Non rinuncia a cappuccino e brioche
Non rinuncia a cappuccino e brioche Non rinuncia a cappuccino e brioche < Secondo una recente indagine, però, il torinese spende al bar meno di trentini, liguri e marchigiani - Il 20% ha rinunciato anche al ristorante - Piacciono le pizze e le birreria Andiamo spesso al bar, spendiamo poco al ristorante, ma non disdegnarne, una buona pizza. Snobbiamo invece le birrerie, se appena superiamo 1 25 anni. Ci interessano poco le cremerie (le donne hanno soprattutto problemi di linea) e preferiamo la discoteca alla sala da ballo. Questo è, in sintesi, il rapporto del consumatore torinese e piemontese con 1 pubblici esercizi, nel quali spende una media di 300 mila lire a testa l'anno (cifra riferita all'84). Come dire che i 12.000 locali, distribuiti su tutto il territorio regionale, ai spartiscono il budget non indifferente di 1500-1700 miliardi. L'indagine, promossa dall'Epat (associazione del locali pubblici) in occasione del suo 40° anniversario, è stata presentata ieri mattina al Centro Incontri della Cassa di Risparmio, nel coreo di un convegno sul tema •Il sistema dei pubblici esercizi nel quadro dell'economia del Piemonte». Ha ammesso il presidente Epat, Franco Magliola: •Dal sondaggio risulta che le nostre attende soddisfano soltanto in parte i conmtmatori. Le lamentele riguardano i prezzi, ma anche la qualità e il livello professionale del servizio». Alcune statistiche, allegate alla ricerca, mettono in luce che il Piemonte è il fanalino di coda come capacità di spesa delle famiglie in questo settore rispetto a regioni quali Lombardia, Liguria, Trentino-Alto Adige, Emilia, Marcite, Lazio e, a malapena, si mantiene nella media della spesa nazionale: Neppure le proiezioni per l'immediato futuro sono rosee. Ha chiarito il dott. Franco Sanlorenzo, che ha elaborato le risposte degli utenti: «Ad un aumento del reddito di cento lire, i piemontesi sono disposti a spenderne 6 in uno dei locali pubblici presi in esame, contro le 35 dei trentini, le 28 dei liguri, le 53 dei marchigiani, le 73 dei campani». Scendendo nel dettaglio, si scopre che quasi tutti (il 93 per cento) vanno al bar più di una volta al giorno, preferibilmente nelle fasce orarie 610, 12-14 (cappuccino e brioche al mattino e panino e caffè nell'Intervallo del lavoro). La spesa è di 60 mila lire al mese. Si resta fedeli al locale prescelto, ma lo si diser¬ ta sabato e domenica. Per il pranzo fuori casa (una volta al mese), si spendono in media 38 mila lire? Troppo caro: il 20 per cento dei piemontesi vi rinuncia, mentre chi va al ristorante subito si giustifica: «Ceno al ristorante per passare una serata in compagnia di amisi». Pubbliche relazioni, relax e interesse gastronomico sono un 'forte motivo di attrazione» per Incontri In locali pubblici, ma la meta preferita pare sia diventata la pizze- ria: qui si spende meno, quindi si può tornare anche da tre a cinque volte in un solo mese, sborsando in totale circa 30 mila lire. Non manca, perù, una critica sulla quale gli esercenti dovranno meditare: 'Peccato che molte pizzerie siano "trascurate"». L'85 per cento degli utenti delle birrerie sono giovani tra i 21 e i 25 anni, che amano cambiare spesso luogo di ritrovo. Il 70 per cento dei piemontesi va 3 volte al mese in cremeria o acquista un gelato da consumare in famiglia. Si abbina sovente un salto in pizzeria o in cremeria con' uno spettacolo (cinema, teatro e altro). Dalle discoteche, infine, si è 'tagliati fuori» dai quarant'anni in su. Ma neppure tra i giovani il ballo è un'abitudine molto diffusa. Il legame tra locali pubblici e turismo è stato sottolineato dagli assessori al Turismo e Commercio della Regione, Moretti e Sartoris, e del Comune, Matteoli e Spagnuolo. Sono tutti d'accordo: -Sono necessarie e urgenti azioni promozionali per "vendere" il prodotto Piemonte all'estero». Carlo Novara
Persone citate: Carlo Novara, Franco Magliola, Franco Sanlorenzo, Matteoli, Moretti, Sartoris, Spagnuolo
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