Violenza, la vittima e il giudice

Violenza, la vittima e il giudice Commento dolente di un magistrato sulle aggressioni alle donne Violenza, la vittima e il giudice Poche le denunce: non per sfiducia, ma per una serie di timori - Domina la paura di un interrogatorio dettagliato: «Ma le domande servono a chiarire i fatti» - Resta il dovere di «garantire il rispetto della personalità della parte lesa» - Perché tanta brutalità tra i giovani? «La loro è un'emancipazione solo apparente; sono bombardati da messaggi di sesso» •Forse la realtà è peggiore». Dolente commento all'inchiesta della Stampa sulle violenze alle donne. Viene da Marilinda Mineccia, dal '79 giudice istruttore del tribunale, che, dopo anni d'indagini in questo campo, ritiene credibile che avvenga -più d'Un caso al giorno». Violenza non denunciata. Perché tanta sfiducia? Più che sfiducia, un insieme di timori. Se i famigliari non sanno nulla, l'esser coinvolta in questi fatti "turba" l'immagine della figlia nei loro confronti. Poi c'è la paura di essere giudicata dalla gente come una ragazza poco seria, e questo nonostante sia una vittima. E probabilmente c'è anche un certo imbarazzo, paura di non essere capita al momento delle dichiaraziooni all'autorità giudiziaria». La paura di un interrogatorio dettagliato. •Altrimenti come si accertano i fatti? Ma una persona molto traumatizzata che vuol prendere coscienza della sua situazione prima di presentarsi all'autorità, potrebbe rivolgersi, per esempio, a uno psicologo o a un legale di fiducia. E, comunque, in molti casi alcuni magistrati, nella ricerca della verità, chiedono la collaborazione di un perito psicologo». Poi, viene il processo e la difesa vibra picconate sull'immagine della vittima, fino a farne un'imputata morale. • Qualora si tentino comportamenti scorretti, come attacchi personali che non hanno ragione d'essere, è sen¬ z'altro il magistrato a intervenire per impedirli: è suo compito garantire il rispetto della personalità sia della parte lesa sia dell'imputato». Le femministe hanno proposto di vietare le domande personali. Il progetto di riforma della legge suggerisce processi per direttissima. •Rinunciare alle domande più delicate — che naturalmente devono esser fatte solo se necessario — vuol dire eliminare una parte di dati per l'accertamento della verità. Quindi, nel caso vi sia realmente un colpevole, un tal modo di procedere porta ad assoluzioni per insufficienza di prove. Senza un'attenta preparazione, il processo diventa battaglia dialettica fra i presenti, e tutti finiscono per essere coinvolti emotivamente, il che impedisce una ricostruzione seria e serena. Quanto alla direttissima, vuol dire trascinare una persona traumatizzata in interrogatori alla presenza dei violentatori, a spiegare cose che nemmeno ha avuto il tempo di chiarire a se stessa. Persino nel clima più disteso dell'ufficio un solo colloquio non è sufficiente». Cosi s'allungano i tempi. -/ tempi della giustizia sono lunghi ed è inutile ricordare l'eccesso dì lavoro. Ma è certo che, se rapidità ci vuole, l'obiettivo non dev'èssere solo fare in fretta ma soprattutto far bene. Non possiamo accorciare i tempi a scapito della qualità del lavoro». Ci sono diversi tipi di violenza. Quali i più frequenti? • Tutti sono frequenti. Forse prevalgono quelli tra le pareti di casa e le aggressioni da parte del gruppo un cui membro già frequenta la vittima. E' un giovane debole, succubo del gruppo (che ha della donna soltanto l'idea dell'oggetto sessuale): gli altri lo convincono a offrir loro la sua donna. Abbiano il coraggio, le ragazze, di • denunciare subito: col silenzio, la violenza diventa abituale, in molli casi si ripete per lunghi periodi: Se il fatto ha risonanza, la vittima si sentirà circondata da sospetti: è stata imprudente, un po' se l'è cercato. •L'imprudenza esiste, ma non giustifica il reato. Chi ha patito una truffa riceve compassione, non gli sguardi di rimprovero che subisce una ragazza violentata. Purtroppo questi atteggiamenti sono il retaggio di pregiudizi non facili da superare». Perché fra i giovani, che vivono una maggior libertà sessuale, sono frequenti le violenze carnali? •Perché è un'apparente emancipazióne. Siamo bombardati da messaggi di violenza e sesso, ma quei messaggi non sono il superamento dei tabù: i tabù sono rimasti inalterati perché dei problemi non si parla; ai ragazzi manca dalla famiglia un'educazione completa e corretta». Immergendosi in queste vicende si scopre che ancora c'è un abbrutimento che sembrava sepolto dal tempo. • C'è ancora, e molto, purtroppo. E purtroppo — quasi incredibile a credersi — in alcuni casi di violenza in famiglia alcune madri sono silenziose complici di mariti e conviventi che commettono questi reati. Chiunque sa qualcosa ha un dovere, soprattutto morale, di denunciare: alla polizia, ai carabinieri o direttamente alla Procura. E gli stessi bambini, benché non abbiano la maggiore età, possono sempre far presente la situazione». Marco Neh-otti Mari linda Mineccia: «D coi

Persone citate: Marilinda Mineccia, Mineccia