ll teatro è donna Apre la Gravina con La locandiera di Ugo Buzzolan
H teatro è donna Apre la Gravina con La locandiera Da domani il ciclo su Raidue H teatro è donna Apre la Gravina con La locandiera Mentre oggi il menu è quello solito (sceneggiato fumettistico *Ellis Island* contro sceneggiato fumettistico «Peccati» e in mezzo il reclamizzato telefilm «Miami»; una contesa tutta americana), la novità è domani sera su Raidue. Parte un ciclo teatrale — tutto italiano — di gran livello e di singolare impostazione, dedicato alle donne protagoniste in un arco che va dal '700 al'900. Si comincia con un classico, «La locandiera* di Ooldoni. Serata tutta tranquilla e sorridente all'insegna della ciacola, del sorriso e del belgarbo? Non direi proprio. Il regista è Giancarlo Cobelli, e si sa che ogni spettacolo di Cobelli è una deliberata provocazione. E una provocazione è questa 'Locandiera* che viene bruscamente espulsa da una possibile cornice di idillio, schermaglia e intrigo civettuolo ed elegante, e immersa invece con malignità irridente in un clima non dico nero — il che sarebbe troppo — ma teso, allucinato, grottesco. Nelle stanze il più delle volte oscure e misteriose di una locanda che può persino suggerire una vaga idea di bordello o di albergo largamente ospitale, Carla Gravina fa una Mirandolina non più ragazza, un'ostessa già navigata, carnósa e appetitosa, dotata di grande spirito, accortezza ed energia, che eccita e tiene a bada nobili cavalieri dalle enormi parrucche e dalla faccia incipriata al punto da sembrare imbiancata di gesso, più fantasmi in disfacimento che uomini veri. Alla fine deciderà di sposare 11 devoto e sottomesso giovanotto Fabrizio, ma chiaramente più per avere uno «stato* che per vero amore, e al suoi tentativi di patteggiamento replica: «O dammi la mano o vattene al tuo paeke». Nonostante il finalinoni abbracci, quale' sarà'"Il futuro coniugale del garzone. Fabrizio? La rappresentazione di Cobelli è tutta televisiva: non che il teatro venga scavalcato, ma la ricerca di immagini e di movimento è continua, e la concitazione. nelle scene capitali, è portata al massimo tra liti, inseguimenti, scrosci di temporale, personaggi che si affrontano tra mobili e cianfrusaglie. Alla vivacità inesausta della Gravina fa riscontro la nevrosi di Pino Micol cavaliere di Ripafratta che nell'addio si abbandona ad accenti melodrammatici da commedia larmoyante. Una « Locandiera» non priva di eccessi, tutta da discutere, ma molto viva, balzante e aggressiva; comunque da vedere. Si proseguirà con Rossella Falk matura signora borghese dell'800, adultera infelice e repressa in «La porta chiusa* di Praga; con la creatura ribelle più famosa della storia del teatro, Nora (Ottavia Piccolo) in «Casa di bambola* di Ibsen, regia — che si annuncia contro la tradizione — di Gianni Serra; con «La contessina Attesi* di Schnitzler dove Annamaria Guarnieri è una gentildonna che ha rifiutato 11 ' iigUo.'ftuuto daninìamante, figura 'Che #flS'Btì6%'''rientrare nella casistica del contemporaneo Freud; con •Chéri* di Colette, ritratto di un'emancipata al tramonto (Valeria Monconi) che ama un fatuo ragazzo; e con la disperata e •offesa dalla vita* Ersilia Drei (Mariangela Melato) di «Vestire gli ignudi* di Pirandello. Un bel repertorio, una passerella di affermate e lungamente esperte primedonne, e un passo avanti nell'incontro teatro-tv: tolta la ripresa da palcoscenico di «Vestine gli ignudi*. gli altri allestimenti sono stati tutti girati in studio secondo 11 giusto criterio che una commedia va rispettata nel testo e nella dimensione teatrale, ma eie ve .essere realizzata appositamente per la ribalta televisiva. Ugo Buzzolan Carla Gravina
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