Tentativo di rivolta dei boss messinesi durante il processo

Tentativo di rivolta dei boss messinesi durante il processo Drammatica udienza nel bunker di Gazzi Tentativo di rivolta dei boss messinesi durante il processo Panche rotte e ferri divelti lanciati in aula MESSINA — Tentativo di rivolta degli imputati mafiosi ieri mattina nell'aula bunker attigua al carcere di Gazzi, in cui si sta svolgendo il processo a carico delle cosche mafiose messinesi. Alcuni dei 260 detenuti, rinchiusi nelle dodici gabbie, hanno divelto le panche e le hanno lanciate in aula attraverso le inferriate. Il presidente del tribunale, Domenico Cucchiara, dopo aver tentato invano di riportare alla calma gli imputati, ha sospeso temporaneamente l'udienza. L'udienza, la seconda, era cominciata alle 10,15. La violenta contestazione s'è scatenata improvvisamente. Dopo l'appello, tre degli imputati, i fratelli Salvatore, Antonio e Giovanni Trovato, hanno detto di sentirsi male. I carabinieri di servizio li stavano accampagnando fuori dalla gabbia, allorché il loro difensore ha tentato di spiegare alla corte le cause del malessere dei tre imputati. A questo punto il pubblico ministero, Franco Provvidenti, ha chiesto la collaborazione degli avvocati ma con una espressione polemica: -Nella certezza — ha detto — che vogliate onorare la toga che indossate». La reazione dei legali è stata immediata, ma più di loro si sono offesi gli imputati, i quali hanno ritenuto di non tollerare la frase del pm. Una scusa per creare la bagarre. E' scoppiato il finimondo: hanno spaccato le panche, divelto i supporti di ferro e li hanno lanciati in aula. Il presidente è intervenuto energicamente e ha ordinato la sospensione dell'udienza. Ma la coda polemica," come era prevedibile, c'è stata. Uscendo dall'aula gli avvocati, infatti, hanno detto che quanto ha affermato il pubblico ministero rappresenta una «ingiuria pesante nei nostri confronti». L'udienza è ripresa dopo circa due ore. Il publico ministero Franco Previdenti rivolto agli avvocati ha detto: -Il foro messinese esce da una grande scuola che ha rappresentato nel nostro Paese un segno di civiltà. E' un presupposto che ci accomuna anche in questo dibattito. Dobbiamo sentirci tutti nella stessa barca. Sarà una sentenza sicuramente giusta che saprà distinguere le diverse posizioni. Ma questo processo — ha concluso Providenti — dobbiamo avviarlo». Il pm non ha potuto finire la frase, perché e stato interrotto da uno degli imputati, che ha gridato: «Questo è un processo politico». Gli ha fatto eco il coro di tutti gli altri imputati, che hanno rumoreggiato a lungo. Tornata la calma, Gaetano Costa, uno dei presunti capi delle cosche messinesi, rivolgendosi al pubblico ministero, ha detto: «Abbia il coraggio di chiedere scusa agli avvocati che ha gravemente offeso». A questo punto è intervenuto l'avvocato Antonio Marrone, il quale, dopo aver criticato l'affermazione del pubblico ministero «causa degli incidenti», ha detto: 'Sentire quelle accuse ci ha turbato molto», r. s.

Persone citate: Antonio Marrone, Domenico Cucchiara, Franco Provvidenti, Gaetano Costa, Gazzi, Giovanni Trovato, Providenti

Luoghi citati: Messina