Firenze, non basta Giotto di Franco Giliberto

Firenze, non basta Giaffa INCHIESTA NELLE CONTRADE SANITARIE DELLE NOSTRE CITTA' Firenze, non basta Giaffa L'ospedale Santa Maria Nuova è a cento passi dal Campanile - L'edificio antichissimo presenta tutti i disagi di un'architettura inadatta allo scopo - Code ai bagni, reparti senza ascensore, sporcizia - Ma anche il nuovo Policlinico di Careggi presenta aspetti negativi: ingovernabilità, disfunzioni, inchieste giudiziarie DAL NOSTRO INVIATO FIRENZE — Preso da lancinanti coliche biliari, disperato per 11 dolore, un turista americano si fa ricoverare nel luogo adatto più vicino all'albergo: capita all'ospedale Santa Maria Nuova, parrocchia di Sant'Egidio, cento passi dal campanile di Giotto. Eccolo 11 in pigiama quel turista, nel reparto di «chirurgia uomini». Basteranno un po' di farmaci spasmodici per rispedirlo all'hotel, per rimandare l'operazione a quando sarà rientrato negli Stati Uniti? Sembra già sollevato, si alza persino dal letto. Da una finestra vede il cupolone del Duomo. Il malato estrae una guida turistica e una piccola macchina fotografica dal borsello. Nella guida, la cupola di Filippo Brunelleschl è definita •struttura di straordinaria tecnica, unica al mondo per ardimento di soluzioni e armonia di linee: simbolo d'una Firenze dalla grande tradizione culturale e dalla forte coscienza civile». L'americano non deve aver dubbi sul valori estetici del Duomo, s'affaccia alla finestra dell'ospedale per scattare mezza dozzina di foto. Ma poi, aggiustando 11 diaframma sulla massima apertura, immortala anche reparto in ■ cui è ricoverato' Qui la coscienza civile non c'entra. «Chirurgia uomini» è collocata in un camerone dal soffitto altissimo, pareti Imbiancate nei tempi andati, una cinquantina di letti molto vicini uno all'altro, ma nel rispetto della simmetria: perché file di muretti che si elevano per un metro e mezzo segnano spazi uguali, una specie di corsie. Sulla sommità d'ogni muretto vi è un vetro rettangolare diafano, per dar modo al malati, di qua e di là dell'ostacolo, di vedersi e salutarsi quando s'alzano In piedi. Forse non c'è al mondo architettura interna ospedaliera altrettanto bislacca. 'Ma la struttura di questo edificio — dice l'Infermiere Roberto Mannèlli — è quella che è. Non si potevano fare le nozze coi fichi secchi quando tanti anni fa c'è stata la ristrutturazione. Però io lo dico sempre ai turisti e ai fiorentini che in emergenza arrivano qui: chi vi garantisce un'alfra vista simile dalle finestre?». Le cure Panorama a parte, in questo luogo vi è, quanto meno, il tentativo di tener pulite le cose: il vecchio pavimento di piastrelle color sanguinaccio (come i muretti), i battiscopa di mosaico corroso, lenzuola, coperte e guanciali, le sedie di ferro e i comodini dai quali è saltato un po' di smalto. I ricoverati non si lamentano. Nemmeno gioiscono. Dicono: •Per fortuna le cure sono buone, i medici e gli infermieri bravi-. Quasi tutti aspettano interventi di chirurgia toraco-addominale abbastanza routinari; col pensiero alla propria salute, non hanno il tempo di guardar troppo per il sottile. Ma a girare l'angolo del camerone — dove alcune leggere tramezze delimitano la guardiola del medico, una piccola infermeria e 11 vano deposito di garze, detersivi e simili — aumentano i segnali del degrado, della funzionalità avvilita. Il colmo del disfacimento è pochi metri lontano, nel servizi igienici del reparto. Vi si accede da un corridoletto in discesa (pendenza del 7 per cento). Le porte delle quattro toilettes si aprono proprio su quella discesa, è per forza di cose sono trapezoidali. Il soffitto è bassissimo, lo si tocca con il braccio alzato, perché il vano è stato tratto da un ammezzato a sua volta dimezzato. • Un grande sconforto questo — dice l'Infermiere Mannelli — essendovi parecchi giorni sciaguratii nei quali dobbiamo dare i numeretti di precedenza ai pazienti che hanno bisogno di fare un clistere prima dell'intervento. E troppo spesso avvengono dispute e si odono lamentose grida di "occupato/": Nel breve viaggio fra le contrade sanitarie dolenti di alcune città Italiane, anche la tappa fiorentina al Santa Maria Nuova non riserva sorprese liete. E' un ospedale mantenuto vivo, nonostante tutto, al centro della città (era ospizio e arcispedale fin dalla notte dei tempi: fu isti¬ tuito da Folco Portlnari, babbo di quella Bice che sarebbe stata la Beatrice cantata da Dante). Ha quattrocentocinquanta Infermieri e duecentocinquanta medici, un afflusso annuale di malati che produce quasi quindicimila ricoveri. Nulla di male a voler curare la gente all'ombra d'un campanile celeberrimo. Ma dov'è — se non lo splendore degli ospedali svizzeri o di quel pochi italiani tenuti dignitosamente — quel minimo di rispetto per l'uomo Infermo che bisognerebbe pretendere? Pulizia Il cronista vaga nel reparto di «Medicina uomini». Qui anche la pulizia fa difetto, la vetustà delle strutture non è in causa. Oltre quaranta malati sono disposti in stanze a quattro o sei lètti, finestre dal vetri lerci. Quella che era la saletta-soggiorno con il televisore è stata adattata a settore di degenza: quattro ricoverati addossati alle pareti principali, dove 11 numero dei letti è segnato a pennarello blu sulle piastrelle; non c'è porta, ma soltanto il varco che dà sul corridoio centrale. Passa un infermiere con un carrello che sorregge l'apparecchio per gli elettrocardiogrammi estemporanei, al ca¬ pezzale del malato. Il dispregio per 11 prossimo sta condensato attorno a quell'apparecchiatura. Batuffoli di cotone già usati e ammucchiati sul bordo, assieme a batuffoli puliti, da poco intrisi .nell'alcol; un rasoio «Bic» che è servito a una precedente piccola depilazione e ancora sulla lama ne porta 1 segni; un rotocalco gualcito che spunta dal cassetto del carrello, una scatola di fiammiferi in un angolo del ripiano, fili penduti ed elettrodi che quasi toccano terra. •E' suo padre? E' sofferente di cuore?., chiede il cronista a una signora in attesa, fuori della porta, che finisca la manovra cardiografica su un malato anziano. «51, è mio padre. Per fortuna, niente di irreparabile, solo un collasso', risponde. C'è da scommettere che quella donna non ha minimamente badato alle sozzure sul carrello. Quel che per lei contava era l'esame, la rassicurante lettura del tracciato fatta da un medico. E quel che conta anche in un altro reparto («Anglologia uomini a) devono essere le cure, comunque siano garantite, se una sessantina di malati si assoggettano a una sistemazione da profughi cambogiani: divisi in due stanzoni rettangolari, simili a larghi corridoi chiusi da porte a sof¬ fietto di plastica, col letti a ottanta centimetri uno dall'altro, soffitto piuttosto basso e, forse, cubatura insufficiente . per un adeguato ricambio d'aria. Bisognerebbe chiederlo ai vigili del fuoco e alla prefettura se qui son rispettate le norme di sicurezza che anche un piccolo cinematografo di periferia deve onorare. •Ah, che disatro l'Angiologia — commenta l'Infermiere capo Ivan Nicoletti — con quelle scale che devono fare l malati per arrivarci! Magari uno ha una endoarterite obliterante, la gamba gli funziona poco e male. E deve farsela a piedi, perché non ci sono nemmeno gli ascensori che arrivino lassù.. Per fortuna che i medici, gli specialisti, al Santa Maria Nuova hanno almeno buona fama...: Le cifre Ma usciamo da quest'ospedale inchiodato nel vecchio cuore della città. E' vero che soltanto al nuovo Policlinico di Careggi si può trovar traccia di soluzioni d'avanguardia, di strutture guida nel sistema assistenziale toscano? A Careggi ti bombardano di cifre: sono oltre cinquemila 1 dipendenti, tra medici, infermieri, tecnici; quasi quattromila i posti letto; è di 120 miliardi l'anno il bilancio; supe¬ ra 1 cento miliardi la spesa in programma per ammodernamenti di strutture e servizi Grande dinamismo? Ingovernabilità, ti rispondono. Tra i più autorevoli personaggi che del Policlinico dicono: «£' assolutamente ingovernabile, come molti altri complessi elefantiaci: vi è il prof. Pietro Paci, presidente nazionale dell'Associazione che riunisce gli aiuti e gli assistenti ospedalieri d'Italia (Anaao). Al Careggi, Paci dirige la divisione delle malattie infettive, ospitata in un leggero prefabbricato ormai fatiscente, mai più ristrutturato da quando sorse come «provvisorio» negli Anni 70. Afferma l'infettlvologo: •Non vorrei essere frainteso, il Careggi può essere effettivamente citato ad esempio per le competenze che raggruppa. Ma se le competenze degli specialisti non hanno il supporto di una organizzazione generale e di un minimo di programmazione, diventa ineluttabile la decadenza del servizio assistenziale». In questo complesso unlversitario-ospedallero 11 quadro è desolante per altri aspetti: ipotesi di corruzione, peculato, scambi di tangenti; assenteismo, interessi privati in atti d'ufficio; sospetti di subornazione (come già le cronache hanno riferito qualche settimana fa) che sono caduti addirittura su qualche membro del Comitato di controllo della Regione e la procura fiorentina che assegna tre suoi magistrati alle inchieste sulle disfunzioni organizzative e amministrative, con carabinieri, Guardia di finanza e persino squadre del nucleo antisofisticazioni spesso in visita. Franco Giliberto

Persone citate: Filippo Brunelleschl, Folco Portlnari, Ivan Nicoletti, Paci, Pietro Paci

Luoghi citati: Firenze, Italia, Sant'egidio, Santa Maria Nuova, Stati Uniti