I perché (e i vantaggi) della linea Gorbaciov di Frane Barbieri

I perché (e i vantaggi) della linea Gorbaciov I perché (e i vantaggi) della linea Gorbaciov Washington sostiene di aver tenuto Mosca informata, il Cremlino non smentisce e non conferma. Sarebbe esagerato sospettare che Reagan contasse su un tacito assenso di Gorbaciov. Rimane però il fatto che i sovietici non si sono mossi per scongiurare l'incursione, né hanno compiuto azioni per respingerla. Mosca ora sta usando perentorie note diplomatiche dopo aver tenuto ieri immobili i missili e mimetizzata la propria flotta. I perché di Reagan appaiono chiari, anche se gli effetti dell'azione bellica producono altri perché. Tutti da decifrare invece i perché di Gorbaciov. Militarmente poteva fare poco o nulla per fermare le squadriglie Usa. Il che non deve significare per forza che .Gorbaciov riconosca la propria debolezza, rassegnato ormai ad accettare che di su perpotenze ce ne sia una sola. FI calcolo • compiuto dagli strateghi sovietici è senza dubbio più articolato: deve averli indotti a credere che i Sam-5 questa volta avrebbero colpito più efficacemente non sparati perché la superpotenza orientale, non muovendosi, potesse conseguire qualche vantaggio sugli Stati Uniti, proprio perché questi si muovono con troppa esuberanza. Infatti, un invito a desistere da altre incursioni e la dichiarazione sulla rinuncia di Shevardnadze a incontrare Shultz sono arrivati quando Mosca ha creduto di aver già colto i primi frutti della propria cauta condotta, conquistando un credito di responsabilità e di credibilità fra i governi allarmati dell'Europa e del Mediterraneo. Tentiamo di cogliere i motivi di Gorbaciov. 1) Gli Usa hanno scelto di dare prova della loro supremazia militare. Senza poter prevedere in anticipo che l'imponen- te macchina bellica usata su obbiettivi cosi ridotti avrebbe rivelato una scarsa efficienza, lontana dalla perfezione (l'ambasciata francese colpita diventa emblematica in senso politico e in senso tecnologico). Mosca poteva puntare su una certa supremazia politica e morale nell'ambito internazionale come conseguenza della sua rinuncia al ricorso alle armi. 2) Reagan galvanizza gli Usa, l'opinione pubblica, decidendo di punire Gheddafi Gorbaciov galvanizza i sovietici evitando la sfida. Il segretario sovietico si presenta come il leader che tiene i nervi più sai di e con più convinzione insegue un nuovo equilibrio planetario. 3) Attraverso Tripoli Washington intendeva colpire Mosca. Il colpo più lacerante l'ha inferto invece all'Europa. Mai gli alleati occidentali si sono trovati tanto irritati con il governo americano e cosi riconoscenti, per la sua moderazione verso quello sovietico. Gorbaciov si vede spalancare le porte europee chiuse a suo tempo da Breznev e Andropov con la provocazione degli euromissili. 4) I sovietici avevano dato impressione di sganciare Gheddafi, lasciandolo alla sua sorte, per non trovarsi invischiati in un conflitto diretto, missili contro missili, corazzate contro corazzate, con l'altra superpotenza. Avevano corso il rischio di perdere in credibilità presso i Paesi protetti del Terzo Mondo. L'impossibilità americana di rovesciare Gheddafi, dopo il secondo assalto, anche con l'uso delle armi, fa rivivere l'immagine del gigante impotente di fronte ai popoli in rivoluzione. Con l'Urss un'altra volta «migliore antico dei piccoli e degli oppressi». 5) Isolato fra gli arabi, Gheddafi rompe di colpo l'isolamento grazie all'attacco di Reagan: Mubarak, re Hussein e re Fahd sono costretti a schierarsi al suo fianco. Il disegno di Camp David si blocca, mentre Mosca fa ritorno fra i possibili garanti di un accordo globale per il Medio Oriente e il Mediterraneo. 6) Lasciandosi coinvolgere nel conflitto sulla Sirte Gorbaciov avrebbe perso il congresso del pcus appena vinto. Le sue riforme interne richiedono la certezza di un duraturo periodo di distensione con gli Usa. Gorbaciov per certi versi trasforma in forza anche le proprie debolezze. Mosca ha dìsdetto l'incontro già fissato fra Shultz e Shevardnadze probabilmente sicura che a spingere Washington ad una nuova ritirata saranno questa volta i suoi stessi alleati atlantici. Come direbbe Luttwak, il teorico americano delle grandi strategie: una guerra finisce o con una vittoria,, o con una sconfitta, o con un trattato di pace. Reagan riesce a farla senza cogliere nessuno dei possibili esiti. Lasciando così il vantaggio a chi, come Gorbaciov, decide di non prendervi parte. Frane Barbieri Mikhail Gorbaciov