Un terno secco sull'ospedale di Franco Giliberto

Un terno secco sull'ospedale Inchiesta nelle contrade sanitarie delle nostre città: quella difficile scommessa di Venezia Un terno secco sull'ospedale Nell'antico «Ss. Giovanni e Paolo» sta sorgendo una modernissima struttura - II direttore sanitario dice: «Riusciremo a coniugare il vecchio con il nuovo» - Ogni letto costa 270.000 lire al giorno (come all'hotel Danieli) e i ricoverati sono 750 - Manca la Tac e i pazienti sono costretti a fare 165 chilometri per l'esame DAL NOSTRO INVIATO VENEZIA — Quale godimento per gli occhi è l'ospedale civile veneziano dei Santi Giovanni e Paolo, che nei secoli ebbe come architetti Coducci, Scamozzi, Sardi e Longhena, e vide all'opera — per il prestigio di molti suoi saloni interni — i Bellini, Tintoretto, Veronese, Quercino. Signora Isabella, non è contenta d'essere ricoverata qui? Isabella O. soffriva per una sospetta ernia al disco. Il suo medico di famiglia le aveva consigliato il ricovero. In modo che dopo una serte di esami specialistici si sapesse come intervenire. La signora racconta: -Fin da bambina ero ammaliata dalla facciata della Scuola Grande di San Marco, nel campo dei Santi Giovanni e Paolo, dove c'è lo splendido ingresso del nostro ospedale civile, credo unico al mondo cosi bello. Immaginavo che il ricovero non sarebbe stato dei più comodi, perché non si può avere tutto dalla vita: strutture architettoniche rinascimentali o barocche e funzionalità di reparti di degema. Ma non immaginavo quel che mi sarebbe toccato. Un viaggio avventuroso in laguna e in terraferma, soltanto per poter disporre di un'analisi Toc!'. Quel viaggio quasi ogni giorno presuppone per una piccola pattuglia di malati la sveglia di buon'ora al mattino, la raccomandazione di co- prtrsi bene, qualche coperta da mettere sulle ginocchia. Bisogna lasciare l'ospedale di Venezia — che non possiede l'apparecchiatura per la Tac — e andare a fare quell'esame in altro luogo, con una escursione di cinque-sei ore. Lo spostamento comprende: uscita dal reparto di degenza; avvio alla cavana (minuscola darsena dell'ospedale); imbarco su una lancia-ambulanza; navigazione fino a Piazzale Roma; trasbordo su un'autoambulanza; percorso in autostrada con Vicenza per mèta; ulteriore scarrozzata su strada provinciale fino a Isola Vicentina, citta dina presso le ultime propaggini dei monti Lessini, dove una •struttura privata, ma convenzionata, possiede la sospirata attrezzatura per la tomografia assiale computerizzata. Fatto l'esame, il gruppetto riparte per l'ospedale dei Santi Giovanni e Paolo, concludendo l'itinerario che, tra andata e ritorno è di 165 chilometri. .Non c'è da stare allegri a fare quel lungo spostamento, se si hanno dei dolori addosso come me', commenta un malato che soffre per una seria affezione epatica. -E se uno nemmeno riusciva ad allacciarsi le scarpe, com'era il mio caso in quei giorni di fase acuta della malattia? C'era da maledire la gita, più che l'ernia al disco; aggiunge la signora Isabella. Nella ricognizione tra le dolenti contrade sanitarie d'Italia, la tappa veneziana si raccomanda per questo tragicomico risvolto della «Toc mancante-, e dei pellegrinaggi organizzati in altra provincia (nemmeno confinante) per sopperirvi. Questa storia dura dagli Anni Settanta. Eppure, l'ospedale dei Santi Giovanni e Paolo è tutt'altro che miserello. Mediamente ha 750 letti al giorno occupati, sui 1050 che possiede; vi lavorano 170 medici e 1200 paramedici circa. Serve una popolazione di centrotrentami la persone, gli abitanti del centro storico e dell'estuario Ha .clienti, fin nella penisola del Cavallino e a Chloggia (c'è poi da contare la grande popolazione turistica). E la legge speciale per Venezia ha destinato 12 miliardi per la sua ristrutturazione, miliardi che vanno aggiunti agli altri di abituale erogazione. Qui un posto-letto costa alla collettività 275.000 lire quotidiane, come all'Hotel DanieliExcelsior. Certo, tanta acqua è passata nei rii veneziani da quando il nucleo assistenziale dell' Ospedale di San Lazzaro dei Mendicanti (incorporato poi dal complesso dei Santi Giovanni e Paolo) fu istituito sul finire del 1500. La mirabolante Tac era di la da venire. Allora esisteva soltanto un semplice elenco di rozze priorità: per primi venivano accolti ì lebbrosi, poi gli •aggravati di rogna- che erano ricoverati •finonché saranno sufficientemente medicati et unti per tale male', infine i più miserabili individui che mendicavano -per non saper industria alcuna o per inabilità della propria persona o per vecchiezza'. E nessuno si sognava di trasferire (poniamo con i carri tirati da buoi, fino a Padova) nemmeno gli ammalati di tigna maligna. Ma ora, alle soglie del Due mila? Il direttore sanitario, dottor Ernesto Saporiti, riconosce senza problemi che i veneziani meriterebbero un ospedale migliore (se non dal punto di vista estetico, che è già ineguagliabile, da quello della funzionalità strutturale). 'Stiamo lavorando sodo afferma — e il processo della definitiva risistemazione non si fermerà più. Qualcuno dice che è come una scommessa la nostra: coniugare l'antico con il nuovo, le preziose testimonianze del passato con le necessità del mondo moderno. Sono convinto che vinceremo questa scommessa, proprio qui al Santi Giovanni e Paolo'. Già nel prossimo autunno l'ospedale vedrà funzionare al suo interno un'apparecchiatura per la Tac. Ma quel che muterà radicalmente il volto del complesso sanitario sarà il dipartimento d'emergenza, progetto in fase di realizzazione (degli architetti Semerani e Tamaro), che sarà ultimato entro il 1990. C'è chi farebbe carte false pur di firmare un progettino da niente, pur di costruire qualche metro cubo a Venezia, città che per contorti motivi ha perso negli Anni Sessanta l'occasione di avere un ospedale nuovo (a San Giobbe, accanto al ponte della Libertà) pensato da Le Corbusier, e una vitrea palazzina sul Canal Grande (di fianco a Ca' Foscari) disegnata da Wright. In questo quadro, sembra ancor più coraggiosa la decisione di dar' licenza al nuovo dipartimento — un blocco-piastra a pianta quadrangolare, di 46 per 46 metri, accanto a un .corpo di linea» di 23 per 66 metri, entrambi su tre piani — che tra l'altro comprenderà accettazione e pronto soccorso, servizi diagnostici e camere operatorie, unità coronarica e divisione di nefrologia e dialisi, reparto di degenza per 40 malati, oltre alle degenze di chirurgia generale e specialistica (nel blocco rettangolare) con altri duecento posti letto. La misura dell'ospedale ristrutturato sarà alla fine quella «ottimale» dei settecento letti al massimo, dice Saporiti. 'Ed ecco allora che reparti ospitati in secolari strutture saranno liberati, restaurati e destinati ad altri usi, congressuali e di rappresentanza. Ecco che gli edifici più recenti (come il grande padiglione Jona che s'affaccia sulla Laguna, costruito nel 1934) saranno vuotati e sistemati secondo criteri aggiornatissimi. Tutto ruoterà attorno al dipartimento d'emergenza, nuovo cuore pulsante all'interno dell'antico complesso monumentale rivitalizzato. Una scommessa che vinceremo'. Questa scommessa veneziana incuriosisce. Chi conosce 11 fatturato miliardario del •turismo congressuale' nazionale e internazionale immagina facilmente che cosa potrebbe divenire l'ospedale civile se — trovato un equilibrio assistenziale moderno — si proponesse anche come centro di cultura scien tifica. O semplicemente come luogo di convegni medici, nei quali l'irresistibile ' richiamo di Venezia s'accoppiasse alle proposte di periodici dibattiti specialistici, purchessia. In una dinamica prospettiva del genere si potrebbe persino incoraggiare, però disciplinandola, la perpetuazione della splendida stirpe di- gatti che oggi popola l'ospedale, specie nei disastrati chiostri sotto vari reparti di degenza. Mici allcnatisslmi a combattere una legione di topi: per generazioni e generazioni, dal Medioevo, gli uni e gli altri han lottato qui. Franco Giliberto i Venezia. Il monumentale ingresso dell'ospedale veneziano, che in passato ospitava la «Scuola Grande» di San Marco

Persone citate: Ernesto Saporiti, Foscari, Isabella O., Le Corbusier, Saporiti, Scamozzi, Signora Isabella, Tamaro, Veronese, Wright