Domani un altro consulto europeo (ma la Francia sta fuori del gioco) di Barbara Spinelli

Domani un altro consulto europeo (ma la Franga sta fuori del gioco) Svolta filo-araba, Parigi nega il permesso di sorvolo ai jet Usa Domani un altro consulto europeo (ma la Franga sta fuori del gioco) DAL NOSTRO INVIATO PARIGI — Tenersi se possibile fuori dal gioco, non lasciarsi coinvolgere oltre il necessario. E insomma fare il morto, almeno fino a quando le circostanze lo permetteranno: nelle grandi linee, questa sembra esser la linea adottata da Parigi, all'indomani del rald militare americano contro la Libia. Le parole di sdegno appaiono sfumate, manca . la delusione espressa da alcuni governi Cee, che credevano di aver dato prova di buona volontà ali Aia — di aver mostrato una certa fermezza nel confronti di Tripoii — e adesso si sentono aggirati da Reagan se non addirittura schiaffeggiati. Fontiiautorevoli del ministero degli Esteri ci confidano che Parigi non nutriva illusioni di sorta quanto alla possibilità di influire sulle scelte Usa,.ed.era perfettamente consapevole che ben più incisiva ayrebbe dovuto essere la presa ^ìi posizione europea per po jer, dissuadere Reagan: -In realtà gli europei erano profondamente di visi, e per questo non hanno seguito la Gran Bretagna e l'Olanda che consigliavano misure più drastiche: la chiusura delle ambasciate libiche e sanzioni economiche». Ma Parigi stessa ha interesse oggi a non inimicarsi Gheddafi, impigliata com'è nella guerra d'usura in Ciad. A.separare accuratamente i propri interessi da quelli statunitensi, difendendo i primi e guardandosi dall'inveire troppo contro i secondi. Da questo punto di vista, la dichiarazione del Quai d'Orsay — sede del ministero degli Esteri — è un capolavoro di pilatesca diplomazia: -L'intervento americano è stato deciso dal governo americano», afferma U comunicato. E prosegue: -Informata delle intenzioni Usa, la Francia ha rifiutato il sorvolo degli aerei statunitensi sul proprio territorio». Solo dopo aver fatto questa premessa, la dichiarazione -deplora che la scalata intollerabile del terrorismo abbia condotto a rappresaglie suscettibili di rilanciare la spirale della violenza». Una circospezione che vede unanimi i due re di Francia, Chirac e Mitterrand. In altre parole: Parigi è più che mai allergica a strategie coordinate dell'Alleanza Atlantica nel Mediterraneo. E perfino nell'ambito europeo si muove coi piedi di piombo, riscoprendo le delizie delle solitudini nazionali. E' con riluttanza che il ministro degli Esteri Jean Bernard Raimond si è recato all'Aia, dove è restato solo un'ora e mezzo: il tempo di consigliare la prudenza, e l'Inazione di fatto della Cee. E' con riluttanza che parteciperà al Consiglio degli Esteri Cee, convocato domani su domanda della Grecia, ai margini della riunione Ocse. E' con riluttanza infine che ammette — nella dichiarazione odierna — come le minacce di Gheddafi contro Italia e Spagna esigano, da parte dei governi europei, -risposte appropriate». D'altronde Raimond è stato esplicito, all'Aia: -Sono d'accordo sulla necessità di citare la Libia nel comunicato — ha detto — ma solo a proposito delle minacce contro l'Europa del Sud, che ospita basi americane». Il che è come dire: noi francesi, che basi americane non abbiamo, nella faccenda non c'entriamo affatto. Questo significa che sarà tutt'altro che facUe l'immi- nente vertice di Tokyo dei sette Paesi industrializzati. Un vertice che secondo Reagan dovrebbe concentrarsi sulla lotta al terrorismo, e sulle sue implicazioni internazionali. Significa, anche che molte frasi del premier Chirac erano pura retorica: Parigi approverà di certo un maggior coordinamento tra le polizie — e condotte molto repressive sul plano interno — ma si mostrerà-assai più lassista sul piano internazionale. Restano da capire le ragioni di fondo di questo comportamento leggermente schizofrenico. E U motivo è presto detto. Accelerando una tendenza già presente nell'ultima fase del regno mitterrandiano, il nuovo governo Chirac lentamente ma decisamente sta correggendo la politica mediterranea francese. Il desiderio di recuperare gli ostaggi detenuti dai Folli di Allah è 11 pretesto di questo smottamento, ma alla fine c'è una più ambigua insofferenza nei confronti dell'atteggiamento mantenuto da Mitterrand negli ultimi cinque anni. Finalmente affrancato dall'Eliseo, l'establishment del Quai d'Orsay non esita a polemizzare contro la politica -eccessivamente filosemlta» del presidente socialista. E chiede un rlequUibrio flloarabo della diplomazia. Di qui la recente partenza dei soldati francesi da Beirut. DI qui il riconoscimento di fatto del diritto siriano di inghiottire definitivamente il Libano. Le condizioni in cui è stato liberato l'insegnante francese tenuto in ostaggio, qualche giorno fa, sono impressionanti: i ringraziamenti a Damasco fluivano copiosi. Di qui ancora l'apertura spettacolare all'Iran di Khomelni, annunciata da Chirac e echeggiata da Mitterrand. Da presente e volitiva che era nel Mediterraneo, dun que, la Francia Inizia una progressiva politica di disimpegno. Ricorda giustamente che gli arabi moderati saranno destabilizzati da Reagan, ma ha l'occhio fisso sul triangolo Slria-Iran-Libia: i tre capofila dell'estremismo arabo, 1 tre grandi protettori del terrorismo internazionale. Barbara Spinelli