modelli; la forza ritmica; l'intarsio polifonico delle voci con l'orchestra, autentico trionfo d'un'intelligenza incomparabilmente spiritosa, tutto sgorga improvviso dall'arido terreno del melodramma post-settecentesco come la sorgente che zampilla dalla roccia. Rossini è portato in trionfo, il suo nome, nota Stendhal, diventa pari in notorietà a quello di Napoleone. Eppure la Pietra del paragone è sempre rimasta un po' nell'ombra rispetto ai testi sacri dell'opera buffa rossiniana e la sua esecuzione, ancora oggi, è circondata dal- cora e dall'anno seguente, coll'/taìiana in Algeri, popolerà il suo mondo di veri caratteri: non più il «contralto», il «tenore», il «basso buffo» o il «basso cantante» ma Isabella, Lindoro, Figaro, Rosina, Don Bartolo, Cenerentola, Dandini e gli altri, tutti concreti, vivi e inconfondibili. Più che scultura di caratteri la Pietra è, invece, un fantasmagorico girotondo di situazioni comiche realizzate con una musica nuovissima; è l'immagine, già tipicamente rossiniana, delle alterne vicende della fortuna in cui alla fine la verità trionfa sulla menzogna, il volto sulla maschera, l'intelligenza sulla mediocrità e la libertà sul compromesso. Nella Pietra del paragone Rossini ricarica la molla esaurita dell'opera buffa italiana con le energie progressive e positive del primo romanticismo uscito dall'epopep. napoleonica: e, proprio cosi ha inteso l'opera Virginio Puecher nello spettacolo andato in scena l'altra sera con grande successo al Teatro Comunale. L'elettrizzante girandola musicale è rispecchiata nella mobilissima scenografia di Pasquale Grossi: senza prevaricare sulle proporzioni interne della partitura, le quinte mobili scorrono frequentemente creando interni, esterni, primi plani e luminossime prospettive di sfondo. Pochi gli arredi, in squisito stile impero come costumi: il tutto vivacizzato da una regia che ha compiuto un minuto lavoro sugli attori, costruendo ogni gesto sulla musica e in funzione del teatro. Vocalmente il cast è ottimo, e, all'occorrenza, la vivacità del gioco scenico riscatta qualsiasi passeggera debolezza. Che importa se la voce di Enzo Darà non è più quella d'un tempo? Il suo Macrobio, .gu§jjp^a„Garica$ura d'un giornalista maneggione e arraffone, non lo dimenticheremo più. E lo stesso si dica del poeta Pacuvio impersonato da Alessandro Corbelli, che invece è nella sua pienezza vocale, e del conte Asdrubale reso assai bene nella sua nobile sprezzatura aristocratica da Simone Alaimo. L'altro poeta, 11 cavalier Giocondo, forbito, elegante e disinvolto quanto Pacuvio è goffo ed ignorante, ha voce di tenore svolazzante e leggera e William Matteuzzi gliela presta immedesimandosi con profonda adesione nel carattere di questo personaggio, dal cuore nobile e generoso. Squisito pure il terzetto femminile formato da una rossiniana di lunga esperienza come Martine Dupuy (la marchesa Clarice), da Gloria Banditela (la baronessa Aspasia) e Margherita Guglielmi (Donna Fulvia). Brillantlssung nel costumi di Pasfli|^i|i)rbssl' è'stato. il;coro' diretto da Fulvio Àrigius mentre l'orchestra era affidata alla guida di Tiziano Severini. Per l'occasione il Comunale ha allestito nel foyer una mostra sull'infanzia di Rossini a Bologna, i suoi studi compiuti nella città alla guida di padre Mattel e i primi successi: Adriano Cavicchi, che l'ha organizzata, ha presentato documenti e cimeli che il pubblico ha potuto osservare durante l'intervallo del lungo spettacolo (tre ore nette di musica a dimostrazione della vena torrenziale riversata in quest'opera dal giovane Rossini. Paolo Gallarati

Luoghi citati: Algeri, Bologna, Milano, Venezia