CRISI DEL MEDITERRANEO Mercati sotto pressione

Wall Street prende il volo Cadono dollaro e petrolio CRISI DEL MEDITERRANEO / Mercati sotto pressione Wall Street prende il volo Cadono dollaro e petrolio Sul vertice Opec l'ombro della Libia ROMA — La paura è durata poche ore. Smorzate le preoccupazioni per la crisi Usa-Libia, i mercati hanno fatto ieri i conti con una duplice caduta del dollaro e del greggio, e con un balzo record di Wall Street, dove l'indice Dow Jones degli industriali ha guadagnato, nella mattinata, circa 15 punti portandosi a quota 1824, oltre il record di chiusura stabilito il 27 marzo con 1821,72. Il dollaro è caduto in Italia (media Uic) a quota 1553,5 lire; è dalle 1532,505 lire registrate il 24 marzo che il biglietto verde non toccava un livello più basso. Rispetto alle 1596.375 di martedì 11 dollaro ha perso poco meno di 43 punti. A Francoforte, la valuta americana è stata fissata a 2,2662 marchi, perdendo 6 pfennig e mezzo sui 2,3317 di martedi. A detta degli operatori il mercato è tornato ad essere nettamente ribassista, anche se non si escludono limitate correzioni al rialzo per la moneta Usa. Una volta cessato l'effetto Libia il fattore dominante è divenuto il negativo andamento della produzione industriale Usa nel mese di mar zo, calato dello 0,5%, contro una flessione prevista dello 0.1%. Tensione anche sul petro Ho. Lo scetticismo degli ope ratori sulle possibilità di ac cordo alla conferenza Opec di Ginevra continua a tenere sotto pressione i prezzi del greggio a termine sulla piazza di New York. Il greggio per consegne a maggio ha aperto ieri a 11,90 dollari a barile, in calo di 80 cents ri spetto ai valori di chiusura di martedì. La conferenza Opec, ripresa ieri mattina, ha aggiornato i lavori intorno a mezzogiorno riconvocandosi per stamane alle 10, dopo che l'intero pomeriggio è stato riservato a consultazioni fra ministri in forma privata. L'attenzione degli osserva tori si è ieri appuntata sulla dichiarazione di 1 condanna, approvata l'altra sera dalla conferenza a maggioranza e non all'unanimità, per le azioni militari americane contro la Libia. A quanto si è appreso, quattro Paesi, Ecuador, Gabon, Venezuela e Indonesia, si sono astenuti dal votare indicando che la questione era di competenza dei rispettivi governi perché di natura essenzialmente politica. E" evidente, osservano fonti ministeriali, che i «dissenzienti» non appoggiano comunque l'idea di un embargo petrolifero contro gli Stati Uniti o qualsiasi altra misura più energica della dichiarazione di condanna. Secondo le fonti, anche alcuni Paesi che hanno votato per il documento sarebbero contrari a spingersi al di là di una presa di posizione verbale. Al momento non è chiaro, tuttavia, se per la conferenza di Ginevra la questione libica e quella dell'embargo debbano considerarsi definitivamente chiuse e non è chiaro nemmeno se."la;.hbla, 'potj'ebjje chiedere un embargo. J\ ministro iràftfàtió Ahazaoeh, ila cui è partita la proposta della dichiarazione di condanna, ha detto che dell'embargo si potrebbe riparlare nei prossimi giorni. Il presidente dell'Opec e ministro dell'Energia venezuelano Hernandez Grisanti ha detto ieri, dopo la prima seduta della conferenza centrata sulla questione libica, che i ministri discuteranno il tetto produttivo del cartello. All'ordine del giorno è anche la possibile allocazione di quote nell'ambito di un nuovo tetto, consentendo oscillazioni stagionali nella domanda e nella produzione di greggio. Hernandez Grisanti ha sottolineato che la questione della distribuzione delle nuove quote è solo «una possibilità». Si tratta in effetti di questione molto delicata, al punto che nella riunione di marzo provocò profonde divisioni portando alla sospensione dei lavori con il rinvio ai nuovi incontri di questi £ ,§ftcqaà.ójfohy ,Ó^S^Ìflistri discuteranno anche un rapporto del ministro egizia¬ no Abdelhadi Kandil per conto dei cinque Paesi non Opec presenti alle sedute di marzo. Stando alle fonti, quattro dei cinque Paesi avrebbero indicato la loro disponibilità a ridurre la produzione se l'Opec deciderà altrettanto. • Campania produce — In una regione, come la Campania, che ha il più alto tasso di disoccupazione (600.000 unità, di cui il 59% nella sola area napoletana) assume particolare interesse l'iniziativa presa dall'Associazione dei commercianti di Napoli per la realizzazione di una mostra permanente dal titolo «Campania produce». Con il patrocinio della Regione e l'adesione dell'Unione industriali e di numerosi organismi privati e pubblici (Fiat, Sme, Alfa Romeo, Aeritalia, Ansaldo, Nuova Italsider ecc.), «Campania produce» — ha sottolineato ieri, in una conferenza stampa l'as- ■.propone di ..darò . .una torte spinta alla conoscenza dei prodotti locali.

Persone citate: Abdelhadi, Ansaldo, Grisanti, Hernandez