Parla un ex addestratore dei libici «Ragazzi senza voglia di volare»

Paria un ex addestratore deilikki «Ragazzi senza voglia di velare» Un centinaio di piloti italiani ha tenuto corsi sui Siai Marchetti Paria un ex addestratore deilikki «Ragazzi senza voglia di velare» MILANO — «/ piloti dell'aviazione Ubica? Non esistono, non sono capaci, hanno paura di volare Il «Comandante» risponde al telefono, tra un volo di addestramento civile e un altro, da un piccolo aeroporto dell'Italia centrale. Adesso lo chiamano cosi, il «Comandante». Prima era un ufficiale della nostra aviazione. E poi, per cinque anni, ha insegnato ai piloti libici il funzionamento dei Siai Marchetti SF 280. «Più che insegnato, ho tentato di insegnare a volare. Bravi ragazzi, alcuni, intelligenti. Ma poveretti, proprio non adatti al volo». B «Comandante», l'altra notte, quando gli aerei Usa hanno attaccato Tripoli e Bengasi, non si è stupito. •Perché la Libia non ha utilizato i nostri Siai Marchetti? Semplice: perché sono macchine per guerriglia; aeroplanettl belli, ma per la guerra non servono. Macchine che possono servire per la caccia all'uomo nel deserto, come è accaduto in Ciad. Certo, la Libia del colonnello Gheddafi dispane anche di altri tipi di aereo: però non ha piloti, può contare solo su palestinesi, egiziani, pakistani, qualche mercenario di vari Paesi del mondo». Sono almeno cento gli italiani che hanno insegnato il volo ai libici: militari in congedo e piloti civili. Hanno impiegato almeno 240 Siai Marchetti. Ingaggio mensile dai tre ai cinque milioni. Contratto con la società Ali, r.Aero leasing Italia», con sede a Roma. «La stessa società che forniva gli aerei alla Libia con la formula chiavi in mano. E nel contratto, naturalmente, — racconta Giorgio Peruffo, 45 anni, istruttore all'aeroporto di Vicenza, sei mesi passati nella base libica di Sebha nel 1979 — era prevista la nostra assistenza all'addestramento». Ma come sono i piloti libici, chi sono? Il «Comandante» risponde con un tantino di delusione, questa volta parla davvero da militare. -In Libia hanno sbagliato il metodo di reclutamento. Quando sono arrivato la prima volta ho subito suggerito un mio metodo: dateci 200 giovani, volontari, interessati a volare. Invece il Colonnello ci ha dato 200 ragazzi, tra l 16 e i 19 anni, presi a caso in qualche villaggio. La maggioranza non aveva mai visto un aereo. Un'esperienza che al «Comandante» non è piaciuta. Ricorda il bisticcio con lo Stato maggiore libico e il Colonnello. •Questi vanno esonerati», chiedeva lui >No, questi debbono imparare», rispondeva l'altro. E cosi nonostante le difficoltà di lingua, nonostante la richiesta di un corso selezionato per i migliori — in modo tale che poi potessero sostituirsi agli istruttori italiani — è finita cosi: appena il pilota libico prendeva il volo senza istruttore, l'aereo finiva nell'hangar officina senza neppure un decollo. Dai racconti del «Comandante» e di altri nostri piloti che hanno addestrato i libici escono anche retroscena mercenari Piloti italiani — non il «Comandante» e neppure Giorgio Peruffo che insegna il volo ai vicentini — che hanno partecipato ad azioni militari per conto del colonnello Gheddafi. Nel Ciad, estate '83, i Siai Marchetti da addestramento hanno preso parte alla guerriglia. Piloti italiani e piloti dì altre nazionalità. Mercenari non istruttori •Infatti — conferma Peruffo — lo san tornato tn Italia». Quattro mitragliatrici da 7,62 millimetri e due lanciarazzi da 12 pezzi: i Siai Marchetti sono dotati di un armamento che, secondo gli esperti è appena sufficiente per la guerriglia. Il campo di addestramento era quello di Sebha, una lunga striscia di sabbia battuta in mezzo al deserto, le tende dei beduini ai lati Sveglia alle 6 del mattino. Addestramento in volo fino alle 11. Poi — a causa della temperatura — solo lezioni di teoria: 24 missioni e quindi il primo volo del pilota libico. Con risultati però, il più delle volte disastrosi Giorgio Peruffo ricorda cosi 1 suoi allievi: •Ragazzi sotto i 20 anni. Praticamente analfabeti. Ciò che mi ha più Impressionato era l'assoluta mancanza di voglia di volare. Il migliore sognava di andare a lavorare nelle linee civili. Del resto la vita militare per loro era dura: punizioni corporali, pugni e schiaffi. LI sentivo lamentarsi per essere stati presi ptii per forza che per vocazione.*. Giovanni Cerniti

Persone citate: Gheddafi, Giorgio Peruffo, Peruffo