Al capezzale del vino malato di Sergio Miravalle

Al capezzale del vino melato Vinitaly: si cerca la difficile ricetta per fare scordare il metanolo Al capezzale del vino melato Marone Cinzano (Federvini): meno prodotto ma di indiscussa qualità - Rivelila (enotecnici): l'errore di base è stato accondiscendere allo zuccheraggio (che pur è vietato) - Il giudice Ruffolo: chiedere i danni anche ai grossisti e ai negozianti - Il prof. Fregoni: abolire la distillazione che crea masse di alcol difficilmente controllabili DAL NOSTRO INVIATO VERONA — Al capezzale del vino italiano, avvilito dallo scandalo del metanolo e dalle nuove inquietanti scoperte di bottiglie con tracce di dietilenglicole, si sono ritrovati i maggiori responsabili del settore enologico e vitivinicolo nazionale. Il summit, organizzato al Vinitaly Ha rassegna si chiuderà domani sera), dalla rivista Bar giornale, aveva per titolo: «Il vino italiano come problema politico», indicazione che, dopo i fatti di queste settimane, ha assunto il valore di preveggenza. Che cosa fare per uscire dal tunnel della sfiducia, come organizzare una nuova seria immagine del vino italiano, quali azioni devono intraprendere gli operatori del settore? Ne è uscito un quadro allarmato, ma non catastrofico, con molte proposte in positivo. Luigi Cecchi, presidente dell'Unione italiana vini, l'organismo che raggruppa la maggioranza delle aziende imbottigliatrici, ha sottolineato subito la necessità, di far sentire sui mercati internazionali una voce unica e rassicurante. «/ tedeschi sono stanchi di tentenna¬ menti e vogliono un elenco ufficiale precìso, fornito dal nostro presidente del Consìglio, delle ditte e delle etichette incriminate. Altrimenti toglieranno dagli scaffali dei negozi tutte le nostre bottiglie. Dobbiamo aiutarli a distinguere e a non colpevolissare il vino italiano nel suo complesso*. Alberto Marone Cinzano, presidente della Federvini, ha illustrato le preoccupazioni del mondo industriale per uno scandalo che rischia di 'Cacciarci per sempre da alcuni importanti mercati faticosamente conquistati. Per uscire dalla crisi bisogna non più perdere di vista il rapporto tra produzione e mercato. Meno prodotto ma di indiscussa qualità è la formula vincente». Perché si è arrivati al vinokiller? Ezio Rivella, presidente degli enotecnici italiani, ha ricordato come sia prevalsa in passato una mentalità accondiscendente. 'Lo zuccheraggio, per esempio, sì è sempre detto che è soltanto un peccato veniale, non fa male e in molti casi aiuta il prodotto debole. Eppure accettando questo principio si apre una porta che può portare alla costruzione dei vini. Nessuno pensava all'uso del metanolo ma, poi, la catastrofe è arrivata e ora ne stiamo pagando le conseguenze». 'Dobbiamo rifondare il settore — ha aggiunto Rivella — attuando subito un severo autocontrollo utilizzando anche le denunce alla magistratura». Tra le misure preventive proposte dagli enologi, l'obbligo della firma di ogni partita di vino da parte di un tecnico responsabile, assieme al proprietario della cantina. Luigi Rossi di Montelera. della Martini e Rossi, ha chiesto anche un maggior controllo pubblico esteso agli impianti: .Le strutture inadeguate sono già un segnale della serietà dello stabilimento. Esiste una fascia non credibile di imbottigliatori che opera indisturbata». Per Ugo Ruffolo, ordinario di diritto civile dell'Università di Bologna, noto per una serie di recenti polemici interventi alla trasmissione «Di tasca nostra», 'l'arcipelago degli onesti deve fondersi e diventare un continente». Il giurista ha notato come tra i produttori e le grandi industrie del vino manchi un .gioco di gruppo». »Il codice civile consente ampie azioni di salvaguardia del proprio prodotto. I sofisticatoli, oltre che sul piano penale, possono essere perseguiti anche per concorrenza sleale. Perché nessuno ha chiesto i danni, oltre a chi imbottigliava il vino al metanolo, anche ai grossisti e alla grande distribuzione che lo hanno portato disinvoltamente sul mercato?». A una incisiva educazione del consumatori si è richiamato il giornalista enogastronomo Vincenzo Buonassisi: »Una bottiglia di vino venduta al prezzo dell'acqua minerale è una follìa, un segnale evidente di prodotto sospetto». Tra il pubblico era presente il professor Mario Fregoni, titolare della cattedra dì viticoltura all'Università cattolica di Piacenza e presidente dell'organizzazione internazionale della vite e del vino, un organismo che raggruppa il 96 per cento dei Paesi vitivinicoli del mondo. La sua «ricetta» è drastica? abolire la distillazione che crea masse di alcol difficilmente controllabili e liberalizzare a prezzo politico pari a quello dello zucchero il mosto concentrato rettificato ottenuto dall'uva; e poi ispezioni nei vigneti per far rispettare le gradazioni zuccherine .minime dell'uva' e una scheda aziendale computerizzabile e aggiornata, che ogni viticoltore deve avere con le indicazioni delle superfici e dei vitigni coltivati. 'Insomma un serio avvio di catasto vitivinicolo che ora tutti sollecitano — conclude Fregoni — ma che noi, addetti al lavori, ci sforziamo da decenni di sollecitare. Dopo questo disastro, sarà la volta buona?». Sergio Miravalle

Luoghi citati: Piacenza, Verona