Fantacronache di Stefano Reggiani

Fantacronache di Stefano Reggiani Fantacronache di Stefano Reggiani Venerdì li/Giovedì 17, una settimana di parole buttate. Può darsi che questo sia uno dei periodi più interessanti della storia: il che vuol dire uno dei più detestabili e pericolosi. I fatti sono più veloci delle parole e certi discorsi stanno sospesi come le foglie, basta un colpo di vento a portarli via. Non fai in tempo a comperare un settimanale per imparare quali sono le nuove mode culturali e politiche, che gli avvenimenti le hanno soppiantate con qualche altra precaria ipotesi. Per esempio: è possibile che abbiamo la guerra sulle spiagge di casa? Cosa fa l'Europa per far tornare di moda la pace? E' concepibile un ritorno italiano alla retorica militare come a un vecchio look degli Anni Quaranta? (E la onesta, sincera paura dove la mettete?). In questi giorni di bombe e missili sul Mediterraneo abbiamo buttato via provvisoriamente molte parole e di altre consuete abbiamo fatto un contp diverso. Ne abbiamo raccolto alcune, per evitare che gli avvenimenti passino senza segnare almeno il vocabolario (anzi, preferibilmente, solo quello). Edonismo. Prendere i piccoli piaceri dove si trovano, incoraggiare le debolezze individuali, programmare il proprio successo anche modesto, curare il proprio aspetto come un contrassegno di originalità. La tendenza resiste, ma la parola appare improvvisamente datata c imbarazzante, soprattutto nell'accezione scherzosa (scherzosa?) di edonismo rcaganiano. . Ci sono cose nella politica che la moda non potrà mai capire. Senza contare l'ipotesi peggiore: accadono cose nella politica prese dalla moda. Come comportarsi in questo speciale caso? Rambismo. Uno specialista ha condotto uno studio sui comportamenti che teneva Reagan nei film in rapporto ai suoi atteggiamenti . da Presidente; dice che spes- so coincidono anche le battute. Ma siamo stati noi a rendere il cinema l'unico modello possibile per l'America, povera di altre tradizioni; c'è una spinta collettiva verso l'America perché sia cinematografica, c quando ci sembra che diventi troppo simile al cinema scattano la preoccupazione e gli scongiuri. Cosi il nome di Rambo. che pareva condensare certi propositi di vendetta di un'America isolazionista, e d'impr.owiso troppo fastidioso e facile da usare. Ci hanno spiegato che c'è un calcolo strategico e diplomatico dietro il raid americano; ma il rambismo (parola consumata) ci impedisce di apprezzarlo. E intanto esce un nuovo film, L'aquila d'acciaio, che prefigura i giorni di fuoco nel Mediterraneo come un'avventura quasi familiare, un vero gioco da ragazzi. Europa. Parola buttata, impronunciabile. Magari rapila. Nel mito antico Europa era una bella ragazza rapita da Giove in figura di toro. La ragazza giocava sulla spiaggia e il toro approdava e la invitava a salirgli in groppa. Adesso si può essere sicuri che il dialogo andò per le lunghe. «Vieni, non esitare». «Sono molto indecisa, una parte di me è contro, una è a favore». «Solo una piccola gita in mure». «Ma non vorrai rapirmi?». «Ti dà ampie assicurazioni». « Vubbè, vengo con riserva, al primo spruzzo che mi bagna la tunica torniamo indietro». «Parola...». Ed Europa se ne andò con Giove, senza ben sapere dove. Mafia-Sicilia. La parola Sicilia che cambia di senso, la parola mafia messa in archivio, sull'ultimo scaffale in alto. Nella geografia del Padrino la Sicilia era collocata nelle retrovie, una patria dell'onorata società e insieme una Svizzera degli affari. Ma in questi giorni di fuoco c stata considerata prima linea, come del resto le era già accaduto oltre quarantanni fa, ai tempi del bagnasciuga («Fermeremo i nemici sul bagnasciuga»). Come.credere che la mafia sia importante, quando si parla di guerra? La parola viene provvisoriamente dimenticata e le cronache dei superproecssi ascoltate con impazienza. Ma perché riempire le aule di tante brave persone? Magari la mafia fosse l'unico problema, la mafia, dicono, porla ricchezza e per prosperare ha bisogno che gli Stati siano in pace, che i traffici internazionali siano sicuri. Colomba. Volava controvento, molto stanca, sui punto di lasciarsi cadere in mare. Aveva evitato per miracolo le bombe di Tripoli e i mìssili di Lampedusa, per non dire del razzo senza rivendicazione che l'aveva sfiorata sopra Beirut. Pensò che era perduta; ma ecco all'orizzonte la linea di terra, la salvezza, l'Italia. «Dove, se non in Italia, troverò riparo? — si disse la colomba della pace —. Qui i cieli sono sicuri». Una fucilata le fischiò di lato. Pensò che sarebbe stato buffo cadere alla fine per gioco, colpita dai cacciatori, l'ultimo vero esercito d'Italia (neanche un referendum lo batterà). I giorni del fuoco

Persone citate: Parola, Rambo, Reagan