Quel misterioso «altro» aiuto dato da Mosca al Colonnello

Quel misterioso «altro» aiuto dato da Mosca al Colonnello Una frase sibillina nel messaggio di Gorbaciov al leader libico Quel misterioso «altro» aiuto dato da Mosca al Colonnello C'è una frase sibillina nella lettera inviata mercoledì da Gorbaciov al leader di Tripoli, là dove il capo del Cremlino ricorda che «l'Urss ha fornito alla Libia, assieme al sostegno morale, politico, diplomatico e militare, anche altro che voi, compagno Oheddafi, conoscete bene». Un monito cifrato a non tirare troppo la corda, per sottolineare che sema il sostegno di Mosca, pur impegnata «a rispettare strettamente 1 suoi obblighi per rafforzare la capacità difensiva» del Paese nordafricano, la Jamahlriyah non può continuare ad agire di testa sua? Oppure una conferma a considerare inesauribile il fiume degli aiuti sovietici? Indubbiamente, quel misterioso «altro» può sottintendere molte cose. Che, ad esempio, il Crsmlino abbia lanciato alla Libia innumerevoli ciambelle di salvataggio sventando gli svariati complotti orditi in questi ultimi anni contro Gheddafi. Che il Kgb avrebbe insamma contribuito in maniera determinante a bloccare i tentativi golpisti di alcuni ufficiali dell'esercito in contatto con la Cia, circo stanza d'altronde confermata da recenti rivelazioni della Washington Post, la quale indicava la possibilità di un putsch in coincidenza con le incursioni su Tripoli e Benga¬ si. Altra illazione possibile, un intervento risolutore di Mosca nel proteggere la Libia dal suo vicino, l'Egitto, ed assisterla nella guerra del Ciad. E poi, le consultazioni nella fase calda della crisi del Mediterraneo. Con ogni probabilità, Gheddafi venne avvertito in qualche modo dal Cremlino sull'attacco di fine marzo nel Golfo della Sirte: il New York Times ha scritto che gli istruttori sovietici quel giorno erano andati provvidenzialmente «a prendere il caffé». E forse anche in occasione di quest'ultimo raid, durante il quale, come ha detto ieri Jallud, il Colonnello era «nascosto». Di certo dal maggio 1975, data cui risale il primo accordo di cooperazione firmato dall'alloro primo ministro Kossighin, l'Unione Sovietica ha inviato al suo bizzoso alleato mezzi bellici e assistenza di vario tipo per oltre 14 miliardi di dollari, circa ventimila miliardi di lire. Già nell'agosto 1981, alla vigilia della breve scaramuccia nel Golfo della Sirte in cui gli F14 della Nimitz abbatterono due caccia libici Su-22, l'arsenale dì Gheddafi era quasi interamente «made in Urss» Secondo l'Istituto internazionale di studi strategici di Londra, la Libia possedeva allora 287 aerei da combatti¬ mento Mig-23 e Mig-25 — saliti agli attuali 550, che costituiscono la più potente aviazione del mondo arabo — e alcune squadriglie di elicotteri MI-8 ed MI-24. In seguito l'apporto sovietico, stando alle rilevazioni del Pentagono, ha compiuto un salto di qualità: armi sofisticate (non però i modelli più avanzati, nel timore che cadessero in mani nemiche) come le postazioni mobili di missili terra-aria Sam-S e Sam-SS, gli Scud lanciati su Lampedusa, carri armati (dai primi T-54 fino alla serie T15), sottomarini della classe Foxtrot nella terminologia Nato, motovedette e corvette Nanunchka. Inoltre l'Unione Sovietica ha mandato in Libia, in diversi scaglioni, centinaia, se non addirittura migliaia dì consiglieri militari stazionati a Wheelus, l'ex base americana, con il compito di addestrare le Forze Armate, Nel computo degli aiuti dali Est rientrano pure i tecnici civili concessi alla Libia dalle nazioni del Patto di Varsavia. Cecoslovacchia, Bulgaria e soprattutto Germania Orientale, che a Tripoli ha un vero e proprio proconsole: si chiama Karl Haensch, proviene dalla centrale del controspionaggio di Berlino Est. Fiero de Garzarolli

Persone citate: Colonnello, Gheddafi, Gorbaciov, Jallud, Karl Haensch, Kossighin