Moser e Bontempi a caccia di Roubaix di Gian Paolo Ormezzano
Moser e Bontempi a €a€€ia di Roubaix CICLISMO Oggi due italiani fra i favoriti sull'inferno del pavé (colorato e no) Moser e Bontempi a €a€€ia di Roubaix DAL NOSTRO INVIATO PARIGI — Per la ParigiRoubaix di oggi, la n.83, ci sono grosse paure di fredda anzi di gelo, la meteorologia annuncia poca pioggia (caso mai neve, come ieri), molto vento. Da Compiégne alla città di frontiera sono 268 chilometri, dei quali 47.600 di pavé, in 28 *razioni*, a partire dal km US. L'inferno più infernale è nella foresta di Arenbèrg, chilometro 159, con 2400 metri di agguati stradali. Li spariranno vieta dei corridori, che saranno 200: Gli italiani sono 34, con sei squadre da citare a priori per il coraggio dell'iniziativa: la Supermercati Brianzoli di Moser; la Ricordi di Mantovani: la Ecoflam di Caroli e di quel Maurizio Rossi che Kelly venerdì, all'ultimo giorno del Giro basco, ha privato di un successo clamoroso per uno sconosciuto; la Malvor di Allocchio; la Carrera di Bontempi; l'Atala di Gavazzi. Mancano Hinault, che ha ••chiuso* con questa corsa dopo averla vinta nel 1981, Fignon in lungo rodaggio con- valescenziale, Kuiper vecchio e acciaccato, Marc Madiot abbastanza casuale vincitore l'anno scorso e ora fratturato. Il favorito è naturalissimamente l'irlandese Kelly, quello di Sanremo, perché si: l'unica •speranza- è che in Spagna si sia stancato. I belgi hanno soprattutto Vanderaerden e Eddy Planckaert, i francesi Duclos-Lassalle, Yvon Madiot e Wojtinek, grosso sprinter, secondo l'anno scorso, gli olandesi Van der Poel. L'America ha LeMond statunitense e Batter canadese. Noi abbiamo Moser e Bontempi. Per la verità Moser, nonostante l suoi 35 anni, ha almeno il triplo di possibilità di Bontempi, per via di quella sciocchezzuola che si chiama esperienza* (la differenza di classe potrebbe essere compensata dalla differenza di età e di forma). Moser è alla sua dodicesima Parigi-Roubaix, dal 1974 ha raccolto tre vittorie (e consecutive, l'ultima sei anni fa), due secondi posti, due terzi, un 5°, un 10°, un 12°, l'anno scorso, un 13°. Ha *saltato* questa corsa soltanto nel 1984, l'anno di Kelly, per mal di schiena. Se vince oggi, arriva a quattro vittorie, come De Vlaeminck, però diventa lui *monsieur Roubaix* per via dei tre successi di fila, spartiti soltanto con Lapize, francese della preistoria. E'preparato molto bene, come sempre. Tiene poca squadra, Corti e Barocrteltrnmpartomrper scarsa fede, ci vorrebbero due o tre belgi esperti, per non lasciare Francesco troppo presto solo. Dice: «Darò tutto, farò molto, non chiedetemi niente». Guido Bontempi, vincitore mercoledì della Gand-Wevelgem, ha corso sinora in tutto 200 chilometri di Parigi-Roubaix, l'anno scorso. Però è bello grosso, e sono di solito l piccoli a saltare in aria sui cubetti di porfido. Anche lui, a parte Leali, non ha molta squadra, aspetta sempre Roche, il superpagato irlandese misterioso. L'idea (ed anche l'ideale) sarebbe un Bontempi vicino a Moser sul pavé. Non è impossibile, possono guadagnarci tutti e due. Il resto d'Italia, a parte i già citati, è la gioventù di Calcaterra e di quel Bergamo, ventun anni, che ha finito Fiandre e Wevelgem senza mai essere stato'notato dal giudici d'arrivo. Oggi ci sono pure le insidie del pavé — 10 chilometri — colorato da un pittore e forse sdrucciolevole, se ne è parlato molto, forse troppo, nei giorni scorsi. I telespettatori valuteranno anche l'aspetto estetico della trovata. Il lotterismo della Parigi-Roubaix è enorme, ma una somma di ingiustizie quasi sempre esprime alla fine un vincitore secondo giustizia. Oggi, dopo quarantanni, si arriva fuori dal velodromo cittadino: volata in un viale, di fronte ai grandi magazzini che dotano la corsa di un monte-premi straordinario perii ciclismo e ridicoto^fì'qvaisfaSi mìdlo ttt>- sri neo di tennis. Gian Paolo Ormezzano
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