Gli italiani raccontano la notte tra le bombe di Liliana Madeo

Oli italiani raccontano la natte tra le bombe A Fiumicino il primo aereo che ha lasciato la Libia Oli italiani raccontano la natte tra le bombe ROMA — E' stato il primo volo regolare verso l'Europa da quando è nata la crisi Libia-Usa nel Mediterraneo. li Boeing 737 della «Lybian Airlines», con 109 passeggeri a bordo, in gran parte italiani, è atterrato ieri sera al Leonardo da Vinci alle 21,25. Per non sorvolare la Sirte ha dovuto raggiungere Roma via Tunisi, lasciando al largo la Sicilia. Partito con diverse ore di ritardo rispetto al previsto (doveva arrivare a Roma alle 16,40). il jet Ubico ha portato in Italia le prime drammatiche testimonianze del raid americano di lunedi notte sulla capitale. Decine e decine di lavoratori hanno cosi potuto raccontare la loro avventura a Tripoli ai giornalisti che li attendevano nelle sale dell'aeroporto di Fiumicino. La. prima testimonianza diretta su avvenimenti che hanno tenuto il mondo con il fiato sospeso. In un primo tempo il volo, come tutti i collegamenti nelle due direzioni tra le capitali europee e Tripoli, era stato dato per annullato dalla compagnia di bandiera Ubica. Per tutta la giornata l'ufficio a Roma della «Lybian Airlines» si era limitato a ripetere: • Attendiamo comunicazioni da Tripoli-. Poi, in serata, la conferma: l'aereo era partito alla volta di Roma. Soltanto stamattina ripartirà alla volta deUa capitale Ubica. Le operazioni di sbarco sono queUe ordinarie. Nessun controllo per 1 passeggeri: oltre agU italiani sul Boeing libico hanno viaggiato arabi, jugoslavi, un norvegese, altri cittadini di Paesi deU'Est. Le tre code davanti ai posti di frontiera mescolano i passeggeri da Tripoli con altri viaggiatori atterrati quasi contemporaneamente e provenienti da Tel Aviv. I volti del nostri connazionali sono stanchi, ma sereni. Hanno avuto tanta paura del bombardamento. Sugli scontri a fuoco del giorni successivi hanno idee non sempre molto chiare e le loro testimonianze spesso sono contraddittorie. Tutti concordano nell'affermare che i Ubici non hanno compiuto ritorsioni o gesti di ostilità, nel confronti degU stranieri. Molte sono le voci polemiche nei confronti della nostra rappresentanza diplomatica. Uno dei primi a varcare il controllo dei passaporti è un rappresentante milanese della ditta Braibanti, un'industria che costruisce macchine per pastifici. Non vuole dire U suo nome. Insieme con due colleghi, era partito da Milano per Tripoli l'il aprile. Da 13 anni e mezzo fa il pendolare fra l'Italia e la Libia e conosce molto bene la situazione. Alle 2 di notte del 15 aprile, quando è cominciato 11 bombardamento americano, era in un albergo a tre chilometri dalla caserma colpita, 11 «Bab El Medina-. E' stato svegUato dalle esplosioni ed è fuggito assieme agU altri clienti. In seguito è rimasto molto sorpreso quando la moglie per telefono gli ha riferito che i giornali italiani parlavano della minaccia di sequestro degli stranieri in Libia. I rapporti con popolazione e autorità erano infatti abbastanza normali. .Siamo stati trattati bene — dice —. Non abbiamo avuto particolari difficoltà-. Dopo il bombardamento americano ci sono state altre sparatorie tra i militari, che erano consegnati in caserma, e i comitati popolari fedelissimi al colonnello Gheddafi. Questi scontri — gli hanno riferito alcuni amici Ubici — sono stati la conseguenza di un tentativo di golpe, perché In un primo momento si è creduto che U colonnello Gheddafi fosse rimasto ucciso o fosse fuggito aU'estero. Addirittura gli stessi libici hanno abbattuto un loro aereo (evidentemente qualcuno voleva bombardare la caserma di Gheddafi). In un rione di Tripoli — del quale al rappresentante milanese sfugge U nome — ci sono state vere e proprie -battaglie- con violente sparatorie fra parti avverse. E aggiunge: «Qualcuno mi ha Liliana Madeo (Continua a pagina 2 in quinta colonna)

Persone citate: Braibanti, Gheddafi, Leonardo Da Vinci