L'erede di Palme alla prova-Mosca di Enrico Benedetto

L'erede di Palme alla prova-Mosca Carlsson inizia domani una difficile serie di incontri con i dirigenti russi L'erede di Palme alla prova-Mosca Il contenzioso sulle acque territoriali divide da anni i due Paesi - Tra i temi delicati anche l'esportazione di tecnologie C'è una «Sirte baltica, nell'agenda del premier svedese Ingvar Carlsson, atteso domani in Urss per quattro giorni di incontri con le massime autorità sovietiche. Nessuna minaccia di rappresaglie, anzi è lecito attendersi fair play in questo round del contezioso Mosca-Stoccolma, eppure la questione turba i rapporti fra i due Paesi, già delicati sotto molti altri aspetti. Casus belli, i diritti su 13.500 chilometri quadrati di acque, una sottile lingua nel braccio che unisce Gotland e la costa lèttone, per spingersi, verso Nord, a sole 70 miglia dalla capitale scandinava. Il contenzioso, ben stagionato (16 anni di trattative, con lunghi incontri bilaterali nel '69, 70, 74, '82), pareva doversi finalmente risolvere quest'anno. L'ultima tornata, una •quattro giorni* in morso a Stoccolma, si è invece chiusa senza il minimo progresso, deludendo il segretario agli Esteri Schori — reduce da un viaggio «molto proficuo» a Mosca — non meno che il nuovo premier, ansioso di accreditarsi sulla scena internazionale. Formalmente, Svezia e Unione Sovietica non amano parlare d'acque territoriali, preferendo insistere sui «diritti per la pesca», ma la questione è certo più ampia, tanto che Stoccolma, oltre alla Convenzione Onu in materia (1982), si appella à quella ginevrina del '58 sullo «zoccolo continentale*. In breve, sostengono gli svedesi, tracciare nel Baltico una linea mediana fra le due coste per distinguere le rispettive •zone d'influenza* — come propongono i sovietici — inficia la sicurezza di Gotland, un'isola con oltre 50 mila abitanti che fronteggia il litorale scandinavo. Da qui la necessità di spostare ulteriormente a Est le acque territoriali. Dallo loro, i premier Palme, Fàlldin e ancora Palme, citavano, <oltre al già ricordato accordo Onu, un «diritt 5nsuetudinarlo» che troverebbe Mosca consenziente in altre vicende formalmente simili. L'Unione Sovietica si guarda bene, infatti, dal sollevare l'argomento con Bucarest e Tokyo, quando pure ne avrebbe l'interesse. Ma qui il caso è differente. Con merluzzi, aringhe, spratti, sono in gioco questioni militari e strategiche. *U 137*, il sommergibile atomico del- l'Urss che nell'ottobre '81 a furia di spiare s'incagliò presso Karlskrona (principale base scandinava), arrivava — sembra — proprio dalle «acque contese*. E le successive, presunte escursioni di unità russe nei fiordi baltici sembrano rafforzare i timori. Ora Carlsson vuole plausibilmente tornare, sull'argomento. L'impegno a non annettersi con mossa unilaterale i 13.500 kmq, sottoscritto da Mosca e Stoccolma nell'80, sembra misero, occorrono risultati. Il premier, accompagnato non a caso da Schori, dovrebbe parlarne con Gorbaciov, che invitò Palme e si ritrova un uomo nuovo, tutto da scoprire per gli stessi svedesi. Per ora, c'è da registrare un eloquente silenzio governativo sul caso-Sirte, come conferma il ministero Esteri. Inoltre, alcuni punti che Carlsson intenderebbe sollevare nella ^quattro giorni* — manca un'agenda ufficiale — sembrano fatti apposta per contrariare l'Unione Sovietica. Il Riksdag, con i suoi 349 parlamentari, dopo ampio dibattito ha per esempio caldeggiato gli espatri di ebrei russi. Pressioni ^umanitarie* su Mosca verrebbero compiute inoltre per il ricongiungimento tra i molti profughi sovietici residenti in Svezia e le loro famiglie. Poi il delicato capitolo commerciale. L'ambasciata di Stoccolma a Roma ci anticipa i dati sull'export '85 verso l'Urss, 2664 milioni di corone (in lire, 572 miliardi) contro importazioni più che doppie. Ma se nel pacchetto d'interscambio entrassero, almeno in parte, le nuove tecnologie svedesi, attualmente congelate, l'appetito soinetico non avrebbe limite. E a Mosca Carlsson porterà anche il suo ministro dell'Industria. Enrico Benedetto