Vinitaly, quasi un processo di Remo Lugli

Vinitaly, quasi un processo Vinitaly, quasi un processo Insufficiente la legislazione - L'assessore all'Agricoltura della Regione Piemonte: «Produciamo ogni anno da 4 a 6 milioni di ettolitri, ma ne commercializziamo dieci» - Carenti le verìfiche sui prodotti che arrivano dalle altre zone - Vallarino Gancia: «Indispensabile l'autocontrollo» DAL NOSTRO INVIATO VERONA — n mondo agricolo viene qui a Verona, in questa 20* Rassegna internazionale Vinitaly destinata alla esaltazione del vino, e si trova come ad un processo. Ognuno sente il dovere di discolparsi o di dire che è estraneo alle vicende del metanolo. Si fanno le conferenze stampa e 11 tema è soprattutto, invariabilmente, questo. D'altra parte il trauma è stato troppo forte, per tutti, in ispecial modo per chi lavora e vive sul vino. « Un processo — dice Emilio Lombardi, assessore all'Agricoltura del Piemonte — dove, per metafora, al posto degli imputati è costretto a sedere il vino piemontese». E aggiunge: 'Nessuno in questi giorni ha rivelato che in Piemonte, "meravigliosa terra da vino", si producono ogni anno da 4 a 6 milioni di ettolitri di vino, ma se ne commercializzano almeno dieci milioni». Non si incorra nell'errore di credere che la differenza in più sia frutto di sofistificazio- ni, di vino non d'uva.. No: è ammesso vinificare anche con uve provenienti da altre zone, i vini base per i brut provengono da altre regioni, lo stesso può dirsi per i vini aromatici e i vermouth. 'Ma — sottolinea l'assessore — in carenza di un efficace sistema di controllo, questo afflusso di vini da altre regioni costituisce un elemento di debolezza per la produzione dei vini ad indicazione geografica». 'Oggettivamente la nostra regione è sottoposta maggiormente a queste potenziali "frodi" che invano, nel passato, vista la carenza del sistema dei controlli, si è cercato di contenere». La Regione Piemonte ha tentato di sbarrare il passo ai sofistificatorì con una sua legge, la 39 dell'80, che tende a salvaguardare la salute dei consumatori e l'immagine del vino. Ha anche istituito l'Anagrafe vitivinicola, ancora soltanto auspicata in sede nazionale, che consente di mettere in atto un certo servizio di controllo. Ma tutta la legislazione nazionale va rivi¬ sta: si pensi che il produttore deve munirsi di 17 documenti per fare un vino a Doc, mentre i commercianti sono liberi di manipolare il vino come credono. L'ideale è, secondo l'assessore, di arrivare a far si che le bottiglie che portano il nome Piemonte contengano solo vino frutto della pigiatura delle sue uve. «Sono uve prodotte con alti costi (tra gli 80 e HO quintali per ettaro a fronte di produzioni di quattro-cinque volte superiori in altre regioni) perché qui la meccanizzazione non può esplicarsi in tutte le sue potenzialità, mentre altrove condizioni più favorevoli pos sono consentire prezzi bassi al consumo». L'assessorato regionale pie montese dell'Agricoltura giudica positivamente i provve dimenti presi in sede gover nativa nel momento delle mergenza, ma adesso chiede una legislazione più completa ed adeguata che offra anche a livello regionale spazi di regolamentazione e di presenza I atti a gantire le diverse speci¬ ficità della vitivincoltura italiana. 'Per quanto riguarda i controlli, — precisa l'assessore Lombardi — chiediamo che venga individuata una unica autorità a livello regionale che abbia il compito del coordinamento dei vari organi di controllo affinchè l'azione degli stessi sia meno dispersiva e più efficace». Ma con una cosi grande pletora di produttori, commercianti e manipolatori di vino è praticamente impossibile poter controllare tutti, anche se si aumentano tutti i servizi repressioni. Dice Vittorio Vallarino Oancia presidente dell'Unione Camere di Commercio del Piemponte: «Dobbiamo chiedere l'autocontrollo: è impensabile, ad esempio, di poter controllare tutto il pane o l'acqua che vengono distribuiti. Ci dovrà essere magari un organismo che possa raccogliere segnalazioni e intervenire nei casi sospetti». E' d'accordo anche Ottavio Riccadonna. presidente della Federazione regionale Con- fagricoltura: 'Certo, in passato c'era chi sapeva di irregolarità, non diciamo di metanolo, ma di altre sofistificazioni, ma a chi dirlo? C'era il rischio di prendersi una denuncia». Giuseppe Colia, del Consorzio Barolo Barbaresco e Vini d'Alba si chiede: 'Tutti i documenti che erano necessari per produrre il vino non sono stati sufficienti, non sono serviti, cioè i controlli non hanno funzionato. Ora, come mai nessuno va a cercare i responsabili di questo mancato funzionamento? Ci dovrebbe essere, quanto meno, una inchiesta amministrativa che colpisca chi ha sbagliato». Anche alla conferenza stampa della Regione Toscana si mette in evidenza questa insufficienza di legislazione, di controlli, di personale per la repressione frodi. L'assessore regionale all'Agricoltura. Emio Bonifazl, dice che la giunta regionale darà vita ad un comitato permanente costituito dal Maf (Ministero Agricoltura e Foreste), dal Servizio repressione frodi, dalla Regione, dal Nas e dalle Camere di Commercio, per giungere alla definzione di un organico piano di interventi, atti a tutelare maggiormente i consumatori nei confronti delle produzioni agroalimentari. Sarà poi condotta una azione promozionale a favore del Vino Toscano all'estero attraverso una campagna collegata con la garanzia di qualità, la conoscenza e l'educazione del consumo del vino. In Toscana le giacenze di vino sono rilevanti: a fine agosto, per la maggior parte nelle cantine dei produttori, c'erano 3 milioni e 275 mila ettolitri di cui un milione e mezzo a denominazione di origine controllata. Le due Regioni, Piemonte e Toscana, hanno comunicato le cifre. relative agli esami eseguiti -sui campioni di vino nelle scorse settimane. In Piemonte sono stati esaminati 10.523 campioni su un totale di quasi 27.000 presentati; 148 sono risultati positivi, con quantità di metanolo oltre il consentito. In Toscana su 4054 esami effettuati, ne sono risultati positivi 70. 'In tutti i casi di presenza di metanolo — precisa l'assessore regionale Bonifazi — si trattava di vini non di origine toscana». Remo Lugli

Persone citate: Bonifazi, Emilio Lombardi, Giuseppe Colia, Lombardi, Ottavio Riccadonna, Vallarino Gancia, Vittorio Vallarino Oancia