Weinberger e le inverosimili fantaspie

Weinberger e le inverosimili f antaspie IL SEGRETARIO USA ALLA DIFESA RECENSISCE L'ULTIMO THRILLER DI LUDLUM Weinberger e le inverosimili f antaspie Caspar Welnberger, segretario alla Difesa degli Stati Uniti, ha recensito per il Wall Street Journal l'ultimo libro di Robert Ludlum, noto per l suoi romanzi di spionaggio. Pubblichiamo la recensione, insolita per il suo autore, per cortese concessione del giornale americano. E' difficile contestare il successo e l'ultimo romanzo di spionaggio di Robert Ludlum, The Bourne Supremacy (Random House, 597 pagine, 19,95 dollari), è in questo momento il numero uno tra i best-seller negli Stati Uniti. Ma > lettori che amano i thriller scarni, di movimento, troveranno molto da criticare nel nuovo lavoro di Ludlum. Quando si arriva alle macchinazioni su scala mondiale e agli agenti che portano nelle loro valigette executive i destini del mondo, le storie migliori sono di solito quelle in cui eroi e eroine, perfettamente delineati, superano ostacoli impossibili, mentre codardi e mediocri scompaiono in qualche modo «esotico». E benché il libro in questione offra notevoli spunti d'attrattiva, racconti avventure avvincenti, ci sono troppe complicazioni, ■Intanto bisogna premettere che The Bourne Supremacy è, grosso modo, il seguito — cosi ci dicono — di The Bourne Identity. L'eroe di ambedue i libri è David Webb, un brillante commando per il quale la Cia, nel primo libro, ha inventato la falsa identità di Jason Bourne. Ma nel seguito Ludlum fa ben poco per mettere a suo agio il lettore che non ha letto il primo libro. Questo difetto è aggravato dalle complicazioni della vicenda e dalle varie azioni spregevoli e dalle motivazioni caratteriali che inizialmente sembrano attribuite al protagonista. Un siffatto conflitto morale è d'obbligo /in da quando John Le Carré ha bruciato nelle preferenze tutti gli altri best-seller, ma io credo che sia fastidioso sentirsi ripetere che non si possono usare mezzi ragionevolmente corretti per conseguire fini buoni. Nonostante ciò, The Bourne Supremacy ha un fascino prepotente ed è permeato di sufficiente abilità narrativa per indurre ad andare avanti nella lettura, sia pure a piccole dosi. All'inizio del racconto, David Webb e sua moglie Marie vivono in un voluto anonimato vicino a una università del Maine, dove lui £ professore. Ma questa tranquillità non può durare: è brutalmente interrotta dal sottosegretario di Stato americano, il quale viene a dire che è comparso un nuc- vo Jason Bourne, un impostore che fa il doppio gioco e imperversa a Hong Kong. Sulle prime Webb non vuol saperne. Ma quando sua moglie i rapita (per ordine, e ciò mi spiace, di questa Cia inventata) capisce che per salvarla deve buttarsi in una bufera che lo trascinerà a Hong Kong e nella Cina continentale. In realtà viene fuori che tutti sono coinvolti nelle avventure non desiderate da Webb, dal Comitato centrale cinese ai signori della guerra di Taiwan, alla Cia. La storia racconta alcune autentiche, prodezze, insieme con la descrizione di alcuni veri talenti dello spionaggio. Marie, la moglie rapita, è davvero un'eroina. Ma troppe sono le complicazioni e contorsioni prima di arrivare a una conclusione relativamenie felice della vicenda. In più Ludlum non corregge abbastanza la sua tendenza ad accoppiare il concitato racconto d'una storia di spionaggio con le superflue e eccessive notazioni da libro di viaggi. Per esempio, quando arriva sulla piazza Tien An Men «l'elettrizzante vortice di Pechino», tra le altre cose ci racconta che nota «... l'assenza di un elemento la cui mancanza mai si sarebbe trovata nelle sanguinose arene di Roma...». E' anche necessario un glossario cinese, perché Ludlum spesso s'immerge in questa lingua o nel pidgin, senza dare traduzioni. E persino il dialogo in inglese cade in espressioni che all'orecchio suonano strane, a volte assurde. Ecco come, in una conversazione normale, un funzionario americano discute di alcuni fatti con un agente della Cia: «Ont sets the fovces in motion, on a collision course, alwqys watching, ready to abort, to kilt, if one has to, but knowing that as the complications mount and the closer they come to each other's throat, the nearer the solution is. Ultimately — in their hatreds, their suspicions, their passions — they create their oii7i violence, and the job is done» (in italiano il senso è: «Si mettono in moto le forze verso lo scontro, sempre all'erta, pronti a far marcia indietro, a uccidere, se necessario, ma sapendo che con il crescere delle complicazioni e con queste che ti prendono sempre più alla gola si avvicina la soluzione. Alla fine, con tutto il loro odio, i lorc» sospetti, le loro passioni, [i protagonisti] si scatenano con la loro violenza, e la missione é portata a termine», n.d.t.). Questa può essere una ricetta-base per il racconto di Ludlum. Ma nessuno parla in questo modo. Anche la caratterizzazione dei personaggi è debole. Di tanti che entrano in scena, ben pochi hanno qualità in qualche modo invidiabili o quanto meno memorabili. Sono individui unidimensionali, schizzati con pochi, violenti colori. Tutto considerato, comunque, non c'è dubbio che Ludlum abbia concepito e sviluppato una storia che non manca di elementi eccitanti (e assai più d'un racconto fatto di violenza e sangue) e che terrà desto l'interesse di moltissimi lettori per la maggior parte delle oltre cinquecento pagine. Ma bisogna non perdere il filo altrimenti a un certo punto si avrà la sensazione di aver cominciato un'altra storia, E' difficile capire che cosa ha reso il libro cosi popolare. Una possibilità è che la gente possa credere che quello descritto sia il comportamento reale del governo americano e che quello sia il modo di esprimersi dei reali addetti ai lavori. Non è cosi. Ma tutto ciò fa vendere. Caspar Weinberger 11 segretario di Stato Weinberger in una caricatura di Levine (Copyright N.Y. Review ot Books. Opera Mundi e per l'Italia .La Stampa.)

Luoghi citati: Cina, Hong Kong, Italia, Maine, Pechino, Roma, Stati Uniti, Taiwan