Un terzo uomo risolve la crisi a Gerusalemme di Giorgio Romano

Un terzo uomo risolve la crisi a Gerusalemme Il ministero delle Finanze al titolare della Giustizia Un terzo uomo risolve la crisi a Gerusalemme Il posto di Modaì assegnato a Nissim, anch'egli della fazione liberale del Likud - La nuova nomina valida anche dopo Pavvicendamento tra premier NOSTRO SERVIZIO TEL AVIV — La crisi di governo in Israele è stata composta in extremis, quando molti, ormai, ritenevano inevitabili la caduta del governo di unità nazionale e le elezioni anticipate. L'asso che i due principali partiti, il Likud e il laborista, hanno tirato fuori dalla manica all'ultimo momento si chiama Nissim (che in ebraico significa miracoli), ministro della fazione liberale del Likud e titolare del portafoglio della Giustizia. La decisione è stata presa dopo avere esaminato varie soluzioni per indurre Modai a cedere le Finanze in cambio di un altro dicastero: qualcuno aveva proposto addirittura di assegnare il «ministero della discordia» a Sharon, il ministro indiziato per la strage di Sabra e Chatyla a Beirut. Con il compromesso dell'ultima ora si sono ottenuti diversi risultati: si è tolto a Modaì il portafoglio delle Finanze, come chiedeva il capo del governo, il laborìsta Peres; si è fatto uno scambio tra due ministri della stessa corrente; si sono evitate situazioni ridicole. E' vero che nessuno dei due uomini ha competenze per il compito che viene loro attribuito, ma si sono scansati danni maggiori. Domani la Keneseth, il Parlamento, deve approvare le nomine nella seduta straordinaria che è stata convocata interrompendo le vacanze pasquali. Di tutti i compromessi che erano stati escogitati, questo presentato dal Likud sembra il più ragionevole anche perché, a differenza di precedenti proposte, attribuisce il ministero delle Finanze a un uomo posato, che non farà scenate né colpi di testa. A Modai non viene offerto un dicastero che pareva un «premio» (si parlava degli Esteri, incarico che avrebbe scambiato con Shamir). Peres ha ribadito che le nomine valgono per tutta la durata del governo di unità nazionale, e non soltanto fino a ottobre, quando, in base agli accordi di rocazione, Shamir succederà alla carica di premier. Alcuni deputati del Li/cuci hanno contestato questo punto, ma l'intesa è scritta, e resta valida. Forse, chi è più soddisfatto di tutti (anche se, secondo 11 suo stile, non lo ostenta) è il vicepremier e ministro degli Esteri Shamir, che temeva più d'ogni altro la caduta del governo, e quindi il mancato avvicendamento al vertice. Soltanto cosi gli viene assicurata (salvo una nuova crisi nei prossimi mesi), insieme con la successione a Peres in ottobre, la guida del suo partito, che altrimenti non sarebbe riuscito a mantenere di fronte al fallimento degli accordi, incalzato com'è soprattutto dal ministro dell'Abitazione David Levy. il quale non nasconde le sue ambizlo- Giorgio Romano

Luoghi citati: Beirut, Gerusalemme, Israele